La ‘lezione’ di Gino Cecchettin: “Non temete di vivere le emozioni”
Centinaia di giovani contradaioli all’Ateneo per l’incontro con il padre di Giulia, uccisa l’11 novembre 2023. “Perdonare Filippo? Non so se riuscirò mai però al processo ho provato pena per lui, pur soffrendo come padre”

Siena, 7 maggio 2025 – “Non salgo in cattedra”, sorride Gino Cecchettin. Ma le sue parole sono una lezione per i contradaioli, tanti e giovanissimi, che ascoltano quando racconta di aver “pianto tutte le lacrime di una vita”, descrivendo la morte di Giulia “uno tsunami che pensavo mi avrebbe annichilito”. Restano in religioso silenzio quando confessa di come ha trasformato il dolore in opportunità con la Fondazione intitolata alla figlia, girando l’Italia e incontrando gli studenti per dire ’no’ alla violenza sulle donne. “Vado avanti per tutte le Giulie che vorrei riuscire a salvare”, spiega il papà della 22enne uccisa nel novembre 2023 da Filippo Turetta.
Accolto ieri nell’aula magna del polo Mattioli dell’Università da centinaia di studenti e contradaioli accorsi all’iniziativa organizzata dalla Torre con il patrocinio dell’Ateneo, del Comune, dell’Arcidiocesi e dell’Azienda ospedaliera universitaria senese. Un applauso lunghissimo. Potente. Intenso. Segna l’ingresso di Cecchettin ed ogni sua risposta nel faccia a faccia con i giovani. Anche con le loro mamme. “Un applauso che è il cuore di Siena e delle Contrade per Giulia”, sottolinea il priore Massimo Bianchi. “Mi avete commosso ma sono solo un semplice papà amato dai suoi figli, lo sto facendo per loro, Elena e Davide. Filippo mi ha tolto una ragazza ma devo essere solido per gli altri due”, rompe il ghiaccio. Invita a pensare “a chi non ha avuto il coraggio di denunciare”, vuole “fare cultura perché le pene si applicano quando tutto è ormai successo”. Si dice “fortunato di aver vissuto 22 anni con Giulia”, citando più volte la parola “amore la cui essenza è donare e non ricevere”. Confessa anche lati della sua vita: “Mio padre non mi ha mai lasciato piangere, aveva insegnato che un maschio non lo fa. Invece non abbiate paura di vivere le emozioni, anche le più dolorose. Filippo (Turetta, ndr) non ha avuto la forza di gestirle”.
“Sei riuscito a metterti nei panni del ’mostro’, così lo considero’, interroga una 17enne quando è il momento delle domande con il rettore Roberto Di Pietra che fa girare il microfono. “Durante il processo mi faceva pena perché non ha saputo gestire le emozioni, come papà di Giulia però stavo soffrendo. Il perdono? E’ una parola grossa – ammette –, è già iniziato un percorso ma non so se riuscirò a farlo. Vorrebbe dire aver compiuto passi da gigante”. Non si tira indietro quando gli chiedono come s’intercetta il malessere nei giovani. “Se c’è dialogo è più probabile. Mi sono chiesto anche io come mai non ho compreso quello di Giulia. Dieci giorni prima di morire mi aveva rassicurato ’Filippo non farebbe male a una mosca’”, confessa. Le domande non finiscono più. Tutti vogliono capire, scavare sul “patriarcato, parola che non conoscevo. Sono dovuto andare a vedere il significato”, spiega Cecchettin. Prima di salutare, le mani giunte. I contradaioli due ore ad ascoltarlo, senza stancarsi. Miracolo Gino. Miracolo Giulia.