Conclave, il papabile Anders Arborelius: «Il prossimo pontefice? Dall’Asia o dall’Africa»
Carmelitano di nazionalità svedese, parteciperà all'elezione. Ma è sicuro: «È piuttosto fantasioso che scelgano me» L'articolo Conclave, il papabile Anders Arborelius: «Il prossimo pontefice? Dall’Asia o dall’Africa» proviene da Open.

Anders Arborelius, 75 anni, è un carmelitano di nazionalità svedese. Dalla cattedrale di St.Erik a Stoccolma sta per partire per Roma. Arborelius ha vissuto per 27 anni in un monastero. Quello di Norraby, nella Svezia meridionale. È nato nel Canton Ticino a Sorengo e battezzato luterano. Si è convertito al cattolicesimo a 20 anni. Oggi la sua chiesa ha 130 mila fedeli. Ovvero meno dell’1,5% della popolazione svedese. E in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera rifiuta l’etichetta di papabile: «È piuttosto fantasioso che scelgano me». Anche se nel suo paese è popolare: nel 2017 è stato eletto svedese dell’anno dalla rivista Fokus.
I candidati
Arborelius spiega a Carlotta Verdi che nel Conclave «non esistono veri e propri candidati. In ogni caso è illusorio pensare che venga scelto qualcuno proveniente da questa parte del mondo. Se mai dovesse succedere, mi rivolgerò allo Spirito Santo per sapere in che direzione andare». Il Papa lo ha ordinato cardinale perché «era tipico di Francesco scegliere persone che provengono dalla periferia, e noi siamo una periferia. Quando sono stato nominato cardinale, eravamo in quattro provenienti da Paesi dove non c’erano mai stati cardinali: insieme alla Svezia, Mali, Laos ed El Salvador. Il Papa voleva che la Chiesa si espandesse anche nei contesti più piccoli, ed è molto stimolante pensare che anche le piccole Chiese locali, povere e trascurate, siano una realtà viva. Fa parte della visione cattolica includere, non escludere».
La Buona Novella
Secondo il cardinale «noi crediamo che Gesù sia venuto proprio con una buona novella per i poveri. Bisogna anche considerare che la “povertà” ha diversi significati. Nella nostra parte del mondo si tratta spesso di povertà spirituale, di coloro che hanno perso la speranza e si sentono completamente abbandonati. Questo significa che la Chiesa, in ogni epoca, deve riconoscere chi ha più bisogno di grazia. E questo vale anche per il lavoro di riforma: la Chiesa deve fare attenzione a non rimanere intrappolata nelle logiche del potere e della ricchezza. Deve mantenere viva la fiamma interiore».
Prima vescovo, poi cardinale
Arborelius dice di essere stato formato nella tradizione monastica: «Forse la sorpresa più grande per me è stata proprio quella di diventare prima vescovo, poi cardinale. Ma fa parte anche della visione di papa Francesco, che voleva riflettere il più possibile la varietà della Chiesa: dalla vita religiosa alle origini nazionali. La Chiesa è così ampia che può superare le divisioni, come quelle tra chi vive nel mondo e chi vive in monastero». E dice che sarebbe molto naturale «scegliere qualcuno proveniente dall’Africa, dall’Asia o comunque da quelle parti del mondo dove la Chiesa è in qualche modo più viva, più dinamica e con più futuro. Lo Spirito Santo ci aiuterà a trovare la persona più adatta».
Liberale e conservatore?
Ma Arborelius rifiuta l’etichetta di liberale o conservatore per il prossimo papa: «La Chiesa non è un gruppo politico. Certo, esistono opinioni diverse, ma la Chiesa ha bisogno di qualcuno che stia al di sopra delle classificazioni politiche, in modo da non rimanere troppo legata al modo in cui il mondo valuta le cose. Serve qualcuno che sappia riconciliare, creare unità». Infine, il suo ricordo personale: «L’ho visto anche in occasione del pellegrinaggio nordico, a febbraio, quando 1200 cattolici scandinavi hanno visitato Roma. Arrivò con un’ora di ritardo all’udienza. Non aveva la puntualità svedese, aveva ricevuto un altro gruppo prima. Sembrava molto stanco e provato, ma non appena incontrava le persone si illuminava».
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