Cinque studentesse e un QR Code contro il Revenge Porn. «Se guardi non sei spettatore innocente, bensì complice»
Seicomplice è stato creato da zero per un esame universitario da Clara Vella, Gaia Parmigiani, Carlotta Ardu, Pamela Marcelli e Martina Martucci, tutte tra i 21 e i 23 anni. L'idea nasce da una di loro vittima di vendetta porno, col sostegno del professore Andrea Natella. «Vogliamo interrompere l'indifferenza, generare disagio, trasformare la curiosità in consapevolezza». La nuova storia per Venti di Futuro

Hanno attaccato una serie di volantini con Qr code nei punti più frequentati dai ragazzi di Roma. Piazza Bologna, San Lorenzo, Zona Euro, Roma 3. Anche attorno agli ingressi delle Facoltà. Volantini con frasi provocatorie che catturano l’attenzione e suggeriscono l’accesso a video e foto nude di ex fidanzate.

«Guardate quella “str…nza” della mia ex nuda» oppure «Guardate Francesca quanto è stata brava l’altra notte» Ma una volta scannerizzato il QR code nessuna immagine o foto porno: ma qualcuno che ti guarda dritto negli occhi e ti mette di fronte alla realtà. «Ma cosa pensavi di fare? Volevi vederla nuda senza il suo consenso? Se guardi, sei complice».
Un progetto universitario contro il Revenge Porn
Un’iniziativa di guerriglia marketing straordinaria contro il revenge porn. Il progetto si chiama Seicomplice, ed è stato creato da zero da 5 studentesse dello Ied Di Roma, per un esame universitario. Loro sono Clara Vella, Gaia Parmigiani, Carlotta Ardu, Pamela Marcelli, Martina Martucci hanno tra i 21 e i 23 anni. «L’idea è nata dall’esperienza di una di noi che è stata vittima di revenge porn e da un professore – Andrea Natella – che in aula ha chiesto di creare una campagna con un tema che avevamo a cuore».

L’iniziativa è diventata un fenomeno virale. «Abbiamo deciso di rivolgerci ai carnefici, perché il problema è molto serio e manca consapevolezza. Quando abbiamo posizionato i volantini, ci siamo messe in un angolo per vedere le reazioni. E abbiamo giovani ma anche adulti, ragazze che scansionavano il QRcode. Tanti che passavano, guardavano e andavano oltre. Qualcuno che, dopo aver guardato il video, sminuiva il problema dicendo: “Ah vabbè…”. Ci aspettavamo di vedere più persone strappare indignate quei volantini, ma abbiamo solo visto qualche donna di circa 40/50 anni».
«Il nostro obiettivo è interrompere l’indifferenza. Denunciare il revenge porn, che esiste perché qualcuno decide di guardare. Vogliamo generare disagio, trasformare la curiosità in consapevolezza. A tutti diciamo: se guardi, sei complice. Perché chi guarda non è uno spettatore innocente…»

Il fenomeno del revenge porn – reato che consiste nella diffusione in rete di immagini sessualmente esplicite, senza il consenso della persona raffigurata – è molto diffuso. «Cinque milioni di persone in Italia sono state vittima di revenge porn – puntualizza Clara – 14 milioni sono le persone che hanno visualizzato contenuti privati non consensuali di altre persone. Il punto è ancora un altro: l’84% di chi ha ricevuto quelle immagine le ha ricondivise, e si è detto incline a rifarlo qualora gli ricapitasse. La senzazione è che le ragazze sono oggetti, roba di tutti ormai. Su Telegram ci sono gruppi dai titoli assurdi: “foto di solo ragazze sarde”, “sfruttare la mia ex…”
A oggi i volantini di Sei complice hanno registrato piu di 20mila download in un mese. La pagina online è diventata un sito di informazione. Spiega il reato «Il revenge porn è un reato previsto dall’art 612-ter del codice penale. La vittima è solitamente una donna: il reato viene realizzato spesso dagli ex partner mediante la diffusione di video o immagini. La Cassazione (n. 14927/2023) ha precisato che il reato in questione sussiste anche quando sono condivise altre parti erogene del corpo umano in condizioni e contesti tali da evocarne la sessualità.

Come denunciare. «Il reato è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. In alcune ipotesi tuttavia si procede d’ufficio, pertanto la querela non sarà necessaria. Ciò significa che a seguito della segnalazione di un tuo amico o a seguito della presentazione di una denuncia, il procedimento penale a carico di chi ha diffuso le immagini inizierebbe comunque. A chi rivolgersi. «Chiamare il Numero Antiviolenza e Stalking 1522, attivo 24 ore su 24, che offre assistenza alle vittime di violenza e stalking. La polizia postale, il telefono rosa, le associazioni…»

E poi ci sono le storie. «Stiamo raccogliendo tante storie di ragazze che cerchiamo di aiutare. Tante sono giovanissime. Ragazzine di 12 anni, già vittime di revenge porn, che si sentono in colpa, provano vergogna, sono spesso oggetto di scherno anche tra i compagni. Crescono con un trauma che nemmeno la famiglia conosce. Cerchiamo di aiutarle, offriamo una spalla su cui piangere ma le invitiamo a denunciare, a parlare con qualcuno. Purtroppo nella scuola italiana mancano corsi di educazione affettiva e sessuale».

Ora? «Continueremo a parlarne. Abbiamo ricevuto richieste da tutta Italia, con grande sorpresa. Da Milano, da Genova, da Palermo. Abbiamo preparato un kit dei volantini che si può scaricare online e che può essere usato ovunque. Speriamo di innescare anche un piccolo cambiamento culturale. Cercheremo di cambiare le cose e siamo solo all’inizio…». E il vostro prof? «È il nostro più grande sostenitore…»