Green Energy Day: porte aperte agli impianti, muri alzati da burocrazia e disinformazione
Sabato 12 aprile, oltre 80 impianti alimentati a energie rinnovabili in tutta Italia hanno accolto cittadini e famiglie per mostrare dal vivo come funzionano: era la seconda edizione del Green Energy Day. Quanto ci sia bisogno di far comprendere meglio alla cittadinanza cosa sono e come funzionano gli impianti a fonti rinnovabili è evidente, difronte […] The post Green Energy Day: porte aperte agli impianti, muri alzati da burocrazia e disinformazione first appeared on QualEnergia.it.

Sabato 12 aprile, oltre 80 impianti alimentati a energie rinnovabili in tutta Italia hanno accolto cittadini e famiglie per mostrare dal vivo come funzionano: era la seconda edizione del Green Energy Day.
Quanto ci sia bisogno di far comprendere meglio alla cittadinanza cosa sono e come funzionano gli impianti a fonti rinnovabili è evidente, difronte alla diffidenza che le energie pulite incontrano sui territori, sia da comitati di base che da alcune amministrazioni locali e, spesso, regionali.
“La reazione estremamente positiva dei cittadini che hanno partecipato alla giornata dimostra che c’è fame di conoscenza, di trasparenza e di verità sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica. Ma siamo in un momento di vero e proprio assedio contro le rinnovabili, viste come nemiche del paesaggio”, spiega a QualEnergia.it Attilio Piattelli, presidente del Coordinamento Free, il network di associazioni delle energie rinnovabili che ha promosso l’iniziativa quest’anno anche con il supporto di Mase, Masaf e Key.
Il caso Sardegna e la manipolazione dell’informazione
Il caso emblematico è quello della Sardegna, denuncia Piattelli: “Abbiamo fatto fatica a trovare impianti da aprire: le aziende sono preoccupate per possibili ritorsioni o atti vandalici”.
Nell’isola hanno aderito soltanto due impianti, e uno dei due, un parco FV in provincia di Cagliari, ha dovuto cancellare la visita pubblica dopo l’annuncio di una manifestazione di protesta, spiega.
A monte, secondo il presidente del Coordinamento Free, c’è “una vera e propria manipolazione dell’informazione da parte di alcuni media locali. Campagne continue di disinformazione, mai smentite seriamente”. L’esempio che fa Piattelli è di articoli come quello dell’Unione Sarda su una presunta (e chiaramente infondata) perdita in mare di “metà dell’energia” da parte Thyrrenian Link, che la testata chiama “guinzaglio elettrico” (La guerra dell’Unione Sarda contro le rinnovabili e per il metano).
“Eppure, proprio la Sardegna potrebbe essere una protagonista della transizione energetica con importanti vantaggi, come dimostra lo studio recente promosso dal Coordinamento Free con Italia Solare e il Consorzio italiano Biogas, realizzato da Politecnico di Milano, Università di Cagliari e Università di Padova”, osserva Piattelli (Sardegna con 100% di rinnovabili elettriche. Si può fare?).
I provvedimenti che frenano
Ma per il presidente del Coordinamento Free, in generale, “la causa sta anche in un errore istituzionale: si sono fissati obiettivi al 2030, ma sugli strumenti per attuarli regna il caos”.
Tra gli esempi il famigerato decreto Agricoltura, che vieta il fotovoltaico a terra su terreni agricoli, salvo gli agrivoltaici “avanzati”.
“Il messaggio che passa è: le rinnovabili vanno fatte… ma con calma. Anche su terreni aridi o improduttivi non si possono fare gli impianti. Un boomerang: si ostacolano impianti che potrebbero abbassare il prezzo dell’energia, aumentandone invece i costi. E quei costi ricadono poi in bolletta”.
Altro caso di normativa frammentata e incoerente e il Testo Unico Fer, “pensato per semplificare le procedure autorizzative, è stato realizzato in fretta e presenta numerose zone grigie”.
Un provvedimento che per Piattelli fa fare “anche dei passi indietro”. “Per esempio: la richiesta di concessioni edilizie per alcune categorie dove prima non erano necessarie; le complicazioni introdotte per impianti fotovoltaici sui tetti; o la richiesta di concessioni per le opere con strade che impediscono di andare in edilizia libera”.
Anche la definizione delle aree idonee, che doveva accelerare i tempi, infine rischia di diventare un freno: “L’assenza di un quadro nazionale ha lasciato troppo potere alle Regioni, che spesso non hanno le competenze o la volontà politica per decidere”.
Green Energy Day 2026 raddoppia?
Insomma, tutti esempi di come, se la strada per le Fer è tracciata dagli obiettivi nazionali e comunitari, quando si tratta di fare gli impianti ci si scontra si scontrano con un ostruzionismo politico a vari livelli.
La diffidenza verso le Fer di Comuni e Regioni, e di componenti trasversali di tutti i partiti, nasce probabilmente dalla ricerca di consenso da un’opinione pubblica a sua volta spesso ostile alle rinnovabili.
C’è dunque bisogno di un salto di qualità anche sul fronte della partecipazione e del coinvolgimento pubblico. “Il Green Energy Day vuole essere un modello”.
Per l’edizione 2026 così si pensa già a un’estensione su due giorni, con l’inclusione di un venerdì per facilitare la partecipazione di tecnici e studenti: “Il sabato, con le scuole chiuse, è più difficile coinvolgere i ragazzi”, spiega Piattelli.The post Green Energy Day: porte aperte agli impianti, muri alzati da burocrazia e disinformazione first appeared on QualEnergia.it.