Violenza di genere, cresce l’accoglienza ma restano le disparità
lentepubblica.it Un’analisi ISTAT sulla violenza di genere evidenzia l’aumento delle Case rifugio e l’importanza del sostegno pubblico in materia di accoglienza, ma anche i limiti di un sistema ancora disomogeneo sul territorio. Nel corso del 2023, più di 7.700 le persone accolte in strutture residenziali – sia specializzate sia generiche – a causa di situazioni legate […] The post Violenza di genere, cresce l’accoglienza ma restano le disparità appeared first on lentepubblica.it.

lentepubblica.it
Un’analisi ISTAT sulla violenza di genere evidenzia l’aumento delle Case rifugio e l’importanza del sostegno pubblico in materia di accoglienza, ma anche i limiti di un sistema ancora disomogeneo sul territorio.
Nel corso del 2023, più di 7.700 le persone accolte in strutture residenziali – sia specializzate sia generiche – a causa di situazioni legate alla violenza di genere. È quanto emerge dall’ultima rilevazione condotta dall’ISTAT in collaborazione con il Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri e le Regioni, parte di un monitoraggio iniziato nel 2017 per mappare il sistema di protezione delle vittime.
Nel dettaglio, le donne accolte sono state 3.574: oltre 3.000 hanno trovato rifugio in strutture specializzate, mentre poco più di 500 sono state ospitate in presidi residenziali non specificamente dedicati al contrasto della violenza. A loro si aggiungono 4.157 minori, spesso figli delle stesse donne o vittime dirette degli abusi: circa 2.900 sono stati accolti nelle Case rifugio, mentre oltre 1.200 hanno trovato protezione in centri non specializzati.
Più strutture ma ancora troppe differenze tra Nord e Sud
Il numero delle Case rifugio risulta cresciuto rispetto al passato: nel 2023 censite 464 strutture, con un incremento del 3,1% rispetto all’anno precedente e un raddoppio rispetto al 2017. Tuttavia, la copertura resta insufficiente: si contano appena 0,15 strutture ogni 10mila donne, con marcate disparità regionali. Se nel Nord-Ovest si arriva a 0,21 ogni 10mila abitanti di sesso femminile, al Centro e nel Mezzogiorno il dato scende rispettivamente a 0,09, indicando una forte carenza nei territori dove il bisogno è spesso più sommerso.
Il Nord-Est si conferma l’area con il tasso più elevato di donne accolte (1,5 ogni 10mila), seguito dal Nord-Ovest (1,2) e dalle Isole (1,0). Il Centro e il Sud si attestano invece su livelli più bassi, con 0,7 ospiti ogni 10mila donne.
Chi lavora nelle Case rifugio e quali servizi vengono offerti
Le Case rifugio si avvalgono di équipe multidisciplinari composte in media da undici operatrici, con una presenza più consistente nel Centro Italia (fino a 17 per struttura), mentre nelle regioni settentrionali e meridionali il numero scende rispettivamente a otto e nove. La maggior parte delle operatrici è altamente formata: oltre il 93% del personale ha seguito percorsi specifici sulla violenza di genere e il 74% delle strutture è attivo da più di tredici anni. Non mancano le figure volontarie, spesso fondamentali per garantire la continuità dei servizi.
I supporti offerti spaziano dall’assistenza psicologica alla consulenza legale, dal sostegno alla genitorialità all’accompagnamento verso l’autonomia abitativa ed economica. Ampio spazio è riservato anche ai percorsi educativi e di supporto per i minori, spesso traumatizzati da esperienze di violenza assistita o subita. La quasi totalità delle Case (oltre il 91%) opera all’interno di reti territoriali che coinvolgono centri antiviolenza, servizi sociali e altri enti pubblici.
Un sistema quasi tutto finanziato con risorse pubbliche
Il 97,6% delle strutture specializzate riceve finanziamenti pubblici, mentre solo una minima parte sopravvive grazie a fondi privati. Questa dipendenza da risorse istituzionali mette in luce la necessità di una pianificazione stabile e duratura, per evitare discontinuità nell’erogazione dei servizi.
Risultati e fragilità dei percorsi di uscita dalla violenza
Nel 2023 sono state 2.106 le donne che hanno concluso il periodo di accoglienza in Casa rifugio. Di queste, circa 750 hanno completato il percorso stabilito con le operatrici, raggiungendo un livello di autonomia sufficiente per affrontare una nuova fase della propria vita. Tuttavia, i dati mostrano anche le difficoltà persistenti: 227 donne sono tornate dal maltrattante e 235 hanno interrotto il percorso senza portarlo a termine. Le restanti 891 hanno lasciato le strutture per motivi vari, come il trasferimento o il passaggio ad altri tipi di sistemazione.
Anche le strutture non specializzate svolgono un ruolo importante
Accanto alle Case rifugio, esistono altre realtà residenziali – non specificamente dedicate ma comunque coinvolte – che offrono ospitalità alle vittime. Al 1° gennaio 2023 erano 520 le donne accolte in 213 strutture non specializzate, di cui un terzo comunque riservate a situazioni di violenza. Nelle stesse strutture vivevano 1.282 minori, in prevalenza bambine e ragazze, distribuiti in 473 presidi a capienza ridotta (quasi tutti con meno di 15 posti letto).
L’aumento delle strutture e l’ampliamento dell’accoglienza rappresentano segnali incoraggianti nella lotta alla violenza di genere. Tuttavia, il sistema italiano di protezione mostra ancora diseguaglianze geografiche e criticità nell’efficacia dei percorsi di uscita dalla violenza. Serve un rafforzamento delle politiche pubbliche, accompagnato da una pianificazione territoriale più equa, per garantire a tutte le donne – ovunque si trovino – una reale possibilità di riprendere in mano la propria vita.
The post Violenza di genere, cresce l’accoglienza ma restano le disparità appeared first on lentepubblica.it.