A Trani la Locanda del Giullare, dove assaggiare il gusto della diversità
Cibo, arte e inclusione sono gli ingredienti del ristorante pugliese, che offre opportunità di lavoro e crescita personale e sociale a persone con disabilità

Immaginate un luogo dove la diversità non è un ostacolo, ma una risorsa. Un posto dove abilità differenti si esprimono nei gesti di un cuoco ai fornelli, nell’accoglienza di un cameriere, nelle note di una canzone improvvisata tra un piatto e l’altro. Questo luogo esiste davvero, a Trani, in Puglia. È La Locanda del Giullare – Il RistorArte, un ristorante che unisce buon cibo, arte e inclusione.
«In cucina e in sala lavorano persone con disabilità, che sono state formate grazie al supporto dell’Istituto alberghiero di Trani», racconta Cinzia Angarano, rappresentante legale della cooperativa Promozione sociale e solidarietà che ha dato vita al progetto.
Dal teatro alla cucina
Da oltre vent’anni, la cooperativa e l’associazione omonima portano avanti numerose iniziative: case di accoglienza, un centro sociale diurno, laboratori teatrali. Il ristorante, inaugurato ad aprile 2022, è il risultato di un percorso che ha visto proprio il teatro come primo strumento di inclusione. «Anni fa abbiamo iniziato a organizzare lo spettacolo “Il Giullare: il disagio che mette a disagio” ispirati da questa figura medievale che, pur disagiata, spesso emarginata, aveva però la possibilità di entrare nelle stanze del re e prendersi beffa dei potenti». Nel 2008 da questa esperienza è nato un festival aperto alle compagnie in cui recitano anche attori con disabilità. Sul palco, il gioco delle parti elimina ogni barriera ed esalta le capacità di ognuno. «Il teatro ha aiutato molte persone a trovare una voce e acquisire fiducia in se stesse», spiega Angarano. Poi è arrivato il ristorante, nato anche dalla passione per la cucina di molti ragazzi della cooperativa. «Lo portiamo avanti con fatica, ma ci crediamo fortemente».
Al centro del progetto ci sono il rispetto della diversità, la valorizzazione delle risorse di ognuno, la condivisione. E l’intrattenimento rientra tra gli ingredienti del locale: «Lo abbiamo chiamato Il RistorArte perché c’è un piccolo palco dove i ragazzi, camerieri e cuochi, si esibiscono in performance teatrali e musicali. È un modo per mantenere viva l’esperienza all’interno della locanda, perché il cliente non viene da noi solo per mangiare bene, ma per vivere un’esperienza diversa».
Un’opportunità di lavoro e crescita personale
Oggi alla Locanda del Giullare lavorano 14 persone con disabilità, nello spettro autistico o con sindrome di Down, che qui hanno trovato un’occupazione, ma anche autonomia, autostima e realizzazione personale. C’è Antonio, per esempio, aiuto chef, che a scuola era stato vittima di bullismo. «Racconta sempre che questo posto è stata la sua occasione di riscatto, una rivincita su chi lo bullizzava. Ora gestisce gli arrivi degli ordini, ha le chiavi della Locanda, ha una responsabilità e si sente parte di qualcosa».
Nonostante l’entusiasmo dei primi tempi, la Locanda ha dovuto affrontare anche momenti difficili. «All’inizio c’è stata grande partecipazione. Avevamo fino a tre mesi di attesa per le prenotazioni della domenica. Poi l’attenzione è scemata e lo scorso ottobre abbiamo subito un furto. Il danno, oltre che economico, è stato soprattutto morale». Il locale ha dovuto chiudere per un periodo. «Non tutti hanno creduto fino in fondo al progetto. Il supporto delle istituzioni non è stato sempre all’altezza delle aspettative. Alcuni chef volontari, invece di aiutare i ragazzi a crescere, tendevano a sostituirli, snaturando il senso del progetto. Noi vogliamo che imparino un mestiere. Avevamo il sogno che un giorno altri ristoratori cercassero i nostri ragazzi per assumerli».
Grazie alla solidarietà di alcuni chef, la Locanda ha riaperto a dicembre per cene aziendali ed eventi. «Ancora oggi apriamo solo su grandi numeri, almeno 25 prenotazioni su 55 coperti disponibili, per avere maggiore sostenibilità ed evitare che il morale crolli». Per ampliare le attività, la cooperativa ha anche avviato un food truck che offre servizi di catering e partecipa a festival e manifestazioni.

Il gusto della diversità
L’esperienza della Locanda del Giullare dimostra che il lavoro può essere una leva potente per l’inclusione sociale. L’inserimento lavorativo ha reso i ragazzi più autonomi, migliorando socialità e qualità della vita. «Da subito si sono sentiti così indipendenti da riuscire a organizzarsi da soli per uscire, andare al cinema o in pizzeria. Questo dimostra che il progetto funziona. Bisogna provarci, perché i risultati sono eccezionali. Tutti noi abbiamo limiti e risorse. Dobbiamo credere nelle potenzialità di ognuno. Serve solo il contesto giusto per farle emergere». La cooperativa non si ferma alla ristorazione, gestisce anche una falegnameria, un laboratorio artigianale di taralli, uno di riciclo della carta, oltre alla compagnia teatrale attiva da più di 15 anni.
«Diciamo sempre che “il lavoro nobilita l’uomo”, ma allora perché non dovrebbe dare opportunità anche a chi ha una disabilità?», riflette Angarano. «Se vedessimo le persone con disabilità prima di tutto come persone, il mondo sarebbe un posto migliore».
Foto: Locanda del Giullare