Unione Europea e attacchi ransomware, un bersaglio privilegiato
L'Unione Europea ha un triste primato, è l'area del mondo che viene più di frequente bersagliata da attacchi ransomware, il 39% a livello globale. L'Unione Europea ha un triste primato, è l'area del mondo che viene più di frequente bersagliata da attacchi ransomware, il 39% a livello globale. Secondo i dati Twin4Cyber e dalla divisione cybersecurity di Maticmind si tratta di strategie influenzate da fattori economici e geopolitici. Unione Europea e ransomware, una strategia mirata Pil pro capite e indice di digitalizzazione L'Unione Europea con il suo potenziale economico e la ricchezza di Pmi, strutturalmente vulnerabili, è presa di mira dalle cybergang ransomware. I dati evidenziano la forte correlazione tra il Pil pro capite e il Pil nominale e gli attacchi ramsomware: proporzionalità diretta. Il livello di digitalizzazione è invece direttamente collegato alla quantità di dispositivi infetti da malware e infostealer. Sono sempre ragioni di ordine politico, insieme a tecniche di deterrenza, a spiegare la diversa situazione di Russia, Cina e Turchia: l'elevato numero di dispositivi compromessi da infostealer si abbina a una scarsa incidenza dei ransomware. Questo dato potrebbe essere influenzato dalla minor visibilità mediatica degli attacchi. Dispositivi connessi e attacchi ransomware La Turchia ha un numero di dispositivi infetti superiore del 207% rispetto alla media Ue, senza che vi sia elevata incidenza di attacchi ransomware (solo lo 0,5% del totale). La Cina ha un elevato numero di dispositivi connessi ma un elevato controllo delle infrastrutture digitali, oltre all'isolamento da Internet globale. La Russia viene isolata dagli stessi cybercriminali, che usano malware studiati per non essere eseguibili su sistemi situati all'interno della Russia op di altre repubbliche ex sovietiche (geo fencing). I dati per l'Italia, indietro in Europa La sfida della cybersicurezza in Italia comincia con il ritardo nella digitalizzazione e nella costruzione di infrastrutture di protezione. Un gap tecnologico che aumenta la vulnerabilità del Paese, che conta 155.000 dispositivi compromessi e 155 attacchi, il 2,83% del totale. Ranking della digitalizzazione Italia 62,11 punti Francia 76.58 punti Germania 75,32 punti Spagna 70,86 punti In Italia ci sono 492.300 Pmi. Inoltre, il costo delle violazioni dei dati nel 2024 è cresciuto significativamente (dati Ibm Cost of data breach) arrivando a 4,37 milioni di euro per incidente (+23% rispetto al 2022). Come agire in Italia, le priorità Il primo passo è tattico: potenziare il monitoraggio delle minacce e migliorare la capacità di risposta. Le Pmi necessitano di misure di protezione mirate, guardando agli esempi di Germania e Francia. Inoltre occorre migliorare la resilienza delle infrastrutture critiche del paese, perché possa affrontare minacce di più ampio respiro. la formazione: in Italia le competenze digitali sono diffuse nel 45,8% della popolazione, la media dell'Unione Europea è del 55,6%. Cosa è già stato fatto Nel 2023 l'Italia ha destinato 2,149 miliardi di euro alla cybersicurezza, pari allo 0,12% del Pil. Francia e Germania investono il doppio, gli Stati Uniti lo 0,3% del Pil. Nel 2024 gli investimenti in cybersicurezza sono aumentati del +15% toccando i 2,48 miliardi di euro, ma oltre un quarto delle imprese manifatturiere italiane è stata vittima di attacchi gravi nei primi sei mesi del 2024. Il Dipartimento per la trasformazione digitale è impegnato nello sviluppo e protezione dell’identità digitale nazionale, attraverso l’implementazione del wallet digitale. Gli investimenti riguardano anche il potenziamento delle infrastrutture digitali, come i data center, snodi di cavi sottomarini, espansione delle capacità nazionali di cloud computing. Ripensare la sicurezza contro i ransomware nell'Unione Europea Questa lettura dei dati porta a un cambion di approccio verso la sicurezza informatica: non può limitarsi a una questione tecnica, dovrebbe diventare terreno di confronto geopolitico, attraverso un'azione coordinata a livello europeo, visto che sono a rischio la stabilità delle istituzioni democratiche insieme al tessuto produttivo dello Stato. Le Pmi in particolare andrebbero sostenute anche promuovendo una postura comune di deterrenza nel cyberspazio. "Il cyberspazio è diventato una nuova arena di competizione internazionale -dichiara Pierguido Iezzi, Ceo di Twin4Cyber e Direttore Cyber BU di Matcimind-, dove gruppi cybercriminali, talvolta collegati o tollerati da stati ostili, agiscono come attori ibridi capaci di minare la sicurezza economica e informativa di intere nazioni. Non solo: accanto alla componente offensiva, vi è un uso crescente del cyber crime come strumento di raccolta informazioni". È il furto di dati finanziari, industriali e strategici. "È urgente promuovere un’alleanza strutturata tra istituzioni, imprese e centri di ricerca, in grado di affrontare la minaccia in modo coordinato e proattivo. Solo attraverso una cooperazione multilivell


L'Unione Europea ha un triste primato, è l'area del mondo che viene più di frequente bersagliata da attacchi ransomware, il 39% a livello globale. Secondo i dati Twin4Cyber e dalla divisione cybersecurity di Maticmind si tratta di strategie influenzate da fattori economici e geopolitici.
Unione Europea e ransomware, una strategia mirata

L'Unione Europea con il suo potenziale economico e la ricchezza di Pmi, strutturalmente vulnerabili, è presa di mira dalle cybergang ransomware. I dati evidenziano la forte correlazione tra il Pil pro capite e il Pil nominale e gli attacchi ramsomware: proporzionalità diretta. Il livello di digitalizzazione è invece direttamente collegato alla quantità di dispositivi infetti da malware e infostealer.
Sono sempre ragioni di ordine politico, insieme a tecniche di deterrenza, a spiegare la diversa situazione di Russia, Cina e Turchia: l'elevato numero di dispositivi compromessi da infostealer si abbina a una scarsa incidenza dei ransomware. Questo dato potrebbe essere influenzato dalla minor visibilità mediatica degli attacchi.
La Turchia ha un numero di dispositivi infetti superiore del 207% rispetto alla media Ue, senza che vi sia elevata incidenza di attacchi ransomware (solo lo 0,5% del totale). La Cina ha un elevato numero di dispositivi connessi ma un elevato controllo delle infrastrutture digitali, oltre all'isolamento da Internet globale.
La Russia viene isolata dagli stessi cybercriminali, che usano malware studiati per non essere eseguibili su sistemi situati all'interno della Russia op di altre repubbliche ex sovietiche (geo fencing).
I dati per l'Italia, indietro in Europa
La sfida della cybersicurezza in Italia comincia con il ritardo nella digitalizzazione e nella costruzione di infrastrutture di protezione. Un gap tecnologico che aumenta la vulnerabilità del Paese, che conta 155.000 dispositivi compromessi e 155 attacchi, il 2,83% del totale.
Ranking della digitalizzazione
Italia 62,11 punti
Francia 76.58 punti
Germania 75,32 punti
Spagna 70,86 punti
In Italia ci sono 492.300 Pmi. Inoltre, il costo delle violazioni dei dati nel 2024 è cresciuto significativamente (dati Ibm Cost of data breach) arrivando a 4,37 milioni di euro per incidente (+23% rispetto al 2022).
Come agire in Italia, le priorità
Il primo passo è tattico: potenziare il monitoraggio delle minacce e migliorare la capacità di risposta. Le Pmi necessitano di misure di protezione mirate, guardando agli esempi di Germania e Francia. Inoltre occorre migliorare la resilienza delle infrastrutture critiche del paese, perché possa affrontare minacce di più ampio respiro.
la formazione: in Italia le competenze digitali sono diffuse nel 45,8% della popolazione, la media dell'Unione Europea è del 55,6%.
Cosa è già stato fatto
Nel 2023 l'Italia ha destinato 2,149 miliardi di euro alla cybersicurezza, pari allo 0,12% del Pil. Francia e Germania investono il doppio, gli Stati Uniti lo 0,3% del Pil.
Nel 2024 gli investimenti in cybersicurezza sono aumentati del +15% toccando i 2,48 miliardi di euro, ma oltre un quarto delle imprese manifatturiere italiane è stata vittima di attacchi gravi nei primi sei mesi del 2024.
Il Dipartimento per la trasformazione digitale è impegnato nello sviluppo e protezione dell’identità digitale nazionale, attraverso l’implementazione del wallet digitale. Gli investimenti riguardano anche il potenziamento delle infrastrutture digitali, come i data center, snodi di cavi sottomarini, espansione delle capacità nazionali di cloud computing.
Ripensare la sicurezza contro i ransomware nell'Unione Europea
Questa lettura dei dati porta a un cambion di approccio verso la sicurezza informatica: non può limitarsi a una questione tecnica, dovrebbe diventare terreno di confronto geopolitico, attraverso un'azione coordinata a livello europeo, visto che sono a rischio la stabilità delle istituzioni democratiche insieme al tessuto produttivo dello Stato. Le Pmi in particolare andrebbero sostenute anche promuovendo una postura comune di deterrenza nel cyberspazio.
"Il cyberspazio è diventato una nuova arena di competizione internazionale -dichiara Pierguido Iezzi, Ceo di Twin4Cyber e Direttore Cyber BU di Matcimind-, dove gruppi cybercriminali, talvolta collegati o tollerati da stati ostili, agiscono come attori ibridi capaci di minare la sicurezza economica e informativa di intere nazioni. Non solo: accanto alla componente offensiva, vi è un uso crescente del cyber crime come strumento di raccolta informazioni". È il furto di dati finanziari, industriali e strategici.
"È urgente promuovere un’alleanza strutturata tra istituzioni, imprese e centri di ricerca, in grado di affrontare la minaccia in modo coordinato e proattivo. Solo attraverso una cooperazione multilivello e un piano di investimenti lungimirante potremo costruire una resilienza digitale all’altezza delle sfide del presente e del futuro", ha commentato Lorenzo Forina, Ceo di Matcimind Group.
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