Trump e Kennedy, gemelli diversi: “Vendiamo più armi agli italiani”

Le carte top secret: anche JFK voleva risolvere così il problema del disavanzo commerciale

Apr 19, 2025 - 04:35
 0
Trump e Kennedy, gemelli diversi: “Vendiamo più armi agli italiani”

Roma, 19 aprile 2025 - “Il nostro problema di bilancia dei pagamenti persiste, diamo priorità a ulteriori e sostanziali vendite militari all’Italia”. Questa almeno è la speranza del presidente degli Stati Uniti. Se la frase non fosse troppo formale e diplomatica per una dichiarazione di Donald Trump, potrebbe passare per una richiesta presentata giovedì alla premier Giorgia Meloni, durante l’incontro a Washington. La dichiarazione è invece è del 18 giugno 1963. Ed è il saggio consiglio di un funzionario della Casa Bianca al presidente democratico John Fitzgerald Kennedy, in visita a Roma, cinque mesi prima dell’attentato di Dallas in cui perderà la vita. Trump, il terrore dei mercati, e Kennedy, l’icona democratica degli anni Sessanta, che fanno la stessa politica: sembra un paradosso, ma è la dimostrazione che fra Italia e Usa i problemi da affrontare sono strutturalmente una costante.

La storia emerge dal corposo dossier, 73 pagine fitte di appunti e consigli, che prepara minuziosamente scenari, richieste reciproche nei vertici con Gran Bretagna, Germania e Italia. Copertina blu, aquila presidenziale in bella vista, il briefing book è firmato dal dipartimento di Stato. Un documento segreto, ora disponibile e declassificato. Il capitolo sull’Italia affronta due temi, quello strategico della distribuzione delle testate atomiche, e quello finanziario-commerciale. Kennedy è atteso a Roma per “benedire” il nuovo governo di centrosinistra: la prima alleanza organica fra Democrazia cristiana e socialisti.

Ma il tema che ha a cuore l’amministrazione Usa è un altro: i soldi. La bilancia dei pagamenti, ovvero il flussi di denaro verso l’Italia. L’America investe miliardi dell’epoca nella Penisola, che, sull’onda di un miracoloso sviluppo, esporta beni sempre più sofisticati oltre l’Atlantico. Nel 1959 gli Usa, in un anno per loro non favorevole, piazzano merce per 250 miliardi di lire, gli italiani ne vendono a Washington per 230. Il pareggio si raggiunge solo nel 1971, ma l’allarme suona forte, se si pensa all’enorme distanza fra le due economie, e si aggiunge ai miliardi di spese militari che la guerra fredda comporta sul suolo italiano.

Il presidente del Consiglio, allora, è Giovanni Leone, che guida il suo primo esecutivo “balneare”. Ma tutti sanno che di lì a poco al suo posto arriverà Aldo Moro. È a lui che Kennedy deve chiedere, di fatto in cambio del via libera all’alleanza con il Psi di Nenni, di fare shopping in America. Cannoni e aerei contro esportazioni e investimenti. “L’acquisto di 124 milioni di dollari di equipaggiamento statunitense dello scorso anno è stato particolarmente utile”, nota il dossier.

Da qui la richiesta di continuare a comprare mezzi, “che modernizzeranno ulteriormente le forze armate italiane e compenseranno le nostre spese militari“. Poi una nota: “Gli ufficiali della Difesa italiana hanno espresso il desiderio di fare ulteriori ordini per più 100 milioni”. Per intenderci, in moneta di allora, quasi settanta miliardi di lire: un quarto del valore dell’export italiano. Sessantadue anni dopo, sul tavolo di Trump e Meloni ci sono ancora gli stessi argomenti e le stesse soluzioni. Con o senza il cappellino rosso del Maga.