"Strage di Bologna, così mi salvai. Maria accanto a me fino al boato"
Ancillotti rimase ferita, le amiche morirono. La donna, parte civile nel processo a Cavallini, vive a Poggibonsi

di Andrea Ciappi
POGGIBONSI
"L’esplosione. E dopo, ho visto a terra Verdiana e la piccola Angela. Il corpo di Maria no, non l’ho visto. Ma Maria era accanto a me fino al boato". Parole, di ieri, di Silvana Ancillotti.
Il passato che non passa. Il nastro della vita che si attorciglia tornando sullo stesso punto. Sono passati quasi 45 anni ed il mosaico, tragico, si va delineando: sono uscite le motivazioni della sentenza con la quale i giudici della Prima Sezione penale della Corte di Cassazione hanno reso definitiva la condanna all’ergastolo dell’ex ‘Nar’ Gilberto Cavallini per concorso nella strage del 2 agosto 1980 alla stazione ferroviaria di Bologna.
Per quell’attentato erano già stati condannati in via definitiva quali esecutori materiali gli ex ‘Nar’ Francesca Mambro, Valerio Fioravanti e Luigi Ciavardini, e sempre per concorso nella strage è stato condannato all’ergastolo in primo e secondo grado l’ex esponente di Avanguardia nazionale Paolo Bellini. Che a sua volta ha fatto ricorso in Cassazione, vi approderà il 30 giugno (come ha reso noto il rappresentante dei familiari delle vittime, Paolo Bolognesi).
Cavallini, condannato all’ergastolo in primo grado il 9 gennaio 2020 dalla Corte d’Assise di Bologna e in appello il 27 settembre 2023 dalla Corte d’Assise d’appello, è stato ritenuto colpevole di strage politica. Nelle motivazioni rileggiamo il nome di Silvana Ancillotti, oggi residente a Poggibonsi, che rimase ferita nell’esplosione. E’ parte civile.
In quel 2 agosto, si trovava nella sala d’attesa della stazione felsinea insieme alle amiche Verdiana Bivona (all’epoca ventiduenne, di Castelfiorentino, Silvana era compaesana) e Maria Fresu, 24 anni, che aveva con sé la piccola figlia Angela di 3 anni. Verdiana, Maria ed Angela morirono. Silvana rimase ferita. Cavallini aveva impostato parte della difesa sul mistero della scomparsa del corpo di Maria Fresu.
"Va ricordato - scrivono invece i giudici della Suprema Corte - che della giovane donna (la Fresu, ndr) vennero rinvenuti anche la carta di identità, la borsa da viaggio ed una giacchetta; pacifico altresì che la predetta si trovasse in loco unitamente alla figlia Angela ed all’amica Bivona Verdiana, morte nell’occasione e di cui verrà ritrovato il corpo". E sul posto, affermano, c’era anche Silvana, "che invece si salverà e che ha sempre confermato la presenza della Fresu accanto a lei".
Circostanza ribadita appunto anche ieri. "Una parte del cadavere della Fresu, sia pure nel modo descritto dal primo medico legale, - concludono i giudici questo capitolo - è quindi stato rinvenuto e correttamente ed attendibilmente identificato all’epoca, pur nella grande confusione operativa che seguì alla esplosione".
La difesa di Cavallini ha fatto intendere un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo.