Incontro Meloni-Trump, la pagella: “Successo completo, premier rafforzata. Guadagnati punti-prestigio”

Lo storico Orsina (Luiss): fatti passi in avanti nelle relazioni transatlantiche

Apr 19, 2025 - 04:35
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Incontro Meloni-Trump, la pagella: “Successo completo, premier rafforzata. Guadagnati punti-prestigio”

Roma, 19 aprile 2025 - “Meglio di così non poteva andare. La premier ha guadagnato vari ‘punti-prestigio’, poi bisognerà vedere come li spenderà”. Per Giovanni Orsina, storico e direttore del Dipartimento di scienze politiche della Luiss, l’incontro tra Giorgia Meloni e Donald Trump è andato bene e la presidente del Consiglio ne esce rafforzata in Europa e in Italia.

Giovanni Orsina
GIOVANNI ORSINA LUISS

Professore, che impressione le ha fatto il faccia a faccia di giovedì alla Casa Bianca?

“Sono incontri liturgici, di contatto, dai quali difficilmente esce qualcosa di concreto. La situazione non si è modificata, ma meglio di così non poteva andare e dei piccoli passi in avanti nelle relazioni transatlantiche ci sono stati”.

Quali?

“Trump è stato meno ostile nei confronti della Ue rispetto ad altri momenti. Mi è sembrato un buon risultato fargli dire che l’accordo sui dazi si farà al 100%; che gli europei, bontà sua, non sono dei parassiti; che la colpa della guerra in Ucraina non è di Zelensky, anche se poi ha voluto precisare che non è affatto entusiasta del presidente ucraino. Ma il risultato più concreto è che Trump ha accettato di venire in Italia per una vista a cui, eventualmente, potrà essere agganciato un incontro con Ursula von der Leyen”.

Cosa significherebbe per il nostro Paese organizzare questo vertice?

“Sarebbe la certificazione che l’Italia è il Paese che fa da ponte tra Usa ed Europa. Un pochino questa cosa è già stata sottolineata dalle dichiarazioni di Trump e dal fatto che informalmente Meloni sia stata mandata in avanscoperta da von der Leyen”.

E quindi l’Italia cosa potrebbe guadagnare?

“Abbiamo guadagnato dei crediti, che non sono beni materiali, ma che nelle relazioni internazionali sono comunque importanti. Poi bisognerà vedere come, in che momento e su quali tavoli li spenderemo”.

La sintonia tra Meloni e Trump è apparsa forte. Per il tycoon quanto contano i rapporti personali?

“È una domanda difficile a cui rispondere, ma la mia impressione è che contino abbastanza poco. Trump va molto per la sua strada. Dopodiché, se c’è una buona sintonia, almeno si riesce ad avere un’entratura. Sennò il rischio è quello di finire come Zelensky: respinti senza pietà”.

A proposito di Zelensky, l’unico momento di tensione è stato sull’Ucraina. Come se l’è cavata la premier?

“Bene, perché è riuscita a ribadire che il confitto è responsabilità della Russia, senza che Trump la smentisse o prendesse una posizione diversa”.

Meloni esce rafforzata in Europa da questo incontro?

“Sì, ha guadagnato dei ‘punti-prestigio’ e ha attirato su di sé un’attenzione mediatica notevole. Era dalle elezioni del 2022 che i corrispondenti delle maggiori testate internazionali non si interessavano così tanto all’Italia. Sicuramente ora è più forte. Poi bisognerà vedere come utilizzerà i crediti conquistati. Con la liberazione di Cecilia Sala, ad esempio, ottenne un risultato immediato. Vediamo adesso sugli altri dossier che interessano al nostro Paese come andrà”.

E sul fronte interno?

“È stato un successo completo. Di fronte all’opposizione, è riuscita ad andare a Washington e a tenere il punto sull’Ucraina: non ha baciato la pantofola di Trump. Per quanto riguarda gli alleati e i tentativi di Salvini di accreditarsi come interlocutore dell’amministrazione Usa, dopo l’incontro alla Casa Bianca è ancora più evidente chi tenga davvero i rapporti con il tycoon”.

Meloni ha detto a Trump che insieme possono rendere l’Occidente di nuovo grande. Quanto c’è di concreto in questo slogan?

“Pochissimo. È uno slogan che identifica correttamente la domanda, la crisi d’identità dell’Occidente, ma non comincia nemmeno a dare una risposta. Basti notare come ‘Make America Great Again’, ‘Prima gli italiani’ e ’Facciamo tornare grande l’Occidente’ siano tre proposte in contrasto tra loro”.