Trump: “Gli Houthi hanno capitolato. Stop a raid Usa sullo Yemen”. La replica: “Ma continueranno attacchi contro Israele”
Gli Stati Uniti e le milizie yemenite Houthi hanno raggiunto un’intesa di cessate il fuoco. Lo ha reso noto l’Oman, tradizionale mediatore in Medio Oriente. Una notizia che ha provocato disappunto a Tel Aviv, come riportano i media israeliani, citando funzionari governativi. Israele, infatti, non ha saputo in anticipo che il presidente Donald Trump avrebbe […] L'articolo Trump: “Gli Houthi hanno capitolato. Stop a raid Usa sullo Yemen”. La replica: “Ma continueranno attacchi contro Israele” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Gli Stati Uniti e le milizie yemenite Houthi hanno raggiunto un’intesa di cessate il fuoco. Lo ha reso noto l’Oman, tradizionale mediatore in Medio Oriente. Una notizia che ha provocato disappunto a Tel Aviv, come riportano i media israeliani, citando funzionari governativi. Israele, infatti, non ha saputo in anticipo che il presidente Donald Trump avrebbe annunciato l’interruzione immediata degli attacchi. Il notiziario della tv pubblica Kan ha rivelato che i funzionari israeliani sono rimasti “scioccati” dalla dichiarazione del presidente Usa sullo stop ai bombardamenti nello Yemen perché gli “Houthi hanno capitolato”. Il presidente americano ha affermato che con gli Houthi “non c’è un accordo”, ma loro “ci hanno detto non bombardateci più e noi non attaccheremo più le navi. Accetterò la loro parola e fermeremo immediatamente i bombardamenti sugli Houthi”. L’alto funzionario degli Houthi Muhammad al Buhaythi ha confermato a sua volta che “il gruppo è pronto a interrompere gli attacchi contro le navi militari statunitensi se Trump fermerà i raid nello Yemen, ma le operazioni contro Israele a sostegno di Gaza continueranno”.
Negli ultimi giorni i jet di Stati Uniti ed Israele hanno effettuato ripetute incursioni contro le infrastrutture delle roccaforti delle milizie yemenite, provocando decine di vittime. Il 28 aprile, un attacco aereo statunitense ha colpito un centro per migranti nello Yemen e la Tv Houthi afferma che 68 persone sono state uccise. Le azioni militari sono scattate in ritorsione del lancio di missili dallo Yemen, uno dei quali ha colpito l’aeroporto Ben-Gurion di Tel Aviv. Il ministro della Difesa israeliano Israel Katz ha attribuito la responsabilità degli attacchi all’Iran, storico sostenitore delle milizie yemenite. Nel frattempo oggi Israele ha distrutto l’aeroporto di Sanaa. “Tutto il cielo è fumo, un’atmosfera di panico e paura”, ha scritto sui social un anonimo abitante della capitale yemenita dopo l’attacco dei caccia israeliani che ha distrutto l’aeroporto internazionale da anni in mano al gruppo filoiraniano degli Houthi. Oltre agli aerei civili che erano sulle piste dello scalo. Il secondo raid in 24 ore, in risposta al missile lanciato domenica sull’aeroporto di Tel Aviv, che ha beffato la difesa colpendo vicino al terminal principale dello scalo. Subito dopo, le minacce di rappresaglie reciproche tra Houthi e Israele, poi il colpo di scena, con l’annuncio di Trump dallo Studio Ovale. “Ci fideremo della loro parola. Dicono che non colpiranno più le navi nel Mar Rosso: e questo era lo scopo del nostro lavoro”, ha detto il tycoon. Come detto, però, non c’è una tregua all’orizzonte invece tra Houthi e Israele.
Per quanto riguarda Gaza, Gerusalemme ha affermato di non sapere nulla di una indiscrezione di fonte egiziana secondo cui il Cairo ha accettato la proposta americana di un cessate il fuoco nella Striscia prima della visita di Trump in Medio Oriente che comprende l’apertura di corridoi umanitari verso Gaza e il rilascio di un numero limitato di ostaggi, tra cui l’israelo-americano Idan Alexander. Il governo israeliano sta riponendo nel frattempo grandi speranze sul viaggio del presidente Usa a Doha: l’auspicio è che convinca i qatarioti a fare pressing su Mohammed Sinwar, attuale leader militare di Hamas, affinché ammorbidisca le posizioni sui rapiti e accetti di disarmare. E proprio il presidente statunitense ha annunciato che prima di partire per l’Arabia Saudita il 13 maggio farà “un grande annuncio, e sarà molto positivo”.
Secondo la tv saudita al Arabiya “la comunicazione sarà sull’invio di aiuti a Gaza” che gli Usa sarebbero pronti a inviare con una iniziativa unilaterale. Intanto sul terreno le ruspe militari dell’Idf hanno di fatto dato il via all’operazione Carri di Gedeone, iniziando gli sbancamenti di terra nel sud-ovest della Striscia per allestire centri logistici dove verrà evacuata la popolazione del nord e del centro di Gaza. Non si tratta di un’area continua, bensì di vaste zone intorno a Rafah, praticamente deserte e con la maggior parte degli edifici rasi al suolo. Un’azienda Usa distribuirà aiuti alimentari, medicinali e servizi igienico-sanitari. Le consegne passeranno attraverso il valico di Kerem Shalom, ispezionate e scortate dall’Idf. La società americana, che attualmente gestisce l’ispezione dei civili verso il settentrione dell’enclave, provvederà alla distribuzione. L’esercito, insieme con lo Shin Bet, impedirà ai terroristi di Hamas e della Jihad islamica palestinese di fuggire dalle future zone di combattimento della fase tre del piano, di usare la popolazione civile come scudo umano e rubare per sé e rivendere gli aiuti umanitari.
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