Travel retail: il punto sul settore al Forum 2025 di Atri
Lo scenario del travel retail prevede una crescita legata all’aumento degli utenti ma pesano le incognite esterne: dazi, conflitti, inflazione “La forte interdipendenza tra il travel retail e il made in Italy rende questo settore strategico per promuovere le nostre eccellenze a livello globale, sfruttando le enormi potenzialità ancora inespresse” così Marco Nocivelli vicepresidente di Confindustria con delega alle politiche industriali e made in Italy ha salutato i delegati dell’associazione travel retail italia in occasione del forum 2025, alla sua quinta edizione sotto la presidenza di Stefano Gardini tenutosi a Caserta. Ogni anno l’appuntamento rappresenta un’opportunità per avere un quadro del travel retail di cui Atri è la massima rappresentante italiana. Alla presenza di 80 manager delle oltre 70 aziende associate, imprese attive nel commercio e nei servizi operanti negli spazi aeroportuali, ferroviari, portuali, lo scenario è stato tratteggiato dal presidente di Atri nel suo intervento intitolato. Tra gli ospiti, oltre a Marco Nocivelli, Marco Di Dio Roccazzella, shareholder & general manager Jakala, intervenuto sul tema dell’intelligenza artificiale applicata al settore del travel retail. Alla tavola rotonda finale, moderata da David Jarach, executive chairman di diciottofebbraio, hanno partecipato Paolo Bertola, direttore commerciale Aci blueteam e Giacomo Tesolin, group marketing & franchising director Massimo Zanetti Beverage Group. Nell’occasione il vice presidente di Confindustria ha annunciato il progetto di una campagna nazionale di marketing e comunicazione sul made in Italy, “che potrebbe contribuire a sviluppare nuovi mercati estremamente promettenti come l’Asia, dove le nostre vendite rappresentano poco più del 10% dell’export complessivo e come il Mediterraneo, il Medio Oriente, l’America Latina e l’Africa che nel prossimo futuro avranno un impatto decisivo su scala globale in termini demografici ed economici”. Stefano Gardini ha sottolineato l’andamento positivo dell’intero settore del travel retail in Italia e in Europa che cresce a un ritmo due/tre volte superiore al retail tradizionale. Uno scenario, di luci ed ombre, comunque influenzato principalmente dall’inflazione, dai conflitti internazionali, dalla capacità ricettiva degli aeroporti, dalla problematica dei dazi. Incognita con i dazi di Trump Il protezionismo della politica America First voluto dalla presidenza Trump, coinvolge indirettamente anche l’economia del travel retail, con ripercussioni ancora difficili da stimare, anche in base alle reazioni, altrettanto protezionistiche, nei confronti degli Usa, che potrebbe mettere in atto l’Europa. Secondo Stefano Gardini emerge la necessità, in sede comunitaria, di ridefinire la strategia ed il ruolo dell’Europa a livello globale, con la consapevolezza che non si possono affrontare queste sfide senza precedenti con le procedure di ieri. L’imposizione di dazi, infatti, potrebbe pesare per le aziende italiane per un valore tra i 4 ed i 7 miliardi di euro (dati Prometeia). Tra gli aspetti positivi, invece, lo sviluppo del traffico passeggeri, sia per maggiore richiesta di viaggi, che nel 2024 ha raggiunto un volume nel mondo pari a 9,5 miliardi, anche se “Aci stima che in Europa le infrastrutture aeroportuali non saranno in grado di soddisfare fino al 12% della domanda nel 2050” avverte Gardini invocando una strategia comunitaria. Naturalmente tutti questi sviluppi si ripercuotono direttamente sul travel retail che si trova di fronte a nuove sfide. Il comparto ha una previsione di crescita mondiale al 2032 fino a 200 miliardi di dollari (erano 73 miliardi nel 2023). Protagonisti di questo trend gli scali aeroportuali, che detengono il 60% del mercato, seguiti dal railway, dalle ferries, dai boarder shops, aerei, autostrade. La geografia europea del travel retail In Europa, Germania, Francia, continuano a rappresentare i maggiori mercati europei, con la Germania che detiene il 25% delle vendite, la Francia il 24,42%, la Spagna il 12% e l’Italia circa il 7%. “Ad influire sullo sviluppo del mercato del travel retail saranno anche decisioni normative a livello europeo – chiarisce Stefano Gardini - molto dipenderà anche dalla battaglia che Atri sta conducendo insieme all’European travel retail confederation (Etrc) per la presenza dei duty free anche agli arrivi, che secondo alcuni studi potrebbe incrementare di oltre il 20% le vendite di settore”. Le normative sono decisive per gli sviluppi di mercato, basti pensare che l’abbassamento della soglia del tax free shopping in Italia ha determinato una crescita del 42% delle transazioni e un +4% sulla spesa tax free, introducendo anche nuovi acquirenti da diversi Paesi come gli svizzeri che rappresentano il 21% nella fascia di spesa, i sudamericani (14%) e i turchi (7%). In generale, quindi, tutte le fonti attestano una crescita consolidata del travel retail dovuta principalmente all’aumento dei viaggi internazionali delle classi medie nei


“La forte interdipendenza tra il travel retail e il made in Italy rende questo settore strategico per promuovere le nostre eccellenze a livello globale, sfruttando le enormi potenzialità ancora inespresse” così Marco Nocivelli vicepresidente di Confindustria con delega alle politiche industriali e made in Italy ha salutato i delegati dell’associazione travel retail italia in occasione del forum 2025, alla sua quinta edizione sotto la presidenza di Stefano Gardini tenutosi a Caserta. Ogni anno l’appuntamento rappresenta un’opportunità per avere un quadro del travel retail di cui Atri è la massima rappresentante italiana. Alla presenza di 80 manager delle oltre 70 aziende associate, imprese attive nel commercio e nei servizi operanti negli spazi aeroportuali, ferroviari, portuali, lo scenario è stato tratteggiato dal presidente di Atri nel suo intervento intitolato. Tra gli ospiti, oltre a Marco Nocivelli, Marco Di Dio Roccazzella, shareholder & general manager Jakala, intervenuto sul tema dell’intelligenza artificiale applicata al settore del travel retail. Alla tavola rotonda finale, moderata da David Jarach, executive chairman di diciottofebbraio, hanno partecipato Paolo Bertola, direttore commerciale Aci blueteam e Giacomo Tesolin, group marketing & franchising director Massimo Zanetti Beverage Group.
Nell’occasione il vice presidente di Confindustria ha annunciato il progetto di una campagna nazionale di marketing e comunicazione sul made in Italy, “che potrebbe contribuire a sviluppare nuovi mercati estremamente promettenti come l’Asia, dove le nostre vendite rappresentano poco più del 10% dell’export complessivo e come il Mediterraneo, il Medio Oriente, l’America Latina e l’Africa che nel prossimo futuro avranno un impatto decisivo su scala globale in termini demografici ed economici”.
Stefano Gardini ha sottolineato l’andamento positivo dell’intero settore del travel retail in Italia e in Europa che cresce a un ritmo due/tre volte superiore al retail tradizionale. Uno scenario, di luci ed ombre, comunque influenzato principalmente dall’inflazione, dai conflitti internazionali, dalla capacità ricettiva degli aeroporti, dalla problematica dei dazi.
Incognita con i dazi di Trump
Il protezionismo della politica America First voluto dalla presidenza Trump, coinvolge indirettamente anche l’economia del travel retail, con ripercussioni ancora difficili da stimare, anche in base alle reazioni, altrettanto protezionistiche, nei confronti degli Usa, che potrebbe mettere in atto l’Europa. Secondo Stefano Gardini emerge la necessità, in sede comunitaria, di ridefinire la strategia ed il ruolo dell’Europa a livello globale, con la consapevolezza che non si possono affrontare queste sfide senza precedenti con le procedure di ieri. L’imposizione di dazi, infatti, potrebbe pesare per le aziende italiane per un valore tra i 4 ed i 7 miliardi di euro (dati Prometeia).
Tra gli aspetti positivi, invece, lo sviluppo del traffico passeggeri, sia per maggiore richiesta di viaggi, che nel 2024 ha raggiunto un volume nel mondo pari a 9,5 miliardi, anche se “Aci stima che in Europa le infrastrutture aeroportuali non saranno in grado di soddisfare fino al 12% della domanda nel 2050” avverte Gardini invocando una strategia comunitaria.
Naturalmente tutti questi sviluppi si ripercuotono direttamente sul travel retail che si trova di fronte a nuove sfide. Il comparto ha una previsione di crescita mondiale al 2032 fino a 200 miliardi di dollari (erano 73 miliardi nel 2023). Protagonisti di questo trend gli scali aeroportuali, che detengono il 60% del mercato, seguiti dal railway, dalle ferries, dai boarder shops, aerei, autostrade.
La geografia europea del travel retail
In Europa, Germania, Francia, continuano a rappresentare i maggiori mercati europei, con la Germania che detiene il 25% delle vendite, la Francia il 24,42%, la Spagna il 12% e l’Italia circa il 7%.
“Ad influire sullo sviluppo del mercato del travel retail saranno anche decisioni normative a livello europeo – chiarisce Stefano Gardini - molto dipenderà anche dalla battaglia che Atri sta conducendo insieme all’European travel retail confederation (Etrc) per la presenza dei duty free anche agli arrivi, che secondo alcuni studi potrebbe incrementare di oltre il 20% le vendite di settore”.
Le normative sono decisive per gli sviluppi di mercato, basti pensare che l’abbassamento della soglia del tax free shopping in Italia ha determinato una crescita del 42% delle transazioni e un +4% sulla spesa tax free, introducendo anche nuovi acquirenti da diversi Paesi come gli svizzeri che rappresentano il 21% nella fascia di spesa, i sudamericani (14%) e i turchi (7%).
In generale, quindi, tutte le fonti attestano una crescita consolidata del travel retail dovuta principalmente all’aumento dei viaggi internazionali delle classi medie nei mercati emergenti, interessati ad articoli di lusso, cosmetici e alcolici
“In questo contesto -ha concluso Stefano Gardini- cresce la consapevolezza di una realtà come Atri, che con le sue oltre 70 aziende associate rappresenta la stragrande maggioranza del mercato italiano di settore e che può favorire attivamente il confronto, il networking, la discussione delle dinamiche evolutive di mercato e, forse, anche una più stretta partnership ed aggregazione della filiera nella sua interezza”.
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