StraVagante Hostel e osteria Il Mangiabottoni: a Verona ospitalità senza barriere 

AIAS Verona ha dato vita a due realtà uniche, dove ospitalità e ristorazione diventano strumenti concreti di integrazione per garantire l’inserimento professionale alle persone con disabilità

Apr 8, 2025 - 03:20
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StraVagante Hostel e osteria Il Mangiabottoni: a Verona ospitalità senza barriere 

Tutelare e promuovere il diritto delle persone con disabilità all’integrazione sociale, sia nel campo dell’istruzione che della salute o del lavoro. Potremmo sintetizzare così il compito di AIAS (Associazione Italiana Assistenza Spastici), associazione senza scopo di lucro fondata a Roma nel novembre del 1954 e oggi presente in 18 regioni con 90 sezioni. Con queste premesse, e grazie all’impegno concreto di AIAS Verona, hanno preso vita lo StraVagante Hostel e l’osteria Il Mangiabottoni, dove ospitalità e ristorazione di livello professionali si uniscono in un luogo di lavoro – e di integrazione – adatto a tutti.

L’importanza del lavoro nell’integrazione sociale

L’AIAS Verona nasce nel 1964 per volontà di un gruppo di famiglie. In quegli anni il bisogno principale è essenzialmente legato alla riabilitazione, con una forte connotazione sanitaria, e al progressivo superamento delle «scuole speciali». Nei decenni successivi, la situazione cambia e nel 1999 l’associazione decide di fondare una cooperativa sociale, «L’Officina dell’AIAS»: una sorta di braccio operativo, un luogo dedicato al «fare», in grado di rispondere in maniera efficace e professionale ai bisogni mutati delle persone con disabilità e delle loro famiglie. Vengono così offerti servizi residenziali e diurni e, dopo una serie di piccole gestioni sperimentali, nel 2019 nascono StraVagante Hostel e Il Mangiabottoni, perché anche il diritto al lavoro è un bisogno fondamentale di ogni persona.

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Riconoscere ciascuno per quello che è, anche sul luogo di lavoro

«Molte volte gli esiti in questo ambito, quello dell’inserimento lavorativo, rischiano di essere fallimentari e i percorsi frustranti. Fino a qualche anno fa, varcata la soglia di un qualunque servizio sociosanitario, si entrava in un luogo rarefatto, quasi irreale. L’assenza o l’impossibilità di ottenere un ruolo, un’identità – perché, se ci pensiamo, ciascuno di noi quando si presenta dice anche qual è il suo lavoro – significa essere socialmente morti, cancellati dalla società, pur essendo ancora fisicamente vivi», spiega a Startupitalia Marco Vesentini, presidente di AIAS Verona. «L’assunto di base, realistico, è dunque l’accoglienza della diversità. Gli interventi, e ancor prima le loro finalità, non possono essere pensati e circoscritti al raggiungimento di una normalità spesso impossibile o improponibile, ma devono essere orientati a riconoscere un ruolo e un’identità a ciascuno, per quello che è».

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Nessuno è «diversamente abile»: tutti hanno diritto a essere persone

«Si deve passare proprio attraverso l’accettazione della persona per ciò che è, con la sua normalità, le sue potenzialità, le sue risorse e l’individuazione di azioni e processi di abilitazione o riabilitazione idonei alle sue specificità, riconsegnando anche alla persona con disabilità il diritto di essere, prima di tutto, una persona. Ricordo con affetto, ma anche con una certa tristezza, una ragazza con disabilità che non aveva mai lavorato: sulla sua carta d’identità era scritto ‘invalida civile – pensionata’. Quando si presentava, diceva: “Io non lavoro perché sono già in pensione. Sono una pensionata”. Aveva bisogno di un’identità che le permettesse di raccontare chi era. Nel nostro caso, abbiamo persone che lavorano in un luogo autentico, ma al tempo stesso protetto, che facilita e accoglie. Ed è proprio questo a far emergere il meglio di ciascuno e a far stare bene ogni persona», sottolinea ancora Vesentini.

Tutti devono poter partecipare alla vita sociale ed economica della società

Ad oggi allo StraVagante Hostel e al Mangiabottoni sono attive circa 35 persone con disabilità, alcune assunte, altre inserite a vario titolo dall’Azienda ULSS, che, assieme agli educatori della cooperativa, investe in questo tipo di iniziativa. Per alcuni si tratta di un momento di passaggio, per molti di un approdo. 

stravagante hostel osteria mangiabottoni

«Sia l’ostello che l’osteria sono strutture ricettive come tutte le altre, senza particolari differenze, se non per il fatto che al loro interno lavorano anche persone con disabilità, coinvolte in diverse attività: dall’accoglienza alla pulizia, dal servizio bar all’organizzazione di eventi socio-culturali e di promozione del territorio», sottolinea Mattia Padovano, direttore dello StraVagante Hostel e dell’osteria Il Mangiabottoni. «Per il resto, cerchiamo di offrire un servizio di livello, che risponda a determinati standard qualitativi. L’idea è che si venga da noi perché si sta bene, perché il cibo è buono, e non per una sorta di pietismo, altrimenti avremmo perso la sfida. Inoltre, i nostri prodotti sono tutti del territorio: cerchiamo di favorire i piccoli artigiani della zona. In questo, siamo sociali a 360 gradi. Poi facciamo anche formazione: siamo una struttura in cui ragazze e ragazzi possono sentirsi al sicuro e in cui si cerca di creare anche un ambiente sociale adatto. Perché non c’è solo il lavoro: sport e tempo libero rivestono un ruolo importante nella costruzione di una rete sociale indipendente, che portiamo avanti». 

Turismo, ristorazione e accoglienza sono ambiti nei quali le cooperative sociali e il terzo settore si stanno impegnando con successo. L’Officina dell’AIAS è stata tra le prime a scommettere su questo modello: già 15 anni fa gestiva un piccolo bar di un oratorio parrocchiale. «L’impegno sociale è un valore aggiunto che dimostra come tutti, ma proprio tutti, possano partecipare a pieno titolo alla vita sociale ed economica del proprio Paese. Sta a noi creare le condizioni per renderlo possibile e, nel nostro piccolo, Il Mangiabottoni e lo StraVagante Hostel ci stanno riuscendo», conclude Vesentini.

Photo credit: StraVagante Hostel e Il Mangiabottoni