Ai referendum quorum difficile, un terzo degli italiani non sa che si vota
Una parte rilevante degli italiani non sa che tra l'8 e il 9 giugno si voteranno i referendum su lavoro e cittadinanza, quorum quasi impossibile per i cinque quesiti

Per i quattro quesiti su lavoro e cittadinanza riuniti nel referendum dell’8 e 9 giugno, sarà molto difficile raggiungere il quorum. Stando ai sondaggi, andrà a votare meno del 40% degli aventi diritto, una cifra ben lontana dal 50% più uno necessario per rendere valido il risultato delle consultazioni.
Parte di questi dati è dovuta anche alla mancanza di informazione. Più di un terzo degli italiani non sa che tra meno di un mese si terranno i referendum. Sui risultati poche incertezze, la vittoria dei sì è praticamente certa.
La questione del quorum ai referendum dell’8 e 9 giugno
Secondo un recente sondaggio di Ipsos, i referendum sulla cittadinanza e sul lavoro che si terranno tra l’8 e il 9 giugno raggiungeranno un’affluenza tra il 32% e il 38%. Perché un referendum abrogativo sia valido in Italia, i votanti devono essere il 50%+1, una circostanza che si è verificata pochissime volte nella storia della repubblica.
È per questa ragione che i partiti opposti all’approvazione dei quesiti, piuttosto che fare campagna per il “no” ai referendum, propendono per l’astensione, più semplice da ottenere e più efficace, ma soprattutto che non rischia di rendere valido il risultato delle fazioni opposte.
I quesiti dell’8 e 9 giugno si dividono in due. Quelli sul lavoro, promossi dai sindacati, puntano ad abrogare buona parte di quello che rimane dell’impostazione del jobs act, la riforma del lavoro voluta da Renzi. In particolare, sarebbe abolito il contratto a tutele crescenti.
Il referendum sulla cittadinanza invece è stato promosso da un comitato indipendente e punta a dimezzare, da 10 a 5 anni, il periodo di residenza continuativa in Italia, necessario alle persone che hanno maturato tutti gli altri requisiti per diventare cittadini italiani.
Referendum sul lavoro popolari anche a destra
Il risultato dei referendum, è scontato. Chi vuole votare no si asterrà, quindi i sondaggi rilevano una prevedibile vittoria dei sì con percentuali tra il 79% e l’87% sul lavoro. Di fatto, potrebbero votare no solo le persone favorevoli a un quesito, ma non a un altro.
Interessanti però alcune percentuali dei singoli quesiti sul lavoro, scorporate per i partiti politici di appartenenza delle persone che hanno risposto al sondaggio. Tra gli elettori dei partiti di maggioranza, una percentuale attorno al 40% avrebbe una propensione molto elevata o elevata al voto. Cifra che sale quasi all’80% nei partiti di opposizione.
Tra chi è propenso ad andare a votare tra gli elettori dei partiti di maggioranza, i quesiti più popolari sono quelli sull’abrogazione del contratto a tutele crescenti, di alcune norme sui contratti a tempo indeterminato e sulle responsabilità in materia di sicurezza sul lavoro. Meno propensi per il sì, ma comunque in media oltre il 50%, sono invece per il quesito sui risarcimenti dopo i licenziamenti illegittimi dalle piccole imprese.
I sondaggi sul referendum di cittadinanza
Il quesito sulla cittadinanza è invece quello meno popolare in generale. Tra chi ha deciso di andare a votare, circa il 66% è convinto di scegliere il “sì”. Una percentuale sostenuta con cifre plebiscitarie, tra il 76% e l’85%, dagli elettori di Movimento 5 Stelle e Pd.
Tra quelli della maggioranza invece, il quesito è piuttosto impopolare. La riforma della cittadinanza raccoglie il minor numero di consensi (16%) tra gli elettori della Lega e rimane sotto il 50% tra quelli di Fratelli d’Italia (31%) e Forza Italia (41%).