The Handmaid’s Tale: 5 buoni motivi per iniziarla subito

Ha ridefinito il concetto di serie politica, alzato l’asticella del drama e reso un mantello rosso un’icona globale.

Mag 1, 2025 - 13:03
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The Handmaid’s Tale: 5 buoni motivi per iniziarla subito

Sembra ieri, e invece era il 2017. The Handmaid’s Talesbarcava su Hulu riscrivendo per sempre le regole del drama distopico. Tratta dal romanzo cult di Margaret Atwood, sono bastati pochi episodi per farne un fenomeno: estetica chirurgica, tensione che taglia l’aria, simboli diventati protesta.

Al centro, Elisabeth Moss. Attrice, produttrice, regista. Ma soprattutto: June Osborne, la donna che ha visto la sua vita normale – un lavoro, una figlia, un marito – cancellata in un attimo. Costretta a diventare un’ancella nella teocrazia totalitaria di Gilead, ridotta a macchina riproduttiva di Stato, June non si spezza. Resiste, si ribella, combatte.

Nel corso delle stagioni diventa spia, fuggitiva, simbolo vivente della rivoluzione. Fa scelte crudeli, sporche, spesso ambigue. Ma sempre necessarie. Il suo sguardo – feroce, umano, stremato – è diventato un manifesto globale della disobbedienza.

Ora il cerchio si stringe. Le riprese della sesta e ultima stagione sono iniziate a marzo 2025 a Toronto. Secondo Moss sarà “devastante”. L’uscita è prevista entro l’anno e si ripartirà da dove eravamo rimasti: June e Serena Joy in Canada, Fred Waterford fuori scena. Ma Gilead non è finita. Bruce Miller è già al lavoro su ‘The Testaments’, il sequel tratto dal secondo romanzo di Atwood.

5 cose che vi faranno innamorare di ‘The Handmaid’s Tale’

1. La performance della protagonista, Elisabeth Moss

Pochi attori riescono a rendere la sofferenza così viscerale. Nella sesta stagione — le cui riprese sono in corso a Toronto — Elisabeth Moss ha raccontato di essersi spinta oltre ogni limite, arrivando a interrompere una scena per la troppa intensità emotiva. “In questa stagione sono coinvolta emotivamente più di quanto lo sia mai stata prima”, ha dichiarato. Il che, detto da chi ha fatto della propria faccia un campo di battaglia per sei stagioni, è tutto dire.

2. Il rosso delle ancelle è diventato una divisa di protesta globale

Non tutte le serie possono dire di aver avuto un impatto visivo simbolico come ‘The Handmaid’s Tale’. Il mantello rosso e la cuffia bianca sono usciti dal set diventando simboli di protesta in tutto il mondo: dalle marce per i diritti delle donne negli USA, fino alle manifestazioni in Argentina, Polonia, Messico. La distopia di Gilead è diventata linguaggio universale.

3. L’evoluzione del personaggio interpretato da O-T Fagbenle 

Ha iniziato in sordina, nel ruolo di Luke, il marito di June: un uomo lasciato fuori dalla guerra, spettatore impotente del crollo della propria famiglia. Ma con il tempo, il personaggio ha guadagnato spessore, e O-T Fagbenle ha saputo lavorare su ogni sfumatura – dal senso di colpa alla rabbia, fino al desiderio di riscatto. In un’intervista a Vanity Fair, ha raccontato quanto sia stato complesso trovare il tono giusto: “Con The Handmaid’s Tale non puoi bluffare. Ogni scena ti chiede verità.” 

4. La complessità del mondo ideato da Gilead 

Bruce Miller è già al lavoro su ‘The Testaments’, serie tratta dal secondo romanzo di Margaret Atwood, ambientata quindici anni dopo la caduta di Gilead. Al centro ci saranno tre nuove voci femminili – tra cui una giovane zia Lydia – e un’architettura narrativa che mescola intrigo politico, resistenza sotterranea e disintegrazione del potere dall’interno. L’obiettivo, ha dichiarato Miller, è raccontare “come si cambia un regime, non solo chi lo subisce”. In altre parole: la rivoluzione è appena iniziata.

5. È una serie che ti chiede di prendere posizione

The ‘Handmaid’s Tale’ non ti lascia mai essere uno spettatore neutrale. È una serie che provoca e divide. Bruce Miller lo ha detto chiaramente: non è fatta per essere comoda. Elisabeth Moss lo ribadisce a ogni episodio: “Non puoi attraversare questa storia e uscirne illeso.” Non ci sono eroi perfetti, né soluzioni pulite. Solo scelte sbagliate, compromessi laceranti, e personaggi costretti a pagare il prezzo della propria coscienza. Ed è proprio questo a renderla così necessaria: perché ti costringe a chiederti da che parte staresti tu.