Riarmo: dopo la Germania, altri 15 Paesi UE chiedono la deroga al Patto di Stabilità
Dopo la richiesta avanzata dalla Germania, altri 15 Paesi dell’Unione Europea hanno presentato domanda per sospendere il Patto di stabilità e aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni. Si tratta, nello specifico, di Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, e Ungheria. La richiesta arriva proprio […] The post Riarmo: dopo la Germania, altri 15 Paesi UE chiedono la deroga al Patto di Stabilità appeared first on L'INDIPENDENTE.

Dopo la richiesta avanzata dalla Germania, altri 15 Paesi dell’Unione Europea hanno presentato domanda per sospendere il Patto di stabilità e aumentare la spesa per la difesa nei prossimi anni. Si tratta, nello specifico, di Belgio, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Lettonia, Lituania, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Slovacchia, Slovenia, e Ungheria. La richiesta arriva proprio allo scadere del termine consigliato dalla Commissione, anche se il Commissario per l’Economia, Valdis Dombrovskis, ha detto che «restiamo aperti a ulteriori richieste di esenzione». I piani di spesa dei Paesi risultano ancora ignoti, ma nell’ambito del piano di riarmo la Commissione Europea ha proposto agli Stati membri di aumentare la spesa per la difesa fino all’1,5% del prodotto interno lordo annuo per quattro anni. Questo debito aggiuntivo, sostiene von der Leyen, potrebbe generare fino a 650 miliardi di euro nel prossimo quadriennio.
La notizia della richiesta di sospensione del Patto di stabilità da parte dei 15 Paesi dell’UE è arrivata mercoledì 30 aprile. Ad aprire le fila, dopo la Germania, è stata la Polonia, a cui sono seguiti altri 10 Paesi. Dopo un primo annuncio da parte del Commissario Dombrovskis, gli ultimi a rispondere all’appello sono stati Bulgaria, Croazia, Lituania e Repubblica Ceca. «In altri casi», rimarca inoltre la Commissione, «si sta procedendo anche a potenziamenti delle capacità di difesa già pianificati». La clausola, spiega il comunicato, copre un periodo di quattro anni e prevede un margine di flessibilità massimo dell’1,5% del PIL. Essa rientra all’interno del «quadro riformato di governance economica» dell’UE, che consente agli Stati membri di «avvalersi di misure di flessibilità economica», e dunque di sospendere i vincoli del Patto di stabilità, «laddove circostanze eccezionali al di fuori del controllo dello Stato membro abbiano un impatto significativo sulle finanze pubbliche dello Stato membro interessato». Secondo l’UE, «la guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e la sua minaccia alla sicurezza europea» giustificherebbero il ricorso a tale misura emergenziale.
La Commissione ha ora un mese di tempo per valutare le richieste presentate dagli Stati membri e per formulare le raccomandazioni necessarie per attivare la clausola nell’ambito del prossimo pacchetto del semestre europeo di primavera 2025. Nel frattempo, come sottolineato da Dombrovskis e dal portavoce della Commissione Europea, Balazs Ujvari, «se dovessero arrivare richieste di sospensione due o tre giorni in ritardo non sarebbe certo la fine del mondo». La scadenza per la presentazione delle domande, in teoria, era fissata allo stesso 30 aprile. Tale data era stata stabilita con l’approvazione del piano di riarmo presentato da Ursula von der Leyen. Secondo la presidente della Commissione, il meccanismo a cui hanno fatto domanda di accesso gli Stati consentirebbe di generare fino a 650 miliardi di euro di investimenti nei prossimi quattro anni. Un’altra misura chiave prevista dal piano è l’istituzione di un fondo da 150 miliardi di euro destinato a fornire prestiti agli Stati membri per finanziare progetti nel settore della difesa. Inoltre, il piano apre alla possibilità di utilizzare il bilancio dell’Unione Europea per stimolare investimenti militari, sfruttando strumenti come i programmi della politica di coesione e altre risorse finanziarie comunitarie.
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