Siccità in Sicilia, a Palermo l’acqua razionata ora è pure più cara. Guasti e mala-gestione: la rete idrica ha una perdita del 50%

Acqua razionata ma allo stesso tempo più cara: a pagare l’emergenza idrica e i disagi che ne conseguono sono infatti gli utenti. È quel che succede a Palermo dove il razionamento dell’erogazione è attivo da dicembre e da poco l’assemblea dei sindaci ha deliberato l’aumento delle tariffe del 7 per cento. Ma non è l’unica […] L'articolo Siccità in Sicilia, a Palermo l’acqua razionata ora è pure più cara. Guasti e mala-gestione: la rete idrica ha una perdita del 50% proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 29, 2025 - 07:30
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Siccità in Sicilia, a Palermo l’acqua razionata ora è pure più cara. Guasti e mala-gestione: la rete idrica ha una perdita del 50%

Acqua razionata ma allo stesso tempo più cara: a pagare l’emergenza idrica e i disagi che ne conseguono sono infatti gli utenti. È quel che succede a Palermo dove il razionamento dell’erogazione è attivo da dicembre e da poco l’assemblea dei sindaci ha deliberato l’aumento delle tariffe del 7 per cento. Ma non è l’unica zona in cui sono previsti aumenti: la soluzione trovata dalla Regione Sicilia per gestire l’emergenza idrica è stata, infatti, quella di riattivare tre dissalatori, la cui spesa energetica però potrebbe quadruplicare i costi con aggravio sulle tariffe degli utenti. Tutto a fronte di una rete che fa letteralmente acqua da tutte le parti, è il caso di dire, con una perdita lungo le condutture che dappertutto sfiora il 50 per cento e ad Agrigento arriva addirittura al 60.

Intanto l’emergenza siccità si è protratta per un altro anno in Sicilia, stavolta colpendo soprattutto la parte occidentale dell’isola, dove lo scorso inverno ha piovuto meno del previsto. Per questo il governo siciliano chiederà la proroga dello stato di emergenza dovuto alla siccità che è in scadenza il prossimo 5 maggio. “A parte il caso dell’Ancipa, che ha raggiunto circa 27 milioni di metri cubi sui trenta di massimo invaso, gli altri bacini sono tutti sotto con punte estremamente preoccupanti, il Rosamarina ha solo 18 milioni di metri cubi dei suoi 100 invasabili, il Garcia-Francese 18 sugli 80, solo 8,8 milioni su 32 al Piana degli Albanesi e un decimo della capacità al Fanaco. Insomma ci vuole poco per immaginare uno scenario simile a quello già vissuto l’anno scorso, nel breve giro di un paio di mesi”, è l’allarme lanciato da Legambiente Sicilia. Una situazione molto critica, dunque, che paradossalmente non esclude neanche i comuni serviti dall’Ancipa nonostante la diga sia quasi piena: negli scorsi giorni, infatti, un guasto lungo la condotta ha costretto Siciliacque (la società che gestisce l’erogazione idrica in parte dell’isola, partecipata al 25 per cento dalla Regione e per la restante parte a partecipazione privata) a interrompere l’erogazione per più di 48 ore.

A creare disagi, infatti, non c’è solo la siccità, ma infrastrutture vetuste sulle quali non è stata fatta una efficace manutenzione. Ma tra gli eccessi climatici e la gestione inefficiente degli impianti, a pagare sono gli utenti: “Se aumentano i costi va da sé che aumentino le tariffe, il punto è perché? Può capitare che sia per la manutenzione fatta più volte nello stesso punto perché quelle precedenti non sono state fatte bene: la manutenzione fatta male, per fare un esempio, porta a una seconda manutenzione che aumenta i costi e di conseguenza le tariffe”, spiega Giuseppe Riccobene di Legambiente, che assieme ai membri della consulta presso Aica, azienda idrica dei comuni agrigentini, sta realizzando un focus proprio sulle tariffe.

Intanto sono iniziati i lavori per l’installazione di due dissalatori a Gela e Porto Empedocle e a breve partiranno i lavori per un terzo dissalatore a Trapani, per uno stanziamento di 90 milioni di fondi di Sviluppo e coesione e 10 milioni dal proprio bilancio regionale. Una soluzione, quella voluta dal presidente Renato Schifani, che in molti ritengono troppo costosa per le tasche dei siciliani. “Il costo in uscita dell’acqua è almeno 4 volte superiore rispetto a quella comprata all’ingrosso: parliamo di proiezioni minime, potrebbe essere anche più costosa e parliamo solo del mantenimento in operatività, non pure dei costi per la realizzazione. Questa acqua così cara poi vado comunque ad immetterla in una rete che per esempio ad Agrigento perde in media il 60 per cento dell’acqua immessa”, spiega Beppe Amato, responsabile per l’emergenza idrica di Legambiente. Un costo almeno quadruplicato che andrà a pesare sulle tasche degli utenti, per questo il neo assessore all’Energia, Francesco Colianni, è al lavoro per attivare un sistema che attinga dalle energie rinnovabile e così scongiurare l’aumento tariffario.

Nel frattempo a Palermo, dopo una breve pausa per la settimana santa, il razionamento tornerà in vigore il 2 maggio ed entro giugno dovrebbe entrare in vigore anche la nuova tariffa con l’aumento del 7 per cento: servirà per un massiccio intervento per sistemare tutta la conduttura, fanno sapere dall’assemblea dei sindaci che ha votato l’aumento. Interventi mancati in passato per inerzia di chi gestiva? Una pronuncia della Corte costituzionale dello scorso 12 marzo ha di fatto dato ragione alla Regione delle tariffe dell’acqua applicate, tariffe che erano state impugnate dell’Amap, la società a totale partecipazione pubblica che gestisce il servizio idrico di Palermo. Nella sentenza della Corte si legge che le tariffe applicate da Siciliacque nel 2016-2019 prevedevano un parere della Commissione, composta dai presidenti delle assemblee territoriali idriche e dall’assessore all’Energia, che però non si è riunita per dare un parere, che si è invece formato “per silenzio significativo”.

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