Scandalo chat, Trump caccia Waltz: "Farà l’ambasciatore all’Onu"

A Rubio l’interim di consigliere per la sicurezza. Ora a tremare è il numero uno del Pentagono. I dazi rallentano l’economia globale e anche Standard&Poor’s rivede le stime al ribasso.

Mag 3, 2025 - 06:26
 0
Scandalo chat, Trump caccia Waltz: "Farà l’ambasciatore all’Onu"

Verrebbe proprio da dire chi si loda si imbroda. Da quando il presidente americano, Donald Trump, ha tenuto il discorso per i suoi primi 100 giorni da capo di Stato, lo scorso 29 aprile, definendoli i migliori di sempre – in un tentativo, maldestro, di autocelebrazione – si stanno verificando eventi che vanno esattamente nella direzione opposta. Intanto, il suo governo ha perso un pezzo. Il Consigliere per la sicurezza nazionale, Michael Waltz, è stato silurato a causa del cosiddetto ‘Signalgate’. Un mese fa, il direttore del The Atlantic era stato aggiunto per errore a una chat di gruppo in cui Waltz discuteva con altri ministri dei raid in Yemen. Erano stati diffusi anche dettagli riguardanti i piani di attacco, pratica espressamente vietata dal regolamento del Dipartimento della Difesa. Trump, in quell’occasione, lo aveva perdonato, dicendo che un piccolo errore in un mese di lavoro impeccabile poteva capitare. Evidentemente, ha cambiato idea. Oppure ha preferito che il suo ex consigliere entrasse in un cono d’ombra per far sì che il suo nuovo incarico come ambasciatore alle Nazioni Unite passasse inosservato. In effetti, di pensieri l’opinione pubblica americana ne ha parecchi e lo ha dimostrato l’altro giorno in occasione delle manifestazioni per il Primo Maggio, che si sono trasformate in cortei contro il tycoon e il suo programma. Una parte si è organizzata grazie al movimento 50501, di cui fanno parte sindacati, movimenti studenteschi e organizzazioni della società civile. Dalla costa ovest alla costa est, dal Nord Dakota alla Louisiana, passando ovviamente per la capitale, oltre 1.000 cortei hanno raccolto la partecipazione di decine di migliaia di persone, nonostante negli Stati Uniti la festa del Lavoro sia un giorno lavorativo. In ogni caso, il ruolo di Waltz sarà occupato ad interim da Marco Rubio, il segretario di Stato. E il prossimo nel mirino di Trump potrebbe essere Pete Hegseth. Il numero uno del Pentagono ha scambiato dati riservati sull’attacco in Yemen anche su un chat di famiglia, oltre a quella dove era stato invitato il direttore di The Atlantic.

Sul banco degli imputati non c’è solo l’inquilino della Casa Bianca, ma la gestione dell’economia e il Doge, il Dipartimento per l’efficienza governativa, guidato da Elon Musk e che è responsabile di centinaia di licenziamenti. Lo stato di salute del Paese è al centro anche dell’attenzione del Fondo monetario internazionale e dell’agenzia di rating Standard&Poor’s. A gennaio, il Fmi aveva stimato la crescita Usa al 2,7%. Nelle scorse ore, però, ha rivisto le sue previsioni, abbassandola a 1,8%, decurtandola quindi di un terzo. E siamo solo a maggio. Secondo alcune banche d’affari, potrebbe addirittura andare peggio. Secondo alcune, il rischio che nella seconda metà del 2025 l’economia americana vada in recessione è più che probabile.

E se vanno male gli Usa, vanno male anche tutti gli altri. A dirlo chiaramente è Standard&Poor’s. La nota agenzia di rating, proprio ieri, ha annunciato di aver tagliato le sue previsioni sulla crescita mondiale dello 0,3% per il 2025, dello 0,4 per il 2026 e dello 0,1 per il 2027. Il Pil, dunque, crescerà del 2,7% quest’anno, del 2,6% il prossimo e del 3,3% fra due. Se la situazione non peggiora. Il Pil Usa, per il 2025 è stimato all’1,5%. Non solo. Secondo l’agenzia di rating potrebbe esserci un rallentamento per l’economia, ma un aumento dell’inflazione. Un combinato disposto che per i consumatori è micidiale. A determinare questa previsione c’è la politica sui dazi, con tutte le turbolenze che sta procurando e che hanno diretta conseguenza sulla fiducia dei consumatori.