Marinetti aveva già (pre)visto tutto. Tv, emoticon e l’infinità di internet

Giordano Bruno Guerri racconta “Effetì“, il profeta che ispira la mostra “Mondo Futurista“ al via da domani

Mag 3, 2025 - 06:26
 0
Marinetti aveva già (pre)visto tutto. Tv, emoticon e l’infinità di internet

Bruno Guerri
Nel 1909 esplode all’improvviso, in Italia, un movimento artistico che produrrà tutte le avanguardie successive, cambierà per sempre il rapporto arte-vita, guarderà esclusivamente al futuro delle arti, della vita, della scienza, dell’uomo. Si chiamò, infatti, futurismo, e a generarlo, dal nulla, fu un uomo solo, di 33 anni. Non è un artista, è un visionario lucido e si chiama Filippo Tommaso Marinetti, per gli amici Effetì. In pochi anni raccolse intorno a sé le più originali, nuove, personalità artistiche d’Italia e d’Europa.

A differenza delle altre avanguardie intellettuali dell’epoca – in tutto il mondo – quella del futurismo non si limitò a immaginare e precorrere un futuro prossimo, ma riuscì a intuire molto più lontano, spesso in modo più sofisticato e preciso della fantascienza. Marinetti, specialmente, sembra possedere doti divinatorie per come "vede" in quel domani che è il nostro oggi, dal Manifesto del futurismo, del 1909, in poi. Simona Cigliana ha elencato una serie impressionante di alcune sue previsioni.

L’uomo del futuro – noi – inclinerà al "dinamismo della vita", ovvero all’efficienza e alla praticità. Grazie ai "metalli vinti", all’elettricità e ai carburanti sarà dotato di "un esercito di schiavi, ostili e pericolosi ma sufficientemente addomesticati che lo trasportano velocemente sulle curve della terra" e "gareggerà in velocità con le stelle". L’energia verrà tratta dai mari e dai venti, "regolata da tastiere che vibrano sotto le dita di ingegneri seduti davanti ai quadri di distribuzione". Gli uomini avranno "mobili d’acciaio, venti volte più leggeri e meno costosi dei nostri" e potranno "scrivere in libri di nickel, il cui spessore non supera i tre centimetri", che costano pochissimo e contengono "nondimeno, centomila pagine": sono il computer e l’hard disc.

"Il caldo, il fresco e la ventilazione sono regolati da rapidi meccanismi", tutto è controllato "per mezzo di telefoni senza fili". L’agricoltura è meccanizzata, le risorse sfruttate intensivamente, e l’uomo – prendendo anche l’abitudine di "mangiare in velocità" – può finalmente dedicare le sue energie a "un sovrappiù di godimento". Giorno e notte si fondono nel lavoro e nel piacere, mentre "il tragico ritorno annuo delle feste tradizionali va scolorandosi di interesse". Effetì arriva addirittura a prevedere che le stagioni saranno "fuse", un fenomeno che oggi chiamiamo la scomparsa delle mezze stagioni. (...)

Lo scambio di informazioni sarà immediato e sbrigativo, "istintivamente" l’uomo "non perderà tempo a costruire i periodi. S’infischierà della punteggiatura, disprezzerà cesellature e sfumature di linguaggio", userà i segni matematici + – × e immagini che "servono ad esprimere la mimica facciale e la gesticolazione". Sono gli sms, le mail, le chat, i post, i tweet e gli emoticon, intuiti con decenni di anticipo. Il cinema "diventerà la migliore scuola per i ragazzi" e "darà all’intelligenza un prodigioso senso di simultaneità e di onnipresenza".

Un nuovo varietà "distruggerà sistematicamente tutte le nostre concezioni di prospettiva, di proporzione, di tempo e di spazio", è una "vetrina rimuneratrice d’innumerevoli sforzi inventivi", che "si nutre di attualità veloce", "cumulo di avvenimenti sbrigati in fretta e di personaggi spinti da destra a sinistra in due minuti, fusione ribollente "di tutti gli sghignazzamenti, di tutte le contorsioni, di tutte le smorfie dell’umanità futura". È la televisione quella che Marinetti descrive, precisando che il nuovo genere di comunicazione nascerà dagli "eccentrici americani", dal loro "dinamismo spaventevole", dalle "loro grossolane trovate", dalle "loro enormi brutalità".

L’umanità (...) più che i poeti onorerà "gli atleti" e le celebrità, con "battaglioni di ammiratori che si assiepano per disputarsi la stella". Gli uomini del futuro, "preso possesso del mondo", avranno "mediocremente bisogno di sapere ciò che facevano i loro avi, ma bisogno assiduo di sapere ciò che fanno i loro contemporanei" e un’"urgente necessità di fissare ad ogni istante" i rapporti con il resto del mondo. È la vittoria della simultaneità sintetica futurista. Una vittoria che Marinetti descrive in una visione profetica di internet, priva soltanto dei termini tecnici che non poteva immaginare: "Una meccanica vittoriosa che tiene chiusa la terra nella sua rete di velocità", "sintesi dei maggiori sforzi cerebrali dell’uomo, nuovo corpo vivo quasi umano che moltiplica il nostro" e che consente "rapporti sempre più profondi e solidi, quantunque lontanissimi"; è una "eterna velocità omnipresente" che permette all’intelligenza di effondersi "nell’infinito dello spazio e del tempo". (...)

Il futurismo ha insegnato che può essere bello l’atto più insignificante, l’istinto più elementare e più povero di sovrastrutture intellettuali. L’eternità è una fisima di poeti troppo seri e pretenziosi: si goda l’effimero, annunciò Marinetti, intuendo per primo che l’oggetto quotidiano, l’immagine pubblicitaria, il prodotto commerciale finiranno nei musei. La pop art, Andy Warhol, le esplorazioni musicali di John Cage, gli happening hanno molti debiti verso di lui. (...)

Questa mostra (...) dimostra in abbondanza quanto sia stato importante, innovativo e ancora vivo fra noi, il movimento creato dal geniale Filippo Tommaso Marinetti.