Riforma Irpef e cuneo, 586 euro in più a 11,8 milioni di famiglie
Istat. Gli effetti delle politiche redistributive promosse nel 2024 dal governo Meloni. Con la fine del reddito di cittadinanza e l’avvio dell’Assegno di inclusione 850mila nuclei hanno perso 2.600 euro l’anno Un beneficio per 11,8 milioni di famiglie per un importo medio annuo di 586 euro: è l’impatto che ha avuto la riforma dell’Irpef dal […] L'articolo Riforma Irpef e cuneo, 586 euro in più a 11,8 milioni di famiglie proviene da Iusletter.

Istat. Gli effetti delle politiche redistributive promosse nel 2024 dal governo Meloni. Con la fine del reddito di cittadinanza e l’avvio dell’Assegno di inclusione 850mila nuclei hanno perso 2.600 euro l’anno
Un beneficio per 11,8 milioni di famiglie per un importo medio annuo di 586 euro: è l’impatto che ha avuto la riforma dell’Irpef dal 1 gennaio 2024 insieme al cosiddetto taglio del cuneo contributivo a carico dei dipendenti con retribuzione annua lorda (Ral) inferiore a 35mila euro.
Sono le simulazioni dell’Istat a valutare gli effetti sui redditi disponibili delle famiglie generati dalle politiche redistributive messe in campo nel 2024 dal governo Meloni. Il guadagno medio di 586 euro è stimato dall’Istat rispetto al reddito disponibile che queste famiglie avrebbero avuto se le misure sulla decontribuzione e di riforma dell’Irpef fossero rimaste le stesse del 2023. Il vantaggio è andato al 44,9% delle famiglie residenti in Italia.
Da considerare che 9 milioni e 600mila famiglie (36,8% delle famiglie residenti) hanno beneficiato della sola riforma Irpef, non essendo coinvolte dalla decontribuzione, per un guadagno medio di 251 euro, in termini di minori imposte dirette dovute. Il guadagno maggiore riguarda i redditi delle famiglie nei quinti medio-alti. Di contro, però, ci sono circa 300mila famiglie che hanno registrato una perdita media di 426 euro, riconducibile in larga parte alla perdita del diritto al trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente, il cosiddetto bonus Irpef, a causa dell’aumento del reddito imponibile generato dallo sconto contributivo.
Un’altra misura, analizzata dall’Istat è l’esonero totale dei contributi previdenziali delle lavoratrici madri di almeno tre figli con rapporto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (con due figli in via sperimentale) con un limite massimo di 3mila euro annui, andato a circa 750mila lavoratrici madri che hanno guadagnato, rispetto al 2023, poco più di mille euro. Un quarto di queste, avendo una retribuzione annua lorda superiore ai 35mila euro, non erano beneficiarie dell’esonero parziale previsto per i lavoratori dipendenti nel 2023: per loro il guadagno medio è maggiore, pari a oltre 1.800 euro.
Quanto al bonus Natale da 100 euro, ne hanno beneficiato 3 milioni di famiglie.
La fine del Reddito di Cittadinanza dal 1 gennaio 2024 , sostituito dall’Assegno di inclusione (Adi) e da Supporto formazione lavoro (Sfl), secondo l’Istat ha prodotto un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie (il 10% percettori di Sfl): il 3,2% delle famiglie residenti. Hanno perso circa 2mila 600 euro annui, a svantaggio quasi esclusivo delle famiglie più povere. In tre quarti dei casi (oltre 620mila nuclei) si tratta di nuclei che hanno perso il diritto al beneficio e il restante quarto (230mila) sono nuclei svantaggiati dal nuovo metodo di calcolo. A trarre beneficio dalle modifiche agli strumenti di sostegno alla povertà sono poco più di 100mila nuclei, che hanno “guadagnato” 1.216 euro annui grazie al diverso trattamento riservato ai membri disabili del nucleo familiare.
Nel complesso, secondo l’Istat le modifiche al sistema di tassazione hanno prodotto un «effetto contenuto sulla distribuzione dei redditi». L’indice di Gini – indice che misura le disuguaglianze oscillando da un minimo di 0 ad un massimo di 1 – aumenta di poco più di un decimo di punto tra il 2023 e il 2024, pasando dal 30,25% al 30,40%. Questo lieve aumento è dovuto proprio al passaggio dal Rdc all’Adi, che ha impattato negativamente sulle famiglie con reddito disponibile più basso, aumentando di oltre 2 decimi di punto l’indice di Gini.
Questo risultato è «solo parzialmente compensato dal lieve effetto positivo» prodotto dal mix di interventi (riforma dell’Irpef, esoneri contributivi e indennità per i lavoratori dipendenti).
La variazione nella distribuzione della ricchezza è «attribuibile quasi esclusivamente al peggioramento dei redditi più bassi».
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