L’interrogativo dello scienziato Nello Cristianini: «È possibile che una macchina ci superi in intelligenza?»

L’AI sta raggiungendo le prestazioni umane su molti ambiti. Ma cosa avverrà dopo? Prova a rispondere Nello Cristianini, professore di Intelligenza artificiale all’Università di Bath e autore di “Sovrumano - oltre i limiti della nostra intelligenza”, edito dal Mulino, trilogia sulle macchine pensanti. Qui una riflessione in esclusiva per i nostri lettori

Mar 23, 2025 - 04:39
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L’interrogativo dello scienziato Nello Cristianini: «È possibile che una macchina ci superi in intelligenza?»

Se vi sentite confusi dalla rapida accelerazione dell’intelligenza artificiale non siete soli: anche gli esperti più ottimisti sono stati colti di sorpresa dal progresso degli ultimi tre anni. Ma sono gli ultimi dodici mesi quelli che hanno portato le maggiori novità e il trend potrebbe continuare: in molti test (ma non in tutti) le prestazioni delle nostre macchine intelligenti si sono avvicinate a quelle umane. Misurare le diverse abilità è importante per portare la discussione dal terreno delle opinioni a quello dei fatti. 

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Grazie a massicci investimenti nell’hardware e nell’acquisizione di dati ma anche grazie a innovazioni tecniche come i Large Reasoning Models, oggi si parla apertamente di Artificial General Intelligence, un tipo (ipotetico) di AI che eguaglierebbe gli esseri umani in quasi tutti i compiti intellettuali. I grandi gruppi di ricerca industriale ci stanno investendo miliardi e alcuni prevedono che questo traguardo potrebbe essere a portata.  Anche se non possiamo conoscere il futuro, questo è sicuramente un buon momento per riflettere. 

La prima considerazione è che in questo momento le opinioni generiche servono a poco: bisogna partire dai risultati sperimentali, ovvero gli indicatori di performance ottenuti misurando i vari modelli di AI in una serie di abilità diverse. Questo è il ruolo dei “valutatori”, gli esperti che creano batterie di test “psicometrici” per macchine chiamati “benchmark”. Ce ne sono dozzine: alcuni dedicati a valutare le capacità linguistiche, altri quelle logiche, altri ancora quelle spaziali.

La storia che questi indicatori ci raccontano è quella di un rapido progresso con un divario tra esseri umani e macchine in rapida riduzione e, occasionalmente, qualche superamento in certi ambiti. Ogni volta che viene proposto un nuovo test “insuperabile” entrano in azione gli “addestratori” che fanno il possibile per superarlo creando un nuovo modello più potente. E poi il ciclo si ripete.

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Nello Cristianini

Nel caso dell’intelligenza artificiale specialistica siamo abituati da anni a prestazioni “sovrumane”, come nel caso del riconoscimento di volti, di certe radiografie e nelle traduzioni. Ma nel caso dell’AGI (intelligenza artificiale generale) questa è una novità: la nozione di un singolo (enorme) modello di intelligenza artificiale in grado di competere con gli esperti umani in un’ampia gamma di compiti intellettuali pone delle sfide economiche e culturali. 

Cosa possiamo aspettarci che accada ora? E’ possibile che una macchina superi gli esseri umani nella maggioranza dei compiti intellettuali? E se accadesse, saremmo pronti a riconoscerlo? “Sovrumano” è proprio questo: ciò che supera le capacità umane, ed è giunto il momento di prendere sul serio questa possibilità.

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Non possiamo prevedere con esattezza né i tempi né la direzione di sviluppo della nuova AI, ma la possibilità di prestazioni superiori a quelle umane è diventata ormai concreta. Continuiamo a guardare i risultati dei benchmark disponibili e se riteniamo che questi non catturino l’essenza dell’intelligenza umana possiamo e dobbiamo proporne di migliori. E’ meglio proporre un nuovo test che ripetere senza dimostrazione che l’AGI è un traguardo impossibile.  Questo è un ruolo in cui i colleghi di ogni disciplina potrebbero essere preziosissimi.