«L’Euro digitale serve a difendere la sovranità monetaria europea»
«L’euro digitale, cioè la forma digitale di banconote e monete, è un progetto senza precedenti in una grande economia di mercato come quella europea e interessa un bene primario nel sistema finanziario: la valuta. L’euro digitale sarà inclusivo, accessibile a tutti, gratuito, consentirà di pagare ovunque nell’area dell’euro in qualsiasi contesto, online e offline, come nessun altro strumento […] L'articolo «L’Euro digitale serve a difendere la sovranità monetaria europea» proviene da Iusletter.

«L’euro digitale, cioè la forma digitale di banconote e monete, è un progetto senza precedenti in una grande economia di mercato come quella europea e interessa un bene primario nel sistema finanziario: la valuta. L’euro digitale sarà inclusivo, accessibile a tutti, gratuito, consentirà di pagare ovunque nell’area dell’euro in qualsiasi contesto, online e offline, come nessun altro strumento ad oggi consente di fare. Inoltre consentirà di creare un mercato unico europeo dei pagamenti e di rafforzare l’autonomia strategica e la sovranità monetaria dell’area dell’euro». Chiara Scotti, Vice Direttrice Generale della Banca d’Italia, in questa intervista esclusiva mette in risalto i punti di forza dell’euro digitale, ne sottolinea l’importanza strategica ed auspica un’accelerazione del suo processo legislativo. «L’euro digitale non si sostituirà ai contanti e alle altre modalità di pagamento esistenti ma offrirà un’alternativa, uno strumento aggiuntivo», rassicura.
Che importanza ha l’euro digitale per il futuro dell’Europa?
Le soluzioni digitali, come le carte di credito e i pagamenti mobili che si stanno diffondendo rapidamente, viaggiano principalmente su binari non europei, gravando sulla nostra autonomia strategica. In aggiunta, l’avvento di stablecoin denominate in dollari (o in altra valuta estera) potrebbe intaccare la sovranità monetaria europea. L’euro digitale rappresenterebbe un potente strumento di unità, identità strategica e sovranità.
La mera adozione di standard tecnici, condivisi da parte di operatori privati, porterebbe alla compresenza di molteplici soluzioni di pagamento e alla permanenza della frammentazione. In questo contesto, l’intervento del settore pubblico è cruciale per garantire una soluzione unica con regole condivise su questioni fondamentali, quali l’inclusione, i costi e l’esperienza d’uso.
Infine, il coinvolgimento di istituzioni pubbliche, come le banche centrali, rappresenta una garanzia di affidabilità e sicurezza del sistema dei pagamenti, di liquidità e valore della moneta digitale e di tutela della privacy per i consumatori che sarà massima nella modalità offline, assimilabile al livello di anonimato offerto
dal contante.
Quali sono i tempi per la nascita dell’euro digitale? Cosa serve per accelerare il progetto?
I principali passi per la realizzazione dell’euro digitale sono tre: l’approvazione del Regolamento da parte del Parlamento e del Consiglio dell’Unione Europea, la realizzazione di un’infrastruttura adeguata, capace di connettere ogni angolo d’Europa e, infine, la fase di distribuzione e accettazione. L’euro digitale, come l’euro cartaceo, per avere corso legale di banca centrale ha bisogno di una legge che lo istituisca.
Nei giorni scorsi, la Presidente della BCE Christine Lagarde ha sottolineato l’urgenza di accelerare il processo legislativo, esortando i leader e i legislatori dell’UE a risolvere rapidamente le questioni non ancora decise, come il modello di compensazione (cioè delle commissioni), ricordando che lo sviluppo dell’euro digitale è una questione urgente – soprattutto alla luce del tumultuoso sviluppo delle tecnologie di pagamento e del difficile contesto geopolitico. Non potrei essere più d’accordo con lei. In BCE e nell’Eurosistema siamo pronti a portare avanti il progetto: serve però una legge che ci autorizzi a realizzarlo.
Se non affrontiamo questa sfida, rischiamo di perdere il controllo sulla nostra moneta e di diventare dipendenti da attori esterni e da regole che non tutelano né gli intermediari, né i consumatori, né i commercianti e le imprese.
L’euro digitale funzionerà offline. Significa che senza wi-fi, senza internet si potrà pagare in euro digitale come in contanti?
La funzionalità offline sarà una delle caratteristiche più innovative del progetto: nessun sistema di pagamento digitale attualmente disponibile è in grado di offrirla.
L’accessibilità sarebbe anche rafforzata dalla possibilità di effettuare pagamenti offline, senza connessione alla rete. Questa caratteristica sarebbe fondamentale per chi vive in zone con copertura di rete limitata o per chi semplicemente preferisce avere una soluzione di pagamento che funzioni in ogni circostanza o che vuole decidere all’inizio del mese quanto spendere.
Il nostro obiettivo è garantire una maggiore inclusività e resilienza del sistema dei pagamenti.
Inclusività in quanto la soluzione offline assicurerebbe pagamenti in posti remoti, con bassa o nulla connettività e garantirebbe un’esperienza simile al contante.
Resilienza perché il sistema consentirebbe alle persone di pagare digitalmente anche nel caso in cui i circuiti online non dovessero funzionare, ad esempio, a causa di un attacco cyber. Sono scenari che speriamo di non dover testare, ma le turbolenze di questi tempi ci impongono di essere preparati.
L’euro digitale garantisce la privacy? La BCE non diventerà un Grande Fratello finanziario?
Nei pagamenti con l’euro digitale la BCE non riceverà mai (né online né offline) alcun tipo di informazione sui pagamenti effettuati, ma saprà soltanto che i pagamenti sono stati fatti sui conti dell’euro digitale, per una questione di sicurezza degli utilizzatori stessi. La modalità offline offre il livello massimo di privacy, esattamente come il contante: i dettagli delle transazioni in euro digitale offline sarebbero noti solo all’ordinante e al beneficiario, neanche gli intermediari sapranno da chi arriva il pagamento, per quale importo, chi lo riceve e perché.
L’euro digitale è inclusivo:
ma come?
I servizi di base dell’euro digitale sarebbero gratuiti per gli utenti, evitando costi nascosti o commissioni, rendendolo una soluzione inclusiva e adatta a tutti. L’euro digitale è stato pensato per essere uno strumento di pagamento veramente accessibile, indipendentemente dall’età, dalle competenze digitali o dalla familiarità con il sistema bancario. L’euro digitale inoltre sarebbe offerto da una vasta gamma di intermediari, non solo dalle banche. I cittadini non potranno aprire un conto direttamente in BCE o in Banca d’Italia: le banche centrali hanno rapporto solo con istituzioni finanziarie. Tuttavia il conto dell’euro digitale, che avrà un importo massimo, potrà essere collegato ai conti bancari per consentire a cittadini di effettuare pagamenti in euro digitale attingendo alla moneta della banca commerciale, superando così il tetto sul conto BCE.
Per gli utenti che già usano smartphone e app per gestire le proprie finanze (come i giovani), l’euro digitale rappresenterebbe un’opzione in più, comoda e sicura, con l’affidabilità di una moneta garantita dalla banca centrale.
Allo stesso tempo, l’euro digitale sarebbe uno strumento utilizzabile anche da chi non ha accesso a internet o non si sente a proprio agio con le nuove tecnologie, come molte persone anziane. Per questo, l’euro digitale potrà essere utilizzato anche tramite una carta fisica e saranno disponibili servizi di assistenza per chi ha difficoltà nell’utilizzo.
In che modo l’euro digitale rafforza la sovranità?
L’euro digitale sarebbe uno strumento chiave per rafforzare l’autonomia strategica e la sovranità monetaria europee. Oggi, in 13 dei 20 Paesi dell’area dell’euro non esiste un circuito di carte nazionali. Le carte bancomat, emesse dalle banche, sono utilizzabili solo su scala nazionale, mentre all’estero i pagamenti con bancomat vengono fatti tramite circuiti internazionali non europei. Questa situazione limita la nostra autonomia strategica ed espone il nostro sistema attuale a possibili rischi geopolitici. L’avvento di stablecoin estere potrebbe anche compromettere largamente la nostra sovranità monetaria, con potenziali conseguenze economiche e di stabilità finanziaria.
Per noi è importante offrire un’alternativa del tutto europea, lasciando i cittadini liberi di scegliere la soluzione preferita. Un’Eurozona dotata di una sua moneta digitale rafforzerebbe la propria posizione sullo scenario economico-finanziario internazionale e tutelerebbe meglio i propri interessi.
Stablecoin, cryptoasset, euro digitale: qual è la differenza tra questi strumenti?
L’euro digitale, le criptoattività e le stablecoin sono strumenti profondamente diversi.
L’euro digitale sarebbe una forma digitale del contante, con l’affidabilità intrinseca di una valuta ufficiale garantita dalla Banca centrale europea.
Le criptoattività, come Bitcoin, non sono valute ma strumenti speculativi altamente volatili, basati sulla scarsità, privi di un valore intrinseco: il valore è determinato dai possessori della criptoattività, cioè il valore che i possessori credono che la criptoattività abbia. Nel momento in cui non si crede più in alcun valore di una criptoattività, quella cessa di avere valore.
Le stablecoin sono una forma tokenizzata di moneta, sono e-money-tokens: ovvero moneta elettronica privata, emessa cioè da soggetti privati e ancorata alle valute che rappresenta. A fronte di un’emissione di stablecoin per 100 milioni di euro, per esempio, occorre una riserva in valuta per lo stesso valore di 100 milioni di euro. Tuttavia, in alcuni casi, il termine stablecoin è utilizzato in maniera estensiva. Mi riferisco ai token chiamati Asset Reference Tokens (ART) in MiCAR che mirano a mantenere un valore stabile, facendo riferimento a un paniere di valute o a un diritto oppure a una combinazione di diversi asset: per esempio, il valore di un oggetto d’arte o di una squadra di calcio. Proprio perché il prezzo del sottostante, ossia delle riserve a cui sono ancorati, può fluttuare, gli ART potrebbero non garantire la stabilità del loro valore.
Fino a che punto euro digitale
e stablecoin possono co-esistere?
Sebbene si possa immaginare
un ecosistema dei pagamenti in cui euro digitale e stablecoin private ancorate all’euro co-esistano, solo l’euro digitale avrebbe l’affidabilità intrinseca di una valuta ufficiale garantita dalla Banca centrale europea.
L’impatto di questi strumenti sul sistema finanziario sarebbe diverso. Mentre l’euro digitale avrebbe dei limiti di detenzione, per non ridurre i depositi bancari,
le stablecoin non ne prevedono alcuno. Questo potrebbe avere profondi impatti sulla struttura della raccolta bancaria, riducendo quella al dettaglio e aumentando quella all’ingrosso, generalmente più volatile e costosa. Non possiamo escludere effetti delle stablecoin in euro sulla stabilità finanziaria e sull’offerta di credito all’economia.
Le conseguenze della diffusione in Europa di stablecoin ancorate a valute diverse dall’euro sarebbero persino maggiori, andando a intaccare la nostra sovranità monetaria.
L’euro digitale funziona solo
al dettaglio oppure si può usare anche per pagamenti all’ingrosso?
L’euro digitale rappresenta la componente al dettaglio di un progetto più ampio dell’Eurosistema che riguarda anche i pagamenti all’ingrosso. L’innovazione su cui stiamo puntando è un fattore propulsivo. Oltre allo sviluppo dell’euro digitale a livello retail, stiamo infatti lavorando alla realizzazione di soluzioni wholesale per integrare le transazioni basate su Distributed Ledger Technologies (DLT) con i sistemi per il regolamento delle transazioni all’ingrosso in moneta di banca centrale. Ciò permetterebbe di regolare transazioni in tempo reale 24/7 e di gestire negoziazione, regolamento e custodia sulla stessa piattaforma. Ridurrebbe inoltre i rischi di credito, le operazioni fallite e la necessità di riconciliazione, e consentirebbe di abbassare i costi operativi e migliorare la liquidità nei mercati finanziari.
Le banche commerciali hanno motivo di temere l’euro digitale?
Le discussioni avute finora con la comunità bancaria sono state fruttuose e costruttive. Stiamo condividendo il fondamentale messaggio che l’euro digitale sarebbe un’opportunità anche per gli intermediari. Non ci sarà alcun rischio di fuga dei depositi: da una parte sarà introdotto un limite alla quantità di euro digitale detenibile da ogni cittadino, incentivando così il suo utilizzo come mezzo di pagamento e non come forma di risparmio; dall’altra, l’ammontare di euro digitale detenuto nei wallet, come accade con le normali banconote che conserviamo nel portafoglio, non maturerebbero gli interessi che vengono riconosciuti a chi detiene i propri risparmi in un conto corrente.
La gestione del risparmio e l’offerta di servizi di pagamento ai cittadini non sono compiti della banca centrale, ma degli intermediari. Come indicato nella proposta di Regolamento UE, la BCE non avrà alcuna relazione contrattuale con gli utenti: l’euro digitale sarà distribuito esclusivamente da intermediari vigilati. Le banche si troverebbero in una posizione ideale per fornire servizi a valore aggiunto e per innovare, sviluppando soluzioni su misura per l’adozione e la diffusione dell’euro digitale.
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