Prestazione universale anziani 2025, pubblicato il decreto attuativo: come funziona
Con la prestazione universale anziani 2025 l’assistenza pubblica cambia volto: contributi fino a 1420 euro per gli over 80 non autosufficienti, ma solo con regole chiare e spese certificate

La prestazione universale per anziani non autosufficienti non è un bonus qualunque, ma il primo serio tentativo di razionalizzare l’assistenza pubblica agli over 80 più fragili. Nata con la legge delega 33/2023 e resa operativa dal decreto attuativo pubblicato in Gazzetta il 22 aprile 2025, questa misura segna l’inizio di una fase sperimentale che durerà fino alla fine del 2026.
Si affianca (e in certi casi sostituisce) l’indennità di accompagnamento, introducendo una logica più selettiva, una gestione vincolata delle risorse e un sistema di controlli capillare.
Pensata per chi ha bisogno concreto di aiuto, la prestazione combina un contributo economico fisso con una quota integrativa destinata all’assunzione regolare di assistenti o all’acquisto di servizi domiciliari.
Prestazione universale anziani 2025: a chi spetta e quali sono i requisiti
Il nuovo beneficio spetta alle persone anziane di almeno 80 anni che si trovano in condizioni di gravissima non autosufficienza. Il decreto attuativo prestazione universale pubblicato in Gazzetta definisce con precisione i requisiti di accesso. Oltre all’età, è necessario:
- essere titolari dell’indennità di accompagnamento o in possesso dei requisiti per ottenerla;
- avere un Isee non superiore a 6.000 euro;
- risultare in condizione di bisogno assistenziale gravissimo, secondo le valutazioni dell’Inps e delle commissioni tecnico-scientifiche.
Tutti i requisiti devono essere soddisfatti al momento della domanda e restare validi per l’intera durata della prestazione.
L’intervento sostituisce l’indennità di accompagnamento e la integra con una quota aggiuntiva finalizzata alla copertura delle spese per l’assistenza. Le famiglie potranno scegliere se utilizzare la quota integrativa per assumere regolarmente un assistente familiare o per acquistare servizi professionali da soggetti accreditati.
Come fare domanda per la nuova prestazione per anziani non autosufficienti
Dal 1° gennaio 2025 è possibile fare domanda per accedere alla prestazione universale anziani 2025. La richiesta deve essere inviata online tramite il portale Inps, eventualmente con il supporto dei patronati.
Alla domanda possono essere allegati documenti che comprovano la condizione di non autosufficienza, come verbali sanitari, valutazioni multidimensionali delle Asl o documenti omologati dal tribunale.
Una volta ricevuta la richiesta, l’Inps ha 30 giorni di tempo per verificare i requisiti e comunicare l’esito. In caso di accoglimento, l’Istituto procede all’erogazione del contributo mensile.
A quanto ammonta l’importo mensile della prestazione universale
La prestazione è composta da due quote: una quota base, corrispondente all’attuale indennità di accompagnamento (circa 570 euro al mese), e una quota integrativa fino a un massimo di 850 euro mensili. Quest’ultima è destinata esclusivamente alla copertura delle spese per assistenti familiari regolarmente assunti o per servizi di cura professionali.
Entrambe le componenti della prestazione sono esenti da imposte e non sono pignorabili. L’importo complessivo può quindi arrivare fino a 1.420 euro al mese.
Le modalità di spesa della quota integrativa sono soggette a controlli rigorosi, documentabili tramite buste paga, contratti di lavoro e fatture elettroniche.
Cosa succede in caso di controlli Inps e quando si perde il diritto
L’Inps effettuerà controlli a campione e incroci di dati per accertare che la quota integrativa sia utilizzata correttamente. In caso di utilizzo non conforme (ad esempio spese non documentate o personale non regolarmente assunto) l’Istituto può revocare la quota integrativa e richiedere la restituzione degli importi indebitamente percepiti.
La decadenza dalla prestazione universale anziani 2025 scatta anche in caso di perdita dei requisiti o di mancato rispetto delle condizioni previste.
Chi perde la prestazione può eventualmente continuare a ricevere l’indennità di accompagnamento, se ancora in possesso dei requisiti previsti dalla normativa vigente.