Obbligazioni convertibili resilienti anche in questa fase di mercato
Il nervosismo degli investitori per l’annuncio dei dazi da parte di Donald Trump non ha risparmiato del tutto nemmeno le obbligazioni convertibili, che tuttavia hanno svolto il loro ruolo di diversificazione e di protezione dai ribassi durante lo shock del mercato

Il nervosismo degli investitori per gli annunci di Trump del 2 aprile (il cosiddetto “Liberation Day”) relativi a forti aumenti dei dazi, non ha risparmiato nemmeno le obbligazioni convertibili. Tuttavia, questo è stato il contesto perfetto per mostrare il ruolo che le obbligazioni convertibili svolgono all’interno dei portafogli: “i bond convertibili hanno svolto egregiamente il loro ruolo di protezione dai ribassi, scendendo solo del 4,5% mentre i mercati azionari globali hanno perso l’11,1%”, fa notare Francesco Lomartire, Head of Intermediary Client Coverage Southern Europe di State Street Global Advisors, che di seguito illustra nei particoli la view su questi prodotti in questa particolare fase di mercato.
“Le obbligazioni convertibili – spiega Lomartire – rimangono un valido strumento per ottenere un’esposizione alle azioni, ma offrono una volatilità inferiore. Tuttavia, questa volta la convessità delle obbligazioni non ha funzionato: le critiche di Donald Trump alla leadership e all’indipendenza della Fed, unite allo svolgimento di operazioni con leva finanziaria sulla parte lunga della curva dei Treasury, hanno portato a un aumento dei rendimenti obbligazionari a lungo termine. E il rendimento dei Treasury a 30 anni è passato dal 4,42% del 4 aprile al 4,90% del lunedì di Pasqua (21 aprile). Le obbligazioni convertibili presentano una sensibilità relativamente bassa al rischio legato al tasso d’interesse, il che le rende più interessanti sia rispetto alle obbligazioni high yield, dove gli spread creditizi si sono fortemente ampliati, sia rispetto alle obbligazioni a lungo termine, che sono altamente sensibili agli aumenti dei rendimenti a lungo termine”.
“Dall’inizio del mese – prosegue l’esperto di State Street GA – i fattori che hanno determinato la performance sono stati diversi, con la società industriale tedesca Rheinmetall che ha contribuito a circa lo 0,18% del rendimento dell’indice FTSE Qualified Global Convertible Bond, dietro a Microstrategy, che ha contribuito allo 0,31%. La performance peggiore è stata quella della grande obbligazione di Alibaba (in calo dell’8,47%), che ha contribuito al -0,25% della performance complessiva del mese. JD.com è stato il secondo peggior performer (con un calo dell’8,25%) e ha contribuito a un effetto negativo di 8 punti base a livello complessivo”.
Protezione al ribasso
Continua Lomartire: “gli investitori devono notare la convessità che l’opzione di conversione offre rispetto all’indice azionario sottostante. Su base annua, le obbligazioni convertibili dell’indice FTSE Qualified Global Convertible Bond hanno sovraperformato il paniere azionario sottostante di quasi il 2% e dello 0,94% da un mese all’altro, con un picco di sovraperformance l’8 aprile rispettivamente dell’11,4% e del 7,2%. La protezione offerta in ondate di volatilità è un elemento fondamentale delle obbligazioni convertibili. È una caratteristica che può offrire resilienza in un contesto di incertezza”.
Principali rischi e fattori di supporto i bond convertibili nel secondo trimestre
- Capitalizzazione di mercato: l’universo globale delle obbligazioni convertibili è composto è da società a piccola e media capitalizzazione per quasi il 50% della sua esposizione. Queste ultime sono più sensibili alle battute d’arresto della crescita economica e potrebbero essere impattate da scenari di recessione. Tuttavia, le valutazioni di mercato delle obbligazioni di questi emittenti nell’universo delle obbligazioni convertibili sono già basse e limitano il rischio di un ulteriore calo dei prezzi.
- Rischi di credito: aumenterebbero in caso di recessione. Gli spread di credito si sono già ampliati, il che potrebbe complicare i futuri rifinanziamenti. Tuttavia, il rischio di default per gli emittenti di obbligazioni convertibili è inferiore. Dal punto di vista del rating, queste obbligazioni rientrano più comunemente nel segmento crossover, a differenza degli emittenti high yield, che sono tutti sotto il grado investment grade.
- Driver azionari/obbligazionari: la diversificazione del mercato all’interno dell’universo delle obbligazioni convertibili, con profili azionari, misti e obbligazionari, permette di avere sempre un motore di performance e, quindi, di navigare attraverso le diverse configurazioni di mercato (supponendo che uno dei due titoli azionari o obbligazionari stia andando bene). In particolare, qualsiasi recupero dei mercati azionari – in un contesto di incertezze legate alla guerra commerciale e di recessione contenuta – supporterebbe la performance di questa asset class.
- Aumento delle cedole: un aumento delle cedole è possibile in un contesto di maggiore stress. Il rendimento attuale delle obbligazioni convertibili è già incrementato e attualmente si attesta intorno all’1,2%. Potrebbe aumentare ulteriormente quando gli emittenti di obbligazioni convertibili cercheranno di attirare acquirenti di nuove emissioni.
- Valutazioni attuali: le valutazioni sono scese, con il delta medio dell’indice FTSE Qualified Global Convertible Bond che si è attestato a 43,5 (in aumento rispetto al minimo di 39 raggiunto durante il picco della volatilità). Questo livello di delta offre un profilo difensivo contro un calo della performance dei mercati azionari, pur avendo una bassa sensibilità ai tassi d’interesse in caso di aumento dei rendimenti dei Treasury se la tendenza alla disinflazione dovesse arrestarsi.
“Nel complesso conclude Lomartire – il profilo più equilibrato delle obbligazioni convertibili potrebbe aiutare gli investitori a navigare in quello che rimane un contesto positivo per gli asset di rischio, visti gli attuali dati macroeconomici, inclusi i risultati sugli utili. Tuttavia, la continua volatilità manterrà gli operatori di mercato vigili, e la convessità offerta dalle obbligazioni convertibili potrebbe contribuire a garantire una performance più stabile, sia all’interno di allocazioni ampie sia come complemento alle esposizioni più redditizie nei portafogli a reddito fisso”.