Nicoletta Romanoff: "Dal lutto alla fede. Il mio percorso"
“Come il tralcio alla vite“, l’autobiografia dell’attrice "Parlare del suicidio di mio fratello è stato catartico".

La voce calma che nasconde l’emozione, i secondi di silenzio prima di rispondere, la scelta calibrata delle parole. Contattiamo Nicoletta Romanoff a un paio d’ore dalla presentazione del suo primo libro, Come il tralcio alla vite – La sfida di rimanere in cammino con Dio (Rizzoli), la cui prefazione è a firma di Erri De Luca. Un’opera in cui l’attrice condivide il percorso intimo della sua vita e della sua fede e in cui racconta, per la prima volta, della tragica morte dell’amato fratello Enzo Manfredi. "È stato faticoso. Mi ha esposto a me stessa", ammette Romanoff nel parlare dell’impatto emotivo che ha avuto rievocare quei giorni in cui era appena diciottenne. "Doloroso, ma catartico".
Come nasce il libro?
"Da anni con gli amici di mio fratello, cuore pulsante di questa storia, dicevamo che andava raccontata. Rizzoli mi ha proposto di scrivere un libro sul mio percorso di fede. Come se la vita mi avesse detto: “Ora sei pronta“. Ho dovuto farlo, non avevo più scuse".
Per la prima volta parla della morte di suo fratello e del lutto. In questi anni che forma ha assunto?
"Era grande come un macigno, occupava tutto il mio spazio. Poi sono stata io a crescergli intorno spiritualmente. Non ha reso più piccolo il dolore, ma ha permesso di guardarlo da una distanza maggiore e avere lo spazio per non sentirlo tutto sulle mie spalle".
Oggi inizia il Conclave. Che Chiesa vorrebbe dopo quella di papa Francesco?
"Ogni Papa rispecchia ciò di cui l’umanità ha bisogno in quel momento. Fu eletto da un Conclave consapevole. Per il futuro mi aspetto lo stesso".
Ha subito pregiudizi per la sua fede?
"Sì. Sono stata derisa maggiormente da persone di fede che mi hanno giudicata per la mia storia frastagliata. Ma Gesù è venuto per chi aveva disordine per mettere ordine nel loro spirito".
Il sottotitolo del libro è: “La sfida di rimanere in cammino con Dio“. È dura?
"Nel Vangelo di Giovanni la parola rimanere è ricorrente. È la mia sfida. È facile incrociare un percorso giusto, faticoso rimanerci. Ma a volte rimanere è sbagliato, come in una relazione che porta dolore".
Racconta di un aborto spontaneo e di un medico obiettore di coscienza. Cosa pensa del giudizio cui vengono sottoposte le donne che interrompono una gravidanza?
"Posso parlare della mia esperienza perché conosco intimamente il mio percorso. Nicoletta è contraria all’aborto, non Nicoletta è contraria all’aborto per tutti. Parlo di me stessa e basta. Non generalizzo. Non potrei farlo. Ogni storia e ogni scelta è a sé. Ogni donna ha le sue fragilità, il suo percorso, le sue paure".
Madre di due figli andò al provino di Ricordati di me di nascosto. Scrive che più volte si è tolta "i bastoni piantati tra le ruote dei tentativi di affermazione".
"Oggi non lascerei accadesse. A 22 anni non avevo la forza interiore per imporre in maniera così radicale la mia volontà".
Il cinema le manca?
"È parte integrante della mia vita. Ho scritto una sceneggiatura prima di questo libro e il prossimo progetto sarà realizzare questo film da regista".
È stata "la sorella di Enzo" poi "la mamma". Chi è Nicoletta oggi?
"Sono nel famoso cassetto multitasking e multi-identity. Per tante persone sarò sempre la sorella di Enzo, per altre la mamma. Poi c’è Nicoletta scrittrice, figlia, amica... E poi ho scelto lavoro che mi permette di essere tante Nicolette contemporaneamente".