Fausto e Iaio, riaperta l’inchiesta. Si torna a indagare sulla pista nera

I due ragazzi di sinistra furono uccisi a Milano nel 1978, quarantotto ore dopo il sequestro Moro. Si riparte dai volantini e dalle macchine da scrivere usate dai neofascisti romani negli anni ’70.

Mag 7, 2025 - 04:59
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Fausto e Iaio, riaperta l’inchiesta. Si torna a indagare sulla pista nera

La pista resta quella dell’estrema destra eversiva sull’asse Roma-Milano, dei Nar che insanguinarono l’Italia con omicidi e attentati e della galassia a loro collegata. La speranza è che attraverso indagini e nuove tecniche scientifiche si possa arrivare a una svolta sul duplice omicidio di Fausto e Iaio, i 18enni Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci caduti in un agguato il 18 marzo del 1978 nei pressi del centro sociale Leoncavallo, a Milano. Un’inchiesta riaperta dalla gip milanese Maria Idria Gurgo di Castelmenardo, accogliendo la richiesta dei pm Crupi e Lesti, che sulla base di una informativa della Digos riparte da due volantini di rivendicazione e dalle macchine da scrivere usate dai neofascisti romani negli anni ’70, con una nuova attività di comparazione dattilografica.

Il primo volantino, preannunciato da una telefonata anonima il 23 marzo 1978, fu rinvenuto in triplice copia in una cabina telefonica in via Leone IV, a Roma, firmato "Esercito Nazionale Rivoluzionario - Brigata combattente Franco Anselmi", terrorista dei Nuclei Armati Rivoluzionari morto durante una rapina il 6 marzo del 1978, pochi giorni prima dell’assassinio di Fausto e Iaio: "Una nostra brigata armata di Milano ha giustiziato i servi del sistema Tinelli Fausto e Iannucci Lorenzo. Con questo gesto vogliamo vendicare la morte di tutti i camerati assassinati", citando tra i vari nomi anche quello di Sergio Ramelli, militante del Fronte della Gioventù ammazzato a Milano nel 1975.

Il secondo volantino, al centro della nuova comparazione, porta la stessa firma, rivendicando un attentato contro la sezione del Pci il 29 maggio 1978, nel quartiere Balduina a Roma. Nel fascicolo appena riaperto sono indagati Massimo Carminati, Claudio Bracci e Mario Corsi, estremisti di destra la cui posizione era già stata archiviata nel 2000 dalla giudice Clementina Forleo. "Ora i tempi potrebbero essere maturi – spiega Maria Iannucci, sorella di Iaio – ma non covo odio o rancore". Dalle indagini dell’epoca erano emersi "significativi elementi indiziari a carico della destra eversiva e in particolare degli indagati", insufficienti però per reggere un processo. Fausto e Iaio, due ragazzi del Leoncavallo, furono ammazzati a colpi di pistola in via Mancinelli, dove ogni anno si tiene la commemorazione. Colpiti, attorno alle 20, da killer che poi fecero perdere le tracce, in un’Italia sotto choc per il rapimento del presidente della Dc Aldo Moro e la strage della sua scorta messa a segno dalle Br. Killer forse venuti da Roma, che potrebbero aver sfruttato appoggi logistici milanesi.

Un’indagine lunga e articolata, costellata anche da stranezze come la scomparsa di un berretto blu insanguinato, trovato sul luogo del delitto e mai sottoposto ad accertamenti. Nella casa di Corsi furono trovate fotografie dei due ragazzi uccisi, e secondo alcune testimonianze l’uomo in quei giorni si trovava in Lombardia, fra Cremona e Milano. A carico di Corsi e di altri esponenti della destra romana, tra cui Carminati e Bracci, furono acquisite "significative dichiarazioni di elementi della destra eversiva che avevano avviato un atteggiamento di collaborazione con gli inquirenti". Il tipo di arma usata e le modalità di uso, con la pistola avvolta in un sacchetto di plastica per evitare la dispersione dei bossoli, oltre all’abbigliamento sono elementi "riferibili ad ambienti dell’eversione nera dell’epoca.

I pm ora si muoveranno a partire dalla nuova comparazione dattilografica effettuata nei mesi scorsi, ma anche da nuovi elementi acquisiti e dalla rilettura di tutto il materiale cartaceo dei vecchi archivi e carte processuali. Testimoni verranno riascoltati. Gli otto proiettili trovati sui corpi sono scomparsi, ma gli inquirenti potrebbero tentare nuovi accertamenti balistici. "Sono contento che la magistratura abbia deciso di riaprire le indagini", ha detto il presidente del Senato Ignazio La Russa.