Conclave, i grandi sconfitti: Parolin bruciato al primo scrutinio. Bergogliani e curiali divisi alla meta

Il segretario di Stato era tra i favoriti, ma ha pagato la continuità con Francesco. Da Pizzaballa fino a Zuppi, non sono stati convogliati i voti sufficienti

Mag 9, 2025 - 03:31
 0
Conclave, i grandi sconfitti: Parolin bruciato al primo scrutinio. Bergogliani e curiali divisi alla meta

Città del Vaticano, 9 maggio 2025 – Quando la piazza esplode è tutto un rincorrersi di voci. “Parolin, Parolin, Parolin”. Il cardinale veneto, più precisamente vicentino, artefice dell’accordo sulla nomina dei vescovi in Cina e alla fine finito sul banco degli imputati durante le congregazioni generali come esecutore della politica e delle (ultime) volontà di Francesco, non ce l’ha fatta. Anche il caso Becciu, il cardinale escluso all’ultimo dal Conclave ha pesato. Grande favorito in partenza, suo malgrado interpreta ora il detto ’chi entra Papa esce cardinale’.

Cardinali in Conclave
A photo released by Vatican Media shows cardinals gathered in conclave in the Sistine Chapel for the election of the pontiff. Vatican City, May 8, 2025. ANSA / HANDOUT VATICAN MEDIA

I bergogliani e i curiali, il partito romano in testa, sono arrivati divisi alla meta. I loro candidati forti come il sinodale Mario Grech, il francese in dialogo con i migranti, Jean Marc Aveline, la punta di diamante della Comunità di Sant’Egidio, l’Onu di Trastevere, Matteo Zuppi, non hanno convogliato fin dall’inizio i voti sufficienti. Parolin sembrava essere la carta sicura, rassicurante, trasversale che poteva mettere d’accordo un collegio cardinalizio diventato improvvisante orfano di Francesco, subito però archiviato e messo in soffitta con le su riforme, le sue aperture a cento all’ora. Al primo scrutinio è stato testato, ma praticamente anche subito bruciato. Troppo forte la continuità con Francesco. Nel suo inner circle, chi lo ha seguito e sostenuto in questi anni di navigazione come segretario di Stato di Bergoglio, è fortissima la delusione, palpabile. Ma c’è anche una certa rassegnazione. Il discorso del nuovo Papa tra la commozione: “La pace sia con tutti voi. Aiutateci a costruire ponti”

La candidatura di Robert Prevost ha cominciato ad emergere nel ricevimento Commonwealth dove si sono riuniti tutti i cardinali di area anglofona, dagli inglesi al sudafricano Stephen Brislin, (un bianco), passando per le isole Tonga, il Pakistan, l’India. Lì ha cominciato a convogliarsi una certa opposizione a questo segretario di Stato divenuto improvvisamente ingombrante, una possibile eredità troppo forte. Anche la sua provenienza, italiana, non ha giocato in suo favore. L’Italia è ormai una periferia dell’Occidente e i cardinali asiatici e africani hanno voluto affidarsi a qualcuno che, tutto sommato, è in grado di parlare direttamente con il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Chi è Robert Francis Prevost, il nuovo Papa. Il meno americano degli americani

A tirare le somme di un Conclave incerto ma che in breve tempo doveva diventare risolutivo, è stato in Cappella sistina, Timothy Dolan, il cardinale di New York, alla sua seconda prova come conclavista. Un Conclave durato appena due giorni, con un Papa eletto al quarto scrutinio, passerà alla storia. Il primo americano del Nord, ma così immerso e vicino con il Sud America dove ha servito come missionario in Perù. Dolan, l’uomo del presidente americano Donald Trump in Vaticano, si conferma un ’king maker’ di primissimo ordine, ha giocato un ruolo di primo piano, come era già stato al precedente Conclave quando perfezionò la candidatura di Jorge Mario Bergoglio ma poi ne rimase deluso. Dolan ha lavorato per ricucire le anime divise della Chiesa americana. Gli anti trumpiani come Mc Elroy, Wilton Gregory e i super conservatori alla Di Nardo e lo stesso Dolan hanno capito che era arrivato il momento di giocare come una squadra.

Al pontificio collegio nordamericano si sono fatti i veri giochi. Dolan sicuro di sè twittava e dispensava i soliti sorrisi. Intanto contava i voti per Francis Prevost, un profilo perfettamente spendibile: statunitense di nascita ma missionario in Perù, solido in dottrina, curiale come ex prefetto della Congregazione per i vescovi, fluido in italiano, inglese ovviamente e spagnolo. Nei giorni scorsi Prevost, il nuovo Papa con il nome di Leone XIV, il Papa della Rerum Novarum, iniziatore della Dottrina sociale della Chiesa, aveva rilasciato un’intervista in cui aveva parlato dell’importanza dei suoi genitori nella sua formazione e nella sua crescita spirituale. Aveva parlato dell’importanza dell’amore di una famiglia. Non aveva certo menzionato la famiglia uomo-donna, quella che non prevede unioni tra persone dello stesso sesso ma il sottotitolo era quello. Tutti segnali rassicuranti dopo un Papa, come Francesco che ha aperto tutte le porte. Troppo, per molti cardinali che hanno partecipato al Conclave. Gli sconfitti sono anche tutti quelli che hanno portato le istanze dei gay e degli omosessuali.