Lo tsunami dei dazi USA | L’analisi di Maurizio Molinari
Lavagnetta e cifre alla mano, commenta a sua volta Maurizio Molinari su Repubblica, il «Giorno della liberazione» di Donald Trump è uno tsunami di dazi che spazza via ciò che restava della globalizzazione e apre una fase di incertezza economica che può ribaltare alleanze, innescare conflitti e sconvolgere le Global Supply Chains del commercio mondiale, […] L'articolo Lo tsunami dei dazi USA | L’analisi di Maurizio Molinari proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Lavagnetta e cifre alla mano, commenta a sua volta Maurizio Molinari su Repubblica, il «Giorno della liberazione» di Donald Trump è uno tsunami di dazi che spazza via ciò che restava della globalizzazione e apre una fase di incertezza economica che può ribaltare alleanze, innescare conflitti e sconvolgere le Global Supply Chains del commercio mondiale, con una pioggia di ripercussioni destinate a entrare nelle vite di ognuno di noi.
Frutto delle idee del guru dei dazi, Robert Lighthizer, delle proposte del “falco del Commercio” Peter Navarro e delle limature di Kevin Hassett, presidente del Consiglio economico nazionale, le imposizioni varate da Trump, parlando dal Giardino delle rose della Casa Bianca, hanno quattro obiettivi: spingere le aziende manifatturiere Usa a tornare dentro i confini nazionali.
Sanare “pratiche commerciali sleali”; ridurre il deficit commerciale, vero tallone d’Achille dell’economia nazionale; avere entrate fiscali pari a 6 mila miliardi di dollari in 10 anni, le maggiori per gli Stati Uniti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale.
È un’offensiva che si accompagna ai dazi del 25% all’auto e si sovrappone alle tariffe già imposte a Messico, Canada e soprattutto alla Cina. Perché l’intento ultimo della Casa Bianca è ribaltare gli equilibri prodotti dall’entrata di Pechino nell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto), avvenuta nel 2001, per sostituire la globalizzazione con una versione contemporanea del mercantilismo basata sulla sfida planetaria Usa-Cina per conquistare la leadership della produzione di manifatture ed energia.
Trump considera le “tariffe reciproche”, partendo da una soglia minima del 10%, la risposta non solo a Pechino ma anche ad «amici peggiori dei nemici» che elenca, mostrando una lavagnetta, imputandogli di aver impoverito l’America causando un’«emergenza nazionale»: India, Giappone, Sud Corea, Australia, Canada, Messico, Svizzera, Gran Bretagna, Pakistan, Indonesia e l’Ue dei «patetici europei».
È l’annuncio di un’offensiva su scala globale. Ma è una strada che, secondo le previsioni di Goldman Sachs, porterà l’America ad avere quest’anno più inflazione, meno crescita e maggiore disoccupazione.
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