L’imprevisto stupore di Trump sull’Ucraina e l’ipocrisia dell’Occidente verso Israele
Jacques II de Chabannes de La Palice, a volte modernizzato in Lapalisse (1470-1525), maresciallo di Francia, fatto prigioniero e ucciso a sangue freddo dagli spagnoli alla battaglia di Pavia, se fosse ancora fra noi si sganascerebbe dalle risate, leggendo le dichiarazioni di Donald Trump e ascoltando il chiacchiericcio stizzoso e fuori tempo massimo della cosiddetta […]

Jacques II de Chabannes de La Palice, a volte modernizzato in Lapalisse (1470-1525), maresciallo di Francia, fatto prigioniero e ucciso a sangue freddo dagli spagnoli alla battaglia di Pavia, se fosse ancora fra noi si sganascerebbe dalle risate, leggendo le dichiarazioni di Donald Trump e ascoltando il chiacchiericcio stizzoso e fuori tempo massimo della cosiddetta Unione europea.
Lapalissiani, appunto, appaiono la stolida sorpresa di Trump di fronte al sanguinoso groviglio ucraino e il soprassalto di (finta) indignazione delle cancellerie europee al cospetto di un’operazione militare condotta da uno degli eserciti più potenti ed equipaggiati (da Usa e Ue) del mondo, contro due milioni e mezzo di civili inermi in mezzo ai quali si annidano alcune migliaia di terroristi di Hamas. Costoro hanno le mani insanguinate dal pogrom del 7 ottobre 2023 che provocò la morte di oltre mille e duecento israeliani innocenti: “casualmente”, erano giovani convenuti ad una festa nel deserto e abitanti dei kibbutzin adiacenti alla Striscia, notoriamente ostili alla politica della destra al governo.
La parola “genocidio” non viene pronunciata per quella sorta di pudore che ammanta l’ipocrisia della politica, sotto qualunque cielo. Il presidente degli Usa ha scoperto con disappunto, dopo 100 giorni passati alla Casa Bianca a destabilizzare gli equilibri mondiali, che la pace fra Ucraina e Russia non è il giochetto da ragazzi che aveva promesso in campagna elettorale agli adepti del Maga: “In 24 ore farò terminare la guerra”.
Ora the Donald, arricciando il labbro, è costretto ad ammettere che “tra Putin e Zelensky e i generali russi e ucraini c’è un odio terribile e la pace sarà difficile”. Ma va… Chi l’avrebbe mai detto. Lapalissiano, no?
I leader del presunto Occidente buono e giusto si indignano e strillano che Israele deve immediatamente fermare lo sterminio dei civili palestinesi nella Striscia di Gaza e rinunciare al progetto di annientamento della popolazione locale, con conseguente annessione di fatto della Striscia allo Stato di Israele, allo scopo di consegnare le rovine della guerra (sotto la quale si trovano tuttora migliaia di cadaveri) agli americani che la trasformeranno in un gigantesco resort sul mare, la Florida del Mediterraneo accoglierà i ricchi turisti a stelle e strisce e i pensionati benestanti europei. Senza peraltro impedire agli amici di Israele e a Israele stessa di sfruttare le ricchezze nascoste sottocosta, petrolio e affini.
Cadono dal pero, Macron e Merz, Starmer e gli altri nani del vecchio continente. Tace Giorgia Meloni, in perenne equilibrio fra Trump e Bruxelles, fino a che la trapezista della Garbatella finirà per fracassarsi a terra. Nessuno di loro avanza proposte per disarmare Israele o impedirle di proseguire la mattanza.
Israele è un alleato dell’Occidente, tributario degli Usa, che importa se Trump si sta sganciando dalla tutela prestata per 80 anni all’Europa? Siamo “parassiti” (citazione J.D. Vance) che non meritano di essere aiutati. “Arrangiatevi” è il mantra della Casa Bianca a Bruxelles.
Atterriti dall’ukaze americano, i presunti leader alle prese con l’onda montante del sovranismo in Francia, Germania e già affermata in Italia, Ungheria e prossimamente in Romania tremano come foglie e non si azzardano a prendere iniziative. Figurarsi quanto si preoccuperà Netanyahu, già bollato dalla Corte Penale Internazionale come criminale di guerra. Con la copertura politica degli Usa il premier andrà fino in fondo. È un progetto esplicito, non una vanteria.
L’Occidente coopera attivamente continuando a fornire armi a Israele. L’Italia è il terzo Paese in questa orribile classifica. Nessuno parla di sanzioni ad Israele, come era avvenuto per la Russia di Putin. I propositi omicidi della coppia Usa-Israele erano stati esplicitati già all’atto dell’avvento di Trump alla presidenza degli Usa. La pulizia etnica della Striscia con conseguente deportazione “volontaria” della popolazione civile (dove non si sa, ma non importa) era stata presentata a chiare lettere da Trump che aveva lanciato il progetto Gaza resort.
Netanyahu l’aveva covata in silenzio durante l’intera campagna militare condotta a seguito al 7 ottobre, sterminando 50mila civili. Per leggere le intenzioni del governo israeliano bastava analizzare con quale obiettivo reale erano state condotte le operazioni di guerra: senza riguardo alla popolazione civile, bombardando scuole, ospedali, caseggiati di abitazione, persino campi di profughi.
L’obiettivo strategico dell’offensiva non era soltanto la affermata distruzione di Hamas (decapitata nei vertici ma rafforzata dall’adesione di 15mila nuovi combattenti). Era lo sgombero totale della popolazione civile e l’occupazione dell’intero territorio della Striscia.
Nei giorni scorsi, il superfalco della ultradestra messianica, il ministro delle Finanze Bezalel Smotrich, lo ha certificato, indicando gli obiettivi della nuova offensiva militare su larga scala annunciata da Netanyahu che scatterà dopo la visita in Medio Oriente di Trump, alla metà di maggio. “Occupazione totale della Striscia di Gaza, completa distruzione di Hamas e ritorno a casa degli ostaggi”.
Già, gli ostaggi. 59 persone restano nelle mani di Hamas e dei gruppi collegati. Secondo Israele soltanto 24 di loro sono ancora in vita. Non è mai stata la liberazione degli ostaggi la priorità del governo israeliano. Lo sanno bene le migliaia di persone che ogni settimana si riuniscono nelle piazze di Tel Aviv e Gerusalemme, accanto ai famigliari degli ostaggi, è chiedono a Netanyhau di agire seriamente per riportarli a casa. Smortich la scorsa estate aveva anche detto che lasciar morire di fame due milioni di civili a Gaza “potrebbe essere giustificato e morale” se necessario alla liberazione degli ostaggi. Detto e fatto. Da tre mesi l’esercito israeliano impedisce ai convogli umanitari con i rifornimenti di cibo, acqua, medicinali e altro di accedere alla Striscia.
Centinaia di migliaia di gazavi sono ridotti allo stremo, migliaia di neonati e bambini stanno morendo: di fame e di malattie per le quali gli eroici medici di Gaza non hanno rimedi. Nell’indifferenza del cosiddetto mondo libero. Nessuno osa ricordare che esiste un diritto internazionale e che le convenzioni di guerra impediscono a qualunque nazione di comportarsi come si sta comportando Israele. Nessuno parla a proposito di Gaza di “aggressore” e “aggredito”, il mantra tanto caro ai sostenitori di Zelensky e della sua guerra ormai perduta.