“Laudato Si’” diventa un film che dà voce ai più vulnerabili: ecco come Papa Francesco ci aveva invitato a proteggere la Terra
Era il 2022 quando “The Letter: a message for our Earth” portava sul grande schermo l’eco potente dell’enciclica Laudato Si’. Poco più di ottanta minuti per un documentario che traduce in immagini l’appello accorato del pontefice, da poco mancato, Francesco a ogni abitante del Pianeta: riflettere sul destino della nostra casa comune e aprire un...

Era il 2022 quando “The Letter: a message for our Earth” portava sul grande schermo l’eco potente dell’enciclica Laudato Si’. Poco più di ottanta minuti per un documentario che traduce in immagini l’appello accorato del pontefice, da poco mancato, Francesco a ogni abitante del Pianeta: riflettere sul destino della nostra casa comune e aprire un dialogo costruttivo sul futuro che stiamo plasmando.
Il film dà voce ai quattro “protagonisti” a cui il Papa si rivolge specificamente nella sua lettera: i poveri che vivono ai margini del mondo, le comunità indigene custodi di antiche saggezze, i giovani portatori di una visione non ancora “sistemata” e (chi protegge) la natura stessa, dunque la flora e la fauna minacciate.
L’idea alla base del documentario è tanto semplice quanto rivoluzionaria: incontrare le voci spesso inascoltate e portarle nel cuore del Vaticano. Un viaggio che inizia con quattro lettere che raggiungono angoli remoti del Pianeta: il Senegal, l’Amazzonia brasiliana, l’India e le Hawaii.
Da questi luoghi emblematici emergono figure altrettanto emblematiche: un giovane senegalese, rifugiato climatico e simbolo dei poveri; un leader indigeno dell’Amazzonia, portavoce della sua comunità e della foresta; una giovane attivista indiana, incarnazione della speranza delle nuove generazioni; e due scienziati americani che, alle Hawaii, cercano di tutelare i coralli dalle ondate di calore oceaniche.
Come lo stesso Papa Francesco racconta nel film, il documentario, e ancor prima l’enciclica cui si ispira, è il frutto di un percorso di ascolto e riflessione. Tanto con gli scienziati, per comprendere appieno la portata della crisi climatico-ambientale, quanto con i teologi, per cercare le risposte spirituali a questa sfida epocale, che Francesco ha voluto incontrato. E proprio da questo dialogo fecondo è scaturita la Laudato Si’.
“La vera rivoluzione – afferma nel film il Papa, con la sua consueta lucidità – è sempre costruttiva. E quando uno si è ‘sistemato’ nella vita, non riesce bene a immaginare. I giovani di oggi sono coloro che possono farsi sentire. I giovani non sono ancora ‘sistemati’”.
La teologia della Laudato Si’, come sottolinea il Pontefice, è intrinsecamente legata alla scienza: “Oggi non si può fare teologia senza un dialogo con la scienza: Dio ci ha dato questa capacità di indagine, la capacità intellettuale di cercare la verità”.
A guidare il processo decisionale editoriale di questo importante progetto cinematografico è stata Carla Rebai, documentarista argentina con oltre dieci anni di esperienza nell’ambito filmico. Il suo profondo interesse per il mondo naturale traspare dai suoi precedenti lavori, che spaziano dal racconto del monumentale restauro del Parco Nazionale di Gorongosa in Africa all’esplorazione del concetto di economia circolare ispirato alla teoria di Gaia. La sua familiarità con le dinamiche ambientali e la sua sensibilità narrativa l’hanno portata a condurre le riprese all’interno del Vaticano per dare forma a “The Letter”, traducendo in immagini l’enciclica di Papa Francesco.
Per il film “The Letter” lei ha avuto l’opportunità di incontrare persone ai margini del mondo ma al centro della crisi ambientale. Cosa ha significato per lei questo incontro e portarli fino in Vaticano?
Personalmente, ha significato dare un volto concreto alla vasta gamma di individui – così come a collettività – che stanno vivendo in prima persona gli impatti sempre più intensi della crisi ambientale. Il cambiamento climatico non guarda in faccia a nessuno: non fa distinzioni di classe sociale, religione o livello di istruzione; colpisce l’umanità nel suo complesso. Tuttavia, è cruciale sottolineare che le popolazioni che vivono nei Paesi che contribuiscono minimamente alle emissioni di carbonio sono spesso quelle che ne subiscono le conseguenze più devastanti. Lo vediamo chiaramente nel film con i leader che hanno avuto l’opportunità di dialogare con il compianto Papa Francesco: penso a Ridhima Pandey dall’India, Arouna Cande dal Senegal e il Capo Dada dall’Amazzonia brasiliana.
Oggi, si potrebbe erroneamente pensare che i Paesi più ricchi siano immuni dalla crisi ambientale e che esistano strategie di adattamento efficaci. Ma la verità è ben diversa. Il film affronta anche le crisi delle risorse e della fauna selvatica attraverso le voci di scienziati come Greg Asner e Robin Martin, che ci mettono in guardia: “A differenza degli incendi boschivi, non sappiamo come spegnere le ondate di calore oceaniche”, evidenziando una delle grandi incognite nella protezione dell’acqua e della vita marina.
Per questi leader climatici, l’incontro in Vaticano ha rappresentato una piattaforma cruciale per amplificare i loro messaggi, le loro voci e le loro esperienze dirette. Avere la possibilità di condividere e scambiare idee con una delle figure spirituali più influenti del nostro tempo è stato un modo potente per rendere visibili le loro verità sulla crisi climatica e per portarle all’attenzione del mondo.
Qual è stata la sfida più grande nel tradurre l’enciclica Laudato Si in un linguaggio cinematografico accessibile e universale?
La sfida principale risiedeva nel fatto che non avevamo una narrazione tradizionale, con un classico arco narrativo di inizio, svolgimento e conclusione. Trasporre Laudato Si’ sullo schermo è diventato un esercizio di ricerca di storie e di persone che potessero evocare la diversità delle esperienze umane e le qualità essenziali per promuovere il dialogo e la collaborazione necessari per ridurre le emissioni di carbonio e mitigare il cambiamento climatico.
Fortunatamente, gli stessi leader climatici si sono rivelati la chiave per dare umanità e narrazione al film. Il processo di realizzazione si è trasformato in un viaggio alla scoperta di come le loro storie si intrecciano e si riflettono l’una nell’altra. Pensiamo ad Arouna, costretto a lasciare il suo villaggio da bambino a causa della desertificazione, e a scienziati come Greg e Robin che convalidano scientificamente gli effetti dell’aumento delle temperature. Ridhima incarna la speranza delle nuove generazioni, costruendo un movimento per coinvolgere i giovani nella protezione del loro futuro, mentre il Capo Dada è un leader comunitario che difende la sua terra e la biodiversità che essa ospita. Insieme, la loro forza si moltiplica, diventando un esempio potente di collaborazione.
L’enciclica Laudato Si’ è di per sé un compendio di saggezza, che si riflette nelle esperienze di questi leader e nella saggezza del compianto Papa Francesco, che ha saputo tradurre il significato profondo della Bibbia per aiutarci a comprendere i valori fondamentali per la cura della nostra casa comune. Le storie personali e il dialogo tra il Papa e i leader climatici hanno creato una narrazione ricca e coinvolgente, presentata attraverso immagini che evocano sia la disperazione che una speranza tangibile.
Nel film, il Papa afferma che “i giovani non sono ancora sistemati” e quindi hanno la capacità di immaginare un mondo diverso. Quale ruolo gioca il cinema nel risvegliare la coscienza dei giovani su questioni così urgenti?
La narrazione, e di conseguenza il cinema, è uno strumento potentissimo per costruire comunità e creare un senso di connessione. Per i giovani, il cinema offre una piattaforma per esprimere le loro ansie e le loro lotte, mostrando loro che non sono soli ad affrontare queste sfide. Attraverso il film, possono vedere altri coetanei che condividono le loro stesse paure e speranze riguardo al futuro del pianeta, in particolare in relazione al cambiamento climatico.
Il cinema ha anche la capacità di accendere l’immaginazione, permettendo ai giovani di visualizzare un futuro in cui sono protagonisti attivi nella cura della natura e della nostra casa comune. Vedendo esempi concreti di azione, sia attraverso storie individuali che movimenti collettivi, i giovani sono incoraggiati a riflettere su come possono contribuire a un cambiamento positivo, che sia attraverso le loro future carriere, l’attivismo o le loro azioni quotidiane. Un esempio significativo è l’evento organizzato nel 2023 dal Movimento Laudato Si’ in collaborazione con Off the Fence per la Giornata Mondiale della Gioventù, che ha coinvolto 1,5 milioni di partecipanti. Questo dimostra come il cinema e la narrazione possano mobilitare i giovani su scala globale.
Attraverso storie condivise e immagini evocative, possiamo ricordare loro che il cambiamento è possibile e che hanno il potere di essere parte di questa trasformazione.
Cosa le ha lasciato personalmente la regia di questo film? C’è un messaggio che spera possa raggiungere coloro che non hanno ancora avuto l’opportunità di leggere Laudato Si’ o di riflettere sul loro impatto sul Pianeta?
Il mio ruolo principale in “The Letter: A Message for Our Earth” è stato quello di Edit Director, il che significava essere responsabile della creazione e della strutturazione dell’intera narrazione del film. Ho trascorso moltissimo tempo, mesi interi, a esaminare il materiale girato, e questo mi ha portato a sentire una connessione profonda con le storie personali che abbiamo documentato, così come con l’incontro con Papa Francesco, che è stato un’esperienza profondamente toccante nella vita reale.
Laudato Si’ e questo film sono stati per me un vero e proprio viaggio di scoperta interiore. In seguito a questa esperienza, ho deciso di tornare all’università per studiare politica ambientale, con la speranza di poter combinare in futuro questa conoscenza con la narrazione e il cinema.
Credo che il messaggio più importante che vorrei trasmettere sia la consapevolezza che noi siamo parte integrante della natura; non esiste una separazione. Dobbiamo prenderci cura e nutrire la nostra casa comune con la stessa attenzione e amore che dedicheremmo al nostro stesso corpo, alla nostra famiglia, ai nostri affetti più cari, alla nostra stessa casa.