
La prima rosa della storia era gialla e selvaggia Un’importante ricerca guidata dal
professore Chao Yu dell’Università Forestale di Pechino ha rivelato che l’antenata comune di tutte le
rose moderne aveva
fiori gialli e
petali semplici, senza le elaborate stratificazioni che oggi conosciamo. Attraverso un’
analisi genomica dettagliata di
80 specie selvatiche cinesi e del genoma completo di
Rosa persica, i ricercatori sono riusciti a ricostruire l’aspetto e la distribuzione geografica della rosa primigenia, che si trovava probabilmente in
Cina. Questa scoperta sorprendente rovescia secoli di percezioni poetiche e culturali: le
rose rosse, celebrate in letteratura come simbolo d’amore, sono infatti un’invenzione
relativamente recente dovuta alla selezione da parte dell’uomo. Dall’epoca preistorica alla selezione industriale L’origine della rosa moderna non è solo una questione di estetica. Con
oltre 35.000 cultivar conosciuti e il
30% del mercato globale dei fiori recisi, il commercio delle rose rappresenta un settore florovivaistico di
enorme rilievo economico. Tuttavia, la
diversità genetica si è drasticamente ridotta nel tempo a causa della selezione per caratteristiche commerciali: resistenza, profumo tenue, durata nei vasi. Proprio come accade per molte colture agricole, anche la rosa ha vissuto un percorso di
selezione artificiale che ha privilegiato alcune varietà a scapito di altre. In passato, la
fragranza era molto più variegata; oggi invece molte profumazioni sono andate perse in favore della
resistenza alle malattie. Le montagne, il clima e la diversità perduta Lo studio mette in luce anche il
ruolo del cambiamento geologico e climatico nella
differenziazione delle specie. In particolare, la formazione dell’
Himalaya, cominciata circa
23 milioni di anni fa, ha avuto effetti profondi sul clima asiatico, influenzando le precipitazioni e la temperatura. Questi mutamenti hanno drasticamente ridotto gli
habitat naturali delle rose, portando a una frammentazione delle popolazioni. Tra le poche varietà a sopravvivere a questi eventi c’è la
Banksianae, famosa per i suoi
fiori bianchi e gialli, che ha conosciuto una ripresa circa
200.000 anni fa. Questi dati rafforzano l’idea che la biodiversità sopravvissuta sia
fondamentale per la creazione di nuove varietà. Il futuro della rosa passa dal suo passato La mappa genetica elaborata dai ricercatori rappresenta uno strumento fondamentale per i
futuri incroci. Conoscere la
discendenza filogenetica permette di individuare tratti genetici rari o dimenticati, e di
ripristinare varietà più profumate o adattabili a nuovi contesti ambientali, minacciati da
cambiamenti climatici sempre più estremi. In un’epoca in cui la
biodiversità rappresenta una delle più grandi ricchezze da salvaguardare, anche un fiore come la rosa – tanto amato quanto manipolato – può raccontare una storia di
resilienza genetica e
adattamento evolutivo. Quando la genetica incontra la cultura Sebbene le
rose gialle siano spesso associate a
gelosia e
tradimento nella cultura occidentale, i fioristi e gli ibridatori stanno lavorando da tempo per
cambiare questa percezione, rendendole simbolo di
amicizia,
luce e
positività. Il fatto che proprio la rosa gialla sia la
madre di tutte le rose potrebbe contribuire a restituirle il posto che merita nel giardino simbolico della nostra cultura. Una nota ironica chiude lo studio: forse oggi le
rose gialle, invidiose del successo delle sorelle rosse,
serbano rancore per una fama che, in fondo, era tutta loro.
La rosa ancestrale era gialla: così la genetica riscrive la storia dei fiori