Il cardinale Hollerich: “Ora temo per le riforme. Rischio esodo di massa”
Il porporato lussemburghese: la gente ha visto in Francesco una luce di speranza. “Se si tornasse indietro molti lascerebbero la Chiesa, a Roma non lo capiscono”

Roma, 24 apriile 2025 – Il Conclave non è ancora cominciato che già serpeggiano fra i bergogliani i timori sul rischio di un repulisti generale delle riforme varate dal Papa ancora da seppellire. Se ne fa interprete il cardinale lussemburghese, Jean-Claude Hollerich, relatore generale al Sinodo sulla sinodalità e membro del C9, una sorta di consiglio della corona voluto da Francesco per coadiuvarlo nella gestione dei dossier più importanti nel governo della Chiesa. “Il Papa è stato una luce di speranza: se si tornerà indietro, assisteremo ad un esodo di massa dal cattolicesimo, nonostante a Roma non avvertano questo pericolo”, è l’allarme del presule faro dei novatores. Lo intercettiamo poco dopo che si è soffermato in preghiera davanti al feretro del Pontefice.
Che cosa sta provando in questo momento?
“Sono ore tristi. Francesco era come un padre per me, sto vivendo un po’ la stessa sensazione di quando morì mio papà”.
Le ultime parole di Bergoglio al suo infermiere sono state: “Grazie per avermi portato in piazza San Pietro”. Che significato attribuisce a questa frase, lei che è stato uno stretto collaboratore del Papa?
“Adesso c’è il dolore per la sua scomparsa, ma anche la serena consapevolezza che il Signore lo ha preso il giorno dopo Pasqua. Ha potuto concludere il suo pontificato come e dove l’ha iniziato, in piazza San Pietro, sulla loggia e in contatto tra la gente. È riuscito anche a benedire ancora un bambino, passando con la macchina. Questo era lui... Amava tanto toccare, salutare, benedire. Sapeva riconoscere le persone tra la folla”.
Quale è il suo primo ricordo personale di Francesco?
“Ero andato a trovarlo a Santa Marta nel 2021. Poco prima avevo conosciuto a Roma un giovane giapponese, alunno di un mio studente. Era ricoverato al Santo Spirito per un intervento. Ne parlai al Papa che amava il Sol Levante. Ad un tratto, mentre mi ascoltava, si è messo a cercare nella sua libreria un testo in giapponese. Passavano i minuti e non lo trovava. Si è scusato e ci siamo congedati. Poco prima che ripartissi da Roma, ho ricevuto una busta con il suo nome. Dentro c’era il libro che si era ostinato a ricercare. L’aveva trovato. Era il suo dono per una persona malata”.
Se l’aspettava che il Pontefice sarebbe mancato durante la convalescenza?
“No, l’avevo visto tredici giorni fa. La voce era flebile, lo spirito tuttavia era vivido”.
Quale è la più grande riforma di Francesco?
“Sono tante, soprattutto quella della Curia, posta a servizio del Pontefice e del collegio episcopale. Ancora, il fatto di avere promosso delle donne a governatrice della Città del Vaticano e a prefetto della Vita consacrata. Questi sono grandi cambiamenti e non sono accettati da tutti nella Chiesa”.
Si rischia di tornare indietro?
“La gente lascerebbe la Chiesa in massa. Ci sarebbe un esodo enorme. Non se ne rendono conto qui a Roma, perché sono un po’ lontani da tutto, ma è molto chiaro da noi. La gente ha visto in Francesco una luce di speranza, un Papa che vive il Vangelo, andando incontro alle persone, a tutti”.