La mazzata dei dazi di Trump per i ricconi in prima fila al suo insediamento: quanti soldi stanno perdendo Bezos, Zuckerberg e Musk
Secondo Bloomberg, le 500 persone più ricche al mondo avrebbero perso 208 miliardi appena ha riaperto Wall Street oggi 4 aprile. E la discesa degli indici non sembra volersi arrestare L'articolo La mazzata dei dazi di Trump per i ricconi in prima fila al suo insediamento: quanti soldi stanno perdendo Bezos, Zuckerberg e Musk proviene da Open.

Le Borse sono in rosso ormai da due giorni, da quando il presidente americano Donald Trump, la sera di mercoledì 2 aprile, ha ufficialmente annunciato la rigida applicazione della sua politica di tariffe sulle merci non prodotte negli Stati Uniti. E a pagare dazio, oltre che un’economia globale preda dell’incertezza, sono i grandi magnati miliardari. Quelli, per intenderci, che nel pomeriggio del 20 gennaio 2025 erano in prima fila durante l’insediamento del tycoon nella Casa Bianca. I nomi sono ben noti: Mark Zuckerberg, Jeff Bezos e, ovviamente, Elon Musk. Secondo un calcolo di Bloomberg, il patrimonio dei tre si è ridotto di 44 milioni di dollari immediatamente dopo l’annuncio dei dazi e la riapertura dei mercati. Una cifra che, considerando le 500 persone più ricche del mondo, sale addirittura a 208 miliardi di dollari. E che, di fronte al profondo rosso di Wall Street e delle Borse mondiali in genere, continuerà a peggiorare ora dopo ora.
Le big tech americane
Per Meta di Mark Zuckerberg i dazi sono stati la causa principale di un crollo pari al -9%, quantificato con una contrazione della fortuna personale del newyorkese di 18 miliardi di dollari. Numeri simili anche per Amazon, -9% e 16 miliardi in meno di patrimonio rispetto a due giorni fa per Jeff Bezos. C’è poi il capitolo Elon Musk, che negli ultimi mesi ha visto con i suoi occhi il suo patrimonio picconato di 100 miliardi a causa della sua attività politica al fianco di Trump. A cui si sono aggiunti gli almeno 10 miliardi di dollari dal 2 aprile a oggi, con tesla in caduta del -5,5%. Tutti elementi che si potrebbero addurre come motivi per la decisione, anticipata da Politico, di un progressivo distanziamento tra Elon Musk e l’amministrazione della Casa Bianca in vista di un addio e di un ritorno full time alla sua attività da imprenditore.
Il crollo dei miliardari europei, da Stellantis a Chanel
Non solo le big tech e i «big three», nel mirino anche dell’Unione europea. Anche molti Paperoni europei si sono piegati sotto il peso di mercato dei dazi americani. Da Bernard Arnault, in perdita di 6 miliardi con la sua Lvmh per i dubbi che circondano l’export di abbigliamento di lusso e alcolici, fino ai fratelli Wertheimer di Chanel (-3,4 miliardi). Duramente colpito, come previsto, il settore dell’auto e in particolare Stellantis, nonostante le numerose fabbriche sul territorio americano. L’azienda guidata da John Elkann è scesa dell’8% e non sembra dar segni di ripresa imminente.
Il mercato astratto e il suo valore concreto per i Paperoni
Si tratta ovviamente di perdite «astratte» sul valore delle azioni, che potranno trasformarsi facilmente in guadagno in caso di rimbalzo in Borsa e che – in ogni caso – non è possibile considerare un impoverimento fino alla concreta vendita dei titoli. Una perdita che però, per i miliardari, forse tanto astratta non è. È consuetudine, infatti, che i grandi imprenditori usino come garanzia proprio le loro azioni per ottenere prestiti e così finanziare le loro iniziative. Lo ha fatto Musk, impegnando una parte delle sue azioni Tesla per finanziare l’acquisto di Twitter. Lo ha fatto anche Bezos sostenendo lo sviluppo della sua Blue Origin, azienda aerospaziale, con le azioni Amazon.
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