La Corte dei Conti europea “boccia” il Chips Act: addio al 20% del mercato mondiale entro il 2030 | L’analisi

È “molto improbabile” che l’Unione europea raggiunga l’obiettivo di detenere il 20% del mercato globale dei microchip entro il 2030. Un traguardo che, in realtà, era più un’“aspirazione” che una meta realistica. Lo sostiene la Corte dei Conti europea, che, pur riconoscendo come il Chips Act varato nel 2022 abbia dato nuovo impulso al settore […] L'articolo La Corte dei Conti europea “boccia” il Chips Act: addio al 20% del mercato mondiale entro il 2030 | L’analisi proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Apr 30, 2025 - 08:37
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La Corte dei Conti europea “boccia” il Chips Act: addio al 20% del mercato mondiale entro il 2030 | L’analisi

È “molto improbabile” che l’Unione europea raggiunga l’obiettivo di detenere il 20% del mercato globale dei microchip entro il 2030. Un traguardo che, in realtà, era più un’“aspirazione” che una meta realistica.

Lo sostiene la Corte dei Conti europea, che, pur riconoscendo come il Chips Act varato nel 2022 abbia dato nuovo impulso al settore dei semiconduttori, evidenzia come gli investimenti finora generati non sembrano in grado di rafforzare in modo significativo la posizione dell’Ue.

I microchip, ricordano i magistrati contabili, sono diventati essenziali nella vita moderna. La loro carenza durante la pandemia ha reso ancora più evidente quanto siano cruciali per l’economia globale.

La strategia per il Decennio Digitale dell’Ue aveva fissato come obiettivo il raggiungimento del 20% della produzione mondiale di microchip avanzati e sostenibili entro il 2030. Secondo la Corte, la Commissione europea ha compiuto “progressi ragionevoli” nell’attuazione del piano, ma esiste un chiaro divario tra ambizione e realtà.

“L’Ue ha bisogno di fare urgentemente il punto della situazione in relazione alla propria strategia per il settore dei microchip”, avverte Annemie Turtelboom, membro della Corte e responsabile dell’audit. Il settore è in rapida evoluzione, fortemente esposto alla competizione geopolitica, e al momento l’Ue fa “parecchia” fatica a tenere il passo richiesto per centrare i suoi obiettivi.

Secondo il report, per raggiungere il target prefissato, l’Ue avrebbe dovuto all’incirca quadruplicare la propria capacità produttiva entro il 2030. Ma, al ritmo attuale, questo traguardo è “ben lontano” dall’essere realistico.

“L’Europa deve essere competitiva, e la Commissione dovrebbe rivalutare la propria strategia affinché rispecchi la realtà effettiva”, si legge nel documento.

La Commissione gestisce direttamente solo il 5% (pari a 4,5 miliardi di euro) degli 86 miliardi di euro complessivi previsti dal Chips Act al 2030. Il resto dei fondi dovrebbe arrivare dagli Stati membri e dall’industria privata.

Per fare un confronto, tra il 2020 e il 2023, i principali produttori globali hanno investito 405 miliardi di euro: una cifra che rende la potenza di fuoco finanziaria del Chips Act decisamente “modesta”.

Inoltre, la Corte osserva che la Commissione non ha un mandato per coordinare gli investimenti nazionali, rendendo difficile l’allineamento tra gli obiettivi del piano e le azioni dei singoli Paesi. A questo si aggiunge il fatto che il Chips Act non definisce con sufficiente chiarezza gli obiettivi e i criteri di monitoraggio. Non è nemmeno evidente quanto il piano tenga conto dell’attuale domanda di microchip tradizionali.

Diversi altri fattori pesano negativamente sulla competitività dell’Ue: la dipendenza dalle importazioni di materie prime, gli alti costi energetici, le preoccupazioni ambientali, le tensioni geopolitiche e le restrizioni alle esportazioni. A ciò si aggiunge una carenza strutturale di manodopera qualificata.

Il settore europeo dei microchip, osserva ancora la Corte, è composto da poche grandi imprese concentrate su progetti ad alto valore. Di conseguenza, anche i fondi tendono a concentrarsi su pochi soggetti, il che rende l’intero comparto vulnerabile: la cancellazione o il fallimento di un singolo progetto può avere un impatto molto rilevante.

Nel complesso, la Corte conclude che è “molto improbabile” che il Chips Act consenta all’Ue di aumentare la propria quota di mercato o di centrare l’obiettivo del 20%. Lo confermano anche le stesse previsioni della Commissione europea, che nel luglio 2024 stimavano che, nonostante l’incremento atteso della capacità produttiva, la quota dell’Ue sul mercato globale crescerà solo lievemente: dal 9,8% del 2022 all’11,7% entro il 2030.

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