Investimenti e transizione energetica: un futuro a doppia velocità
Secondo un recente studio di Bloomberg, nel 2024 gli investimenti globali nella transizione energetica hanno superato i 2,1 trilioni di dollari, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questa crescita rappresenta un rallentamento rispetto ai tassi superiori al 25% registrati negli anni scorsi. La questione centrale rimane: è sufficiente questo livello di investimenti? Diversi... Leggi tutto

Secondo un recente studio di Bloomberg, nel 2024 gli investimenti globali nella transizione energetica hanno superato i 2,1 trilioni di dollari, con un incremento dell’11% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, questa crescita rappresenta un rallentamento rispetto ai tassi superiori al 25% registrati negli anni scorsi. La questione centrale rimane: è sufficiente questo livello di investimenti?
Diversi studi indicano che i capitali destinati alla transizione energetica dovranno almeno raddoppiare entro il 2030 per evitare punti di non ritorno per il clima. Sarà essenziale garantire un afflusso costante di risorse finanziarie per sostenere la transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio.
Una transizione a due velocità
“Sta emergendo una transizione a due velocità”, afferma Ronald Van Steenweghen, Fixed Income fund manager presso DPAM. Gran parte degli investimenti continua a confluire in tecnologie già consolidate, come trasporti elettrici, energie rinnovabili e reti elettriche. Al contrario, soluzioni emergenti come l’idrogeno, il trasporto marittimo pulito e la cattura del carbonio hanno ricevuto solo il 7% dei fondi complessivi.
Le principali barriere all’adozione di queste nuove tecnologie sono la complessità tecnica e la redditività economica. “Senza un forte sostegno politico e incentivi mirati, queste innovazioni rischiano di non attrarre i capitali necessari per svilupparsi su larga scala”, sottolinea Van Steenweghen.
Il ruolo del debito ESG nel finanziamento della transizione
Un’ampia quota degli investimenti nella transizione energetica proviene dai mercati del debito ESG, in particolare attraverso le obbligazioni verdi. Questi strumenti sono stati fondamentali per incanalare capitali verso progetti climatici. “Le obbligazioni green sono essenziali per il raggiungimento di un’economia a basse emissioni di carbonio, poiché consentono di allineare i capitali a un impatto misurabile”, spiega Van Steenweghen.
Nonostante le emissioni di green bond abbiano superato i 1.000 miliardi di dollari nel 2024, il mercato ha ancora margini di crescita considerevoli. Considerando che il reddito fisso globale supera i 15.000 miliardi di dollari, le opportunità di espansione sono significative, specialmente per le tecnologie emergenti.
Performance e prospettive di mercato
Al momento, non si registrano differenze di performance significative tra obbligazioni green e obbligazioni tradizionali nel mercato secondario. “Le obbligazioni green hanno dimostrato credibilità e resilienza, con una domanda sostenuta da parte degli investitori”, evidenzia Van Steenweghen.
Tuttavia, esistono preoccupazioni riguardo all’impatto delle normative future sugli emittenti e sugli investitori del mercato del debito ESG. Nonostante ciò, Van Steenweghen rimane ottimista: “Anche se le incertezze normative aumentano, l’economia sottostante resta solida e il flusso di capitali verso la transizione energetica proseguirà”.
L’ascesa del greenhushing
Un fenomeno recente è il cosiddetto “greenhushing”, ovvero la riluttanza delle aziende a comunicare pubblicamente le proprie iniziative climatiche. “Abbiamo notato un calo della trasparenza, ma ciò non significa che gli investimenti si siano fermati”, afferma Van Steenweghen. Questo implica che gli investitori dovranno impegnarsi maggiormente nell’analisi finanziaria per individuare opportunità reali.
Nonostante il rallentamento della crescita degli investimenti e le incertezze politiche, il mercato del debito ESG rimane un pilastro centrale della finanza climatica. “Gli investitori che adotteranno un approccio proattivo e interagiranno direttamente con le aziende saranno i meglio posizionati per trarre vantaggio dalla prossima fase della transizione energetica”, conclude Van Steenweghen.