Influencer marketing beauty: trend e strategie dei brand italiani
Il report Inflead analizza i contenuti Instagram per capire come i marchi beauty italiani usano oggi l’influencer marketing tra stories, product seeding e creator strategy Nel beauty italiano l’influencer marketing non è più un terreno sperimentale, ma una leva pienamente integrata nelle strategie di marca. Lo conferma il report Marketing Routine pubblicato da Inflead, piattaforma di influencer marketing intelligence, che ha analizzato oltre 40.000 contenuti su Instagram -tra post e stories- pubblicati da 30 brand italiani, affermati ed emergenti, nel periodo compreso tra marzo 2024 e febbraio 2025. Il dato più rilevante? La forza del passaparola spontaneo: il 75% dei post e l’83,7% delle stories analizzate rientrano nella categoria delle brand mentions non sponsorizzate. Un segnale forte che conferma la centralità dell’autenticità nella costruzione della brand awareness e la capacità dei creator di generare contenuti rilevanti anche al di fuori dei contratti pubblicitari. Il dato suggerisce anche che il word-of-mouth, nell’ambito beauty, continua a essere una leva di fiducia e credibilità difficilmente replicabile con la sola paid media strategy. Ciò non significa che le collaborazioni a pagamento siano in declino: si stanno semplicemente trasformando. Le stories sponsorizzate, ad esempio, superano per frequenza i post sponsorizzati, a conferma della preferenza per formati brevi, immersivi e capaci di innescare interazioni rapide. In parallelo, si osserva una crescita del product seeding: invii di prodotto senza obbligo di pubblicazione, che puntano a stimolare la creazione spontanea di contenuti. Per alcuni top brand, come L’Oréal Paris e Huda Beauty, questa modalità rappresenta quasi il 20% delle attività. A livello di community, i brand individuano nei micro e macro influencer i partner più strategici, sia per volumi di contenuto che per performance. I nano influencer, pur essendo molto presenti nelle menzioni spontanee, restano marginali nelle attività sponsorizzate. I global influencer risultano praticamente assenti: segno che i brand beauty italiani preferiscono collaborazioni più verticali e di settore, piuttosto che ingaggiarsi in dinamiche da celebrity endorsement. Differenze di approccio Il report evidenzia anche differenze nette tra i brand in termini di approccio. I grandi player -su tutti L’Oréal Paris, Garnier Italia e Maybelline New York- combinano volumi elevati e ottima capacità di generare reach ed engagement. L’Oréal Paris, in particolare, guida per numero di collaborazioni (343), per reach media per post (oltre 520.000 utenti) e per livelli di interazione. Ma è interessante notare come anche brand con un numero contenuto di collaborazioni riescano a ottenere risultati eccellenti in termini di efficienza: Rare Beauty e My7days.it, ad esempio, raggiungono tassi di efficienza superiori al 33%, segnale di community fortemente coinvolte e contenuti ben targettizzati. In media, ogni brand collabora con circa 67 creator l’anno, mentre ciascun creator lavora con 1,8 brand. I macro influencer, come categoria, si distinguono per attività e varietà di collaborazioni, diventando figure chiave per le strategie multi-brand. Da qui emerge una questione strategica centrale: privilegiare l’esclusiva o la multi-collaborazione? Le prime rafforzano l’identificazione con il brand, le seconde valorizzano la credibilità del creator nel suo contesto di riferimento. Ogni azienda calibra questa scelta in base agli obiettivi di visibilità, posizionamento e relazione con il pubblico. Uno degli aspetti più dinamici riguarda l’attività durante i grandi eventi. Il caso Cosmoprof 2025 mostra un’inversione nel rapporto tra formati: mentre durante l’anno i post sono il contenuto più utilizzato dai creator, nei giorni della manifestazione sono le stories a dominare. Il profilo ufficiale @cosmoprofworldwide ha raccolto 464 menzioni in stories, posizionandosi come il più taggato. Brand come Erbolario e Glowstation si sono distinti per una reach significativa ottenuta con un numero contenuto di pubblicazioni: un esempio di come sia possibile ottenere un impatto elevato anche con pochi contenuti, se la strategia è ben calibrata. L'articolo Influencer marketing beauty: trend e strategie dei brand italiani è un contenuto originale di Mark Up.


Nel beauty italiano l’influencer marketing non è più un terreno sperimentale, ma una leva pienamente integrata nelle strategie di marca. Lo conferma il report Marketing Routine pubblicato da Inflead, piattaforma di influencer marketing intelligence, che ha analizzato oltre 40.000 contenuti su Instagram -tra post e stories- pubblicati da 30 brand italiani, affermati ed emergenti, nel periodo compreso tra marzo 2024 e febbraio 2025. Il dato più rilevante? La forza del passaparola spontaneo: il 75% dei post e l’83,7% delle stories analizzate rientrano nella categoria delle brand mentions non sponsorizzate. Un segnale forte che conferma la centralità dell’autenticità nella costruzione della brand awareness e la capacità dei creator di generare contenuti rilevanti anche al di fuori dei contratti pubblicitari. Il dato suggerisce anche che il word-of-mouth, nell’ambito beauty, continua a essere una leva di fiducia e credibilità difficilmente replicabile con la sola paid media strategy.
Ciò non significa che le collaborazioni a pagamento siano in declino: si stanno semplicemente trasformando. Le stories sponsorizzate, ad esempio, superano per frequenza i post sponsorizzati, a conferma della preferenza per formati brevi, immersivi e capaci di innescare interazioni rapide. In parallelo, si osserva una crescita del product seeding: invii di prodotto senza obbligo di pubblicazione, che puntano a stimolare la creazione spontanea di contenuti. Per alcuni top brand, come L’Oréal Paris e Huda Beauty, questa modalità rappresenta quasi il 20% delle attività. A livello di community, i brand individuano nei micro e macro influencer i partner più strategici, sia per volumi di contenuto che per performance. I nano influencer, pur essendo molto presenti nelle menzioni spontanee, restano marginali nelle attività sponsorizzate. I global influencer risultano praticamente assenti: segno che i brand beauty italiani preferiscono collaborazioni più verticali e di settore, piuttosto che ingaggiarsi in dinamiche da celebrity endorsement.
Differenze di approccio
Il report evidenzia anche differenze nette tra i brand in termini di approccio. I grandi player -su tutti L’Oréal Paris, Garnier Italia e Maybelline New York- combinano volumi elevati e ottima capacità di generare reach ed engagement. L’Oréal Paris, in particolare, guida per numero di collaborazioni (343), per reach media per post (oltre 520.000 utenti) e per livelli di interazione. Ma è interessante notare come anche brand con un numero contenuto di collaborazioni riescano a ottenere risultati eccellenti in termini di efficienza: Rare Beauty e My7days.it, ad esempio, raggiungono tassi di efficienza superiori al 33%, segnale di community fortemente coinvolte e contenuti ben targettizzati.
In media, ogni brand collabora con circa 67 creator l’anno, mentre ciascun creator lavora con 1,8 brand. I macro influencer, come categoria, si distinguono per attività e varietà di collaborazioni, diventando figure chiave per le strategie multi-brand. Da qui emerge una questione strategica centrale: privilegiare l’esclusiva o la multi-collaborazione? Le prime rafforzano l’identificazione con il brand, le seconde valorizzano la credibilità del creator nel suo contesto di riferimento. Ogni azienda calibra questa scelta in base agli obiettivi di visibilità, posizionamento e relazione con il pubblico.
Uno degli aspetti più dinamici riguarda l’attività durante i grandi eventi. Il caso Cosmoprof 2025 mostra un’inversione nel rapporto tra formati: mentre durante l’anno i post sono il contenuto più utilizzato dai creator, nei giorni della manifestazione sono le stories a dominare. Il profilo ufficiale @cosmoprofworldwide ha raccolto 464 menzioni in stories, posizionandosi come il più taggato. Brand come Erbolario e Glowstation si sono distinti per una reach significativa ottenuta con un numero contenuto di pubblicazioni: un esempio di come sia possibile ottenere un impatto elevato anche con pochi contenuti, se la strategia è ben calibrata.
L'articolo Influencer marketing beauty: trend e strategie dei brand italiani è un contenuto originale di Mark Up.