Il candidato Papa preferito da Trump? Se stesso

Il presidente Usa rispondendo alla domanda se avesse preferenze sul successore di Papa Francesco ha risposto: “Mi piacerebbe essere papa. Sarebbe la mia prima scelta”. Poi però un nome l’ha fatto

Apr 30, 2025 - 11:23
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Il candidato Papa preferito da Trump? Se stesso

Roma, 30 aprile 2025 – “Mi piacerebbe essere papa. Sarebbe la mia prima scelta”. Donald Trump risponde scherzando a chi gli chiedeva se aveva preferenze per il prossimo pontefice. “Non ho preferenze” ha aggiunto, precisando che c'è un cardinale a New York che può fare il lavoro. "Devo dire che abbiamo un cardinale in un posto chiamato New York che è molto bravo. Vedremo quello che succede", ha aggiunto riferendosi all'arcivescovo di New York, il cardinale Timothy Dolan, che ha guidato la preghiera all'insediamento del presidente lo scorso gennaio.

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Ma come vanno interpretate la parole di Trump? Una semplice battuta o c’è qualcosa dietro? Lecito chiederselo. D’altronde il tentativo di influenzare il Conclave da parte del “potere temporale” non nasce certo oggi. E Trump anche con Papa Bergoglio ha fatto una delle sue tante “inversioni a U”. Il presidente Usa non aveva mai nascosto di non gradire Papa Francesco in particolare in relazione alle sue posizioni su migranti e muri, ma dopo la morte del Pontefice non ha lesinato complimenti e, dopo un’iniziale reticenza, si è precipitato ai funerali in Piazza San Pietro.

In un articolo pubblicato oggi su Qn si sottolinea come quello americano sia il contesto più delicato. Nel pezzo si sottolinea come secondo il professor Piero Schiavazzi, vaticanista di lungo corso e docente di geopolitica vaticana alla Link University, si stia assistendo a un copione che, da Canossa in poi, si ripete da millenni: lo scontro fra Papato e Impero. Schiavazzi fa notare come, durante l’omelia per le esequie di Francesco, il cardinale Re, un conservatore, non certo bergogliano nelle sue posizioni, abbia ricordato – davanti al presidente Trump e a decine di capi di Stato e di governo – la messa che il Pontefice celebrò a El Paso, davanti a decine di famiglie divise da una rete. Esattamente ciò che Trump non voleva sentirsi dire.Il Conclave più lungo della storia è durato 2 anni e 9 mesi. Il più breve: 10 ore

Un messaggio potentissimo, quasi uno schiaffo al presidente americano, con un preciso sottotesto: i cardinali possono essere divisi tra conservatori e progressisti, ma il collegio si compatta e si allinea in modo granitico di fronte a ogni ingerenza esterna. Il successore di Francesco, insomma, potrà eleggerlo solo Santa Madre Chiesa.

“Il presidente – fa notare Schiavazzi – nel giorno delle esequie ha fatto il nome di due cardinali americani, ossia Dolan e Burke, che però non hanno i voti, e Trump lo sa benissimo. È stato un modo per far capire che gli Stati Uniti vogliono comunque dire la loro, per arrestare il processo di distacco dall’Occidente e avvicinamento alla Cina avviato da Francesco”.