I dazi sul vino possono costare 6 milioni di euro al giorno all’Italia
Perché i dazi di Trump minacciano il vino italiano: le cantine in Italia rischiano di perdere fino a 6 milioni di euro al giorno a causa dell'incognita esportazioni.

Il settore del vino italiano sta attraversando quella che in molti definirebbero, metaforicamente, una tempesta perfetta. I timori legati all’imposizione di nuovi dazi sulle esportazioni verso gli Stati Uniti potrebbero avere un impatto devastante sul settore. Le possibili perdite potrebbero arrivare a costare alle cantine fino a 6 milioni di euro al giorno, come stimato dalla Consulta Vitivinicola della Coldiretti.
Il danno economico immediato, come se non bastasse, rischia di evolversi in una crisi strutturale, con effetti a lungo termine sulla competitività del settore e la capacità di mantenere il posizionamento acquisito sui mercati esteri.
Perché i dazi di Trump minacciano il vino italiano
La tensione commerciale tra Europa e Stati Uniti è arrivata a un punto critico con l’annuncio da parte del presidente Donald Trump di un possibile aumento dei dazi fino al 200% sulle bottiglie di vino provenienti dall’Ue. Questa minaccia, che incombe sul settore vinicolo proprio alla vigilia di uno degli eventi più importanti per l’industria del vino, il Vinitaly, ha sollevato forti preoccupazioni.
Le cantine italiane, infatti, si trovano in una posizione di stallo, con gli importatori che, in attesa di chiarimenti da Washington, posticipano gli ordini, temendo che i carichi di vino non arrivino mai al momento giusto, o peggio, che arrivino quando i dazi saranno già in vigore.
La situazione di incertezza è aggravata dal fatto che il 96% dell’export agroalimentare verso gli Stati Uniti viaggia via mare, e con il rallentamento degli ordini, le cantine rischiano di perdere non solo vendite immediate, ma anche posizioni di mercato conquistate con anni di impegno.
L’export di vino italiano negli Stati Uniti è infatti triplicato nel corso dell’ultimo decennio, e una perdita di questo mercato potrebbe rappresentare una perdita irreparabile di competitività, in un contesto in cui altre nazioni, non colpite dai dazi, potrebbero facilmente prendere il posto dell’Italia sugli scaffali americani.
Le possibili conseguenze
Gli scenari peggiori, ad oggi, dipingono un quadro preoccupante per il vino Made in Italy. Se i dazi arrivassero a toccare il 200%, le esportazioni potrebbero subire un calo fino al 70-80%, portando a una perdita diretta di circa un miliardo di euro. Le piccole e medie cantine, che già si trovano a fronteggiare la concorrenza globale, sarebbero le prime a subire l’impatto, con una situazione che rischia di diventare insostenibile per molte di esse.
Va sottolineato che, durante il primo mandato di Trump, il vino italiano rimase escluso dai dazi che colpirono altri prodotti agroalimentari italiani, come formaggi e liquori. Tuttavia, anche senza l’applicazione di tariffe aggiuntive, il settore vinicolo italiano vide una contrazione del 6% nelle vendite verso gli Stati Uniti, un segnale che la concorrenza e l’incertezza avevano già iniziato a minare la stabilità del mercato.
In questo contesto, l’industria del vino italiano si trova a dover fronteggiare una delle sfide più gravi della sua storia recente. Le possibili misure protezionistiche adottate dagli Stati Uniti non solo minacciano il valore economico delle esportazioni, ma rischiano anche di compromettere l’identità e la reputazione di un settore che rappresenta una delle eccellenze più riconosciute e amate al mondo. L’introduzione di nuovi dazi porterebbe infatti ad un aumento del prezzo tale che potrebbe spingere le persone a scegliere i finti prodotti Made in Italy, invece che puntare su quelli certificati.
Senza un intervento rapido e decisivo, l’Italia potrebbe perdere il suo storico primato, non solo in termini di valore economico, ma anche di prestigio e influenza nel mondo del vino.