I dazi rallentano l’economia globale, anche l’Italia va giù | L’allarme del Fondo Monetario Internazionale

La crescita dell’economia globale è prevista in discesa sotto la soglia psicologica del 3%, appesantita dal ritorno della politica dei dazi e da un clima di incertezza internazionale sempre più denso. È l’allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale nel suo ultimo World Economic Outlook. Il Pil mondiale, secondo la nuova proiezione, crescerà del 2,8% nel […] L'articolo I dazi rallentano l’economia globale, anche l’Italia va giù | L’allarme del Fondo Monetario Internazionale proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.

Apr 28, 2025 - 08:27
 0
I dazi rallentano l’economia globale, anche l’Italia va giù | L’allarme del Fondo Monetario Internazionale

La crescita dell’economia globale è prevista in discesa sotto la soglia psicologica del 3%, appesantita dal ritorno della politica dei dazi e da un clima di incertezza internazionale sempre più denso.

È l’allarme lanciato dal Fondo Monetario Internazionale nel suo ultimo World Economic Outlook.

Il Pil mondiale, secondo la nuova proiezione, crescerà del 2,8% nel 2025 e solo del 3% nel 2026, segnando una decisa frenata rispetto al 3,3% del 2024 e ben al di sotto della media storica pre-pandemica (3,7%).

Alla base della revisione al ribasso, un fattore su tutti: la nuova guerra commerciale scatenata dagli Stati Uniti sotto la presidenza di Donald Trump.

Una serie di dazi mirati – estesi a Cina, Canada, Messico e altri Paesi – sta già incidendo sulla fiducia dei mercati, sulla stabilità delle catene di approvvigionamento globali e, in ultima istanza, sull’attività economica mondiale.

Il Fondo parla apertamente di uno “shock negativo”, evidenziando come le tariffe riducano la produttività, aumentino i costi e ostacolino l’innovazione, penalizzando non solo i Paesi colpiti, ma anche quelli che li impongono.

Secondo il capo economista Pierre-Olivier Gourinchas, le misure tariffarie “riassegnano risorse verso settori meno efficienti” e hanno già fatto perdere 0,4 punti di PIL agli Stati Uniti solo nel 2025.

Per l’Italia, le nuove previsioni del FMI fotografano una situazione di crescita modesta e peggiorata: il PIL dovrebbe aumentare solo dello 0,4% nel 2025 (contro lo 0,7% stimato a gennaio), e appena dello 0,8% nel 2026.

La spinta fiscale derivante dalle recenti modifiche al vincolo di bilancio tedesco potrebbe offrire un minimo sollievo, ma la ripresa rimane fragile.

Il debito pubblico italiano è visto in aumento, salendo al 137,3% del PIL nel 2025 e al 138,5% nel 2026, mentre il deficit è atteso in riduzione al 3,1% quest’anno e al 2,8% nel 2026.

Il FMI segnala inoltre un contesto globale in cui “le imprese mettono in pausa gli investimenti”, influenzando negativamente anche l’accesso al credito bancario.

Durante la conferenza stampa di presentazione del rapporto, Gourinchas ha parlato di una vera e propria “fase di riassetto del sistema economico globale”, innescata da politiche commerciali aggressive e da una crescente instabilità geopolitica.

In questo contesto, le banche centrali – come la Federal Reserve e la Banca Centrale Europea – sono chiamate a muoversi con prudenza: se da un lato si prevede un taglio dei tassi (fino al 2% in Europa e al 4% negli USA entro fine 2025), dall’altro l’inflazione continua a mantenersi elevata, soprattutto negli Stati Uniti dove è attesa al 3% nel 2025, un punto sopra le stime precedenti.

Le previsioni riviste interessano quasi tutte le principali economie.

Stati Uniti: PIL previsto all’1,8% nel 2025, in calo di quasi un punto rispetto a gennaio. L’effetto dei dazi è già visibile e continuerà anche nel 2026 (1,7%). Il debito è visto salire al 130% del PIL entro il 2030.

Cina: crescita ferma al 4% nel 2025, in netto calo rispetto al 5% del 2024. È il ritmo più basso dagli anni ’90, influenzato dal calo della domanda estera e dalle ritorsioni commerciali.

Eurozona: PIL previsto allo 0,8% nel 2025 (-0,2 rispetto a gennaio) e all’1,2% nel 2026. La Germania, in particolare, dovrebbe registrare crescita zero nel 2025, seguita da una possibile ripresa l’anno successivo.

Spagna: fa eccezione in positivo, con una crescita stimata al 2,5% nel 2025, la più alta tra le economie avanzate, grazie alla tenuta del turismo e a un mercato del lavoro dinamico.

Canada: la crescita attesa scende all’1,4%, con una correzione al ribasso di 0,6 punti.

Messico: la revisione è ancora più drastica. Da una crescita attesa dell’1,4%, si passa a una contrazione dello 0,3%.

Giappone: stimato allo 0,6%, con una revisione negativa di 0,5 punti.

A preoccupare il FMI non sono solo i dazi già imposti, ma anche l’incertezza sulle politiche future.

Gli annunci altalenanti di Washington – tra minacce, sospensioni temporanee ed esenzioni – stanno contribuendo a un clima di instabilità, che si traduce in un calo degli investimenti e in un rallentamento del commercio globale, stimato ora in crescita dell’1,7% nel 2025, contro il 3,2% atteso solo pochi mesi fa.

Secondo il FMI, si tratta di una situazione ad alto rischio, che richiama gli anni precedenti a grandi crisi: “Nel passato recente, solo due volte la crescita globale è scesa sotto il 3% – nel 2008 e nel 2019 – ed entrambe le volte l’anno successivo è seguita una recessione”.

L'articolo I dazi rallentano l’economia globale, anche l’Italia va giù | L’allarme del Fondo Monetario Internazionale proviene da Osservatorio Riparte l'Italia.