Con l’OPS su Banca Generali, Mediobanca punta a creare un colosso europeo nel wealth management
"Vogliamo trasformare la partnership da una logica finanziaria a una industriale", ha sottolineato l'AD di Mediobanca nella conferenza stampa con i giornalisti. Assemblea ordinaria convocata per il 16 giugno. L'articolo Con l’OPS su Banca Generali, Mediobanca punta a creare un colosso europeo nel wealth management proviene da FundsPeople Italia.

Puntare alla creazione di “un progetto industriale più forte” nel wealth management all’interno del “movimentato” panorama bancario e finanziario italiano. Alberto Nagel, AD di Mediobanca nella conferenza stampa presso gli uffici milanesi del Gruppo entra nel merito dell’OPS annunciata nella mattina del 28 aprile. L'AD insiste sul piano comunicato qualche mese fa da Generali con due assi, “quello assicurativo e quello focalizzato sull’asset management". Il wealth management "non fa parte di questi assi, per cui la creazione di un progetto industriale più forte e una valutazione dell’asset elevata sono elementi da tenere in considerazione, visto che si parla di un premio sia sul target price sia rispetto ai massimi storici”. Nel parlare con i giornalisti, Nagel insiste su un’operazione che trasforma la partnership tra le due entità “da una logica finanziaria a una logica industriale”.
La creazione di un leader europeo
Nell’idea di Piazzetta Cuccia, dunque, ci sarà uno spostamento del capitale nell’area del wealth management per la creazione di un leader europeo il cui dato di partenza è già presente nella nota diffusa da Mediobanca a mercati chiusi: 210 miliardi TFA (total financial asset) “che prevediamo arrivino a 300 miliardi in un arco temporale non lungo”, afferma l’AD.
L’operazione andrà a buon fine, nella fattispecie, “soltanto se c’è una visione di buy in da parte di entrambe le società”. Tra le condizioni di riuscita c’è anche quella di ottenere il 50% più una azione. Ma sarebbe solo un punto di partenza. “Il 50+1 non ci basta, è il minimo. Il nostro obiettivo è arrivare a una fusione di Banca Generali dentro Mediobanca”, rimarca il top manager. Se Mediobanca dovesse quindi arrivare, a seguito dell’OPS, a un 50+, “utilizzeremo le nostre azioni di Generali per finanziare crescita all’interno del capitale”.
In questo discorso dunque, precisa Nagel nel rispondere alle domande dei giornalisti, non rientra il dossier Natixis-Generali, ossia il memorandum d'intesa (MoU) firmato lo scorso gennaio tra Assicurazioni Generali e BPCE, il gruppo transalpino delle banche popolari che controlla Natixis dal 2021, finalizzato alla creazione di una JV tra le rispettive attività di asset management.
In ogni caso, se l’operazione dovesse andare a buon fine Mediobanca si collocherebbe non soltanto tra i principali gruppi bancari (con market cap superiori ai 10 miliardi di euro) ma anche come il secondo soggetto, dopo UBS, in un gruppo molto ristretto di operatori (che comprende anche Julius Baer Group) con un modello di business estremamente specifico, con oltre 170 miliardi di AuM e AuC e almeno il 50% dei revenue che arrivano dal wealth management.
Il tema dell’OPS di Banca MPS
Un elemento che emerge nel corso della conversazione con la stampa è soprattutto legato all’operazione in cui Mediobanca stessa è coinvolta come soggetto passivo: l’OPS lanciata da parte di Banca MPS. La mossa su Generali, tuttavia, nelle parole di Nagel, “non è un’operazione difensiva in senso tecnico, anzi: è offensiva, è una manovra di sviluppo”. Inoltre, “la nostra assemblea non decide su MPS ma su questa operazione”, afferma ancora l’AD con riferimento all’assemblea ordinaria convocata per il prossimo 16 giugno. Sono due percorsi che da questo momento procederanno “non in netta contrapposizione”. Gli esiti dipendono dall’andamento di mercato e “a oggi sono ancora da capire”. Il tema della passivity rule, ossia la norma, ex 104 TUF che impone alle quotate europee di astenersi “dal compiere atti od operazioni che possono contrastare il conseguimento degli obiettivi dell'offerta” non rientrerebbe nell’ambito dell’operazione su Banca Generali. L'offerta infatti, "non tocca la struttura di capitale di Mediobanca”. L’acquisizione, insomma, si finanzia autonomamente col pacchetto Generali già detenuto da Piazzetta Cuccia e “non con cassa o azioni Mediobanca” (da qui anche la convocazione di un’assemblea ordinaria e non straordinaria).
“È evidente che l'operazione strutturata in questo modo lascia molti sospetti che possa essere una manovra difensiva per proteggersi dall'OPS di Banca MPS su Mediobanca”, afferma Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia. “Acquisendo una realtà strategica come Banca Generali, Mediobanca aumenterebbe la propria dimensione, complessità e valore strategico, rendendosi un obiettivo molto meno contendibile e più difficile da scalare senza un accordo amichevole. Inoltre, attraverso l’operazione Mediobanca perderebbe la quota in Generali, a nostro avviso, il vero obiettivo finale dell'offerta di Banca MPS”. Diodovich sostiene che al momento non è facile prevedere l’evoluzione del risiko in atto, tuttavia sottolinea che tutte le operazioni sono carta contro carta “e senza l’ombra di un euro di cash” e che, “gli interessi "politici" (soprattutto su Generali) sembrano essere più importanti di quelli economici.
E il golden power?
Altra normativa che va a incidere sull’operazione è il golden power. Secondo Nagel, tuttavia, il governo (che pure sponsorizza l’operazione in cui Mediobanca è preda) non dovrebbe mettere paletti “perché con noi si creerebbe un leader italiano nel risparmio gestito e una realtà molto interessante per le società italiane. Non mi aspetto, insomma, particolari difficoltà da questo punto di vista”.
Il tema dell’azionariato
Si tratta di un ulteriore passo nel risiko sempre più complesso tra i protagonisti della finanza italiana. Si è già detto dell’offerta lanciata da Banca MPS su Mediobanca. Montepaschi stessa condivide con Mediobanca e Generali due importanti azionisti: Francesco Gaetano Caltagirone e Delfin, la holding della famiglia Del Vecchio, che detengono il 17% di Generali e il 27% di Mediobanca. Lo scorso 24 aprile, l’assemblea degli azionisti di Generali ha rinnovato il CdA favorendo la lista di Mediobanca con il 52,38% del capitale presente. Con dieci consiglieri, l’istituto di Piazzetta Cuccia si è aggiudicato la maggioranza del CdA, mentre la lista proposta da Francesco Caltagirone si è fermata al 36,8% con tre consiglieri. Andrea Sironi e Philippe Donnet erano quindi stati confermati per un altro triennio come presidente e AD di Generali, sancendo quella che è stata considerata come una vittoria per l’istituto di Piazzetta Cuccia.
*Notizia in aggiornamento
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