Banca Profilo al riassetto fra ispezione di Bankitalia e spezzatino degli asset
Un cda dimessosi all’improvviso per divergenze sulla strategia futura della banca. Una dura ispezione di Banca d’Italia che mette nel mirino la divisione investment banking. Un board da rinnovare tra non poche incognite. E una vendita della banca, in stile “spezzatino”, che potrebbe essere a un passo. È una storia che continua a riservare colpi […] L'articolo Banca Profilo al riassetto fra ispezione di Bankitalia e spezzatino degli asset proviene da Iusletter.

Un cda dimessosi all’improvviso per divergenze sulla strategia futura della banca. Una dura ispezione di Banca d’Italia che mette nel mirino la divisione investment banking. Un board da rinnovare tra non poche incognite. E una vendita della banca, in stile “spezzatino”, che potrebbe essere a un passo. È una storia che continua a riservare colpi di scena, quella che sta vivendo Banca Profilo. L’istituto milanese di private banking controllato al 62% da Arepo Bp, il veicolo del fondo Sator dell’ex banchiere di Capitalia Matteo Arpe, da oltre 4 anni sta cercando di trovare un possibile compratore, salvo poi vedere finire ogni trattativa puntualmente su un binario morto (ben otto quelle avviate negli anni).
Banca Profilo al riassetto fra ispezione di Bankitalia e spezzatino degli assetLuca Davi
Un cda dimessosi all’improvviso per divergenze sulla strategia futura della banca. Una dura ispezione di Banca d’Italia che mette nel mirino la divisione investment banking. Un board da rinnovare tra non poche incognite. E una vendita della banca, in stile “spezzatino”, che potrebbe essere a un passo. È una storia che continua a riservare colpi di scena, quella che sta vivendo Banca Profilo. L’istituto milanese di private banking controllato al 62% da Arepo Bp, il veicolo del fondo Sator dell’ex banchiere di Capitalia Matteo Arpe, da oltre 4 anni sta cercando di trovare un possibile compratore, salvo poi vedere finire ogni trattativa puntualmente su un binario morto (ben otto quelle avviate negli anni).
L’ispezione di Bankitalia
L’ultima sorpresa nella storia tormentata della realtà indipendente milanese risale all’inizio del mese. Lo scorso primo aprile a sorpresa si dimette la maggioranza dei consiglieri, e ciò fa decadere l’intero board. A fare un passo indietro sono i cinque consiglieri indipendenti (Michele Centonze, Francesca Colaiacovo, Giorgio Gabrielli, Gimede Gigante, e Paola Santarelli) e la consigliera non esecutiva Maria Rita Scolaro, che rimarcano «un dissenso in merito all’applicazione del sistema di governance» e alla «connessa opportunità di rimettere ai soci la determinazione circa un ricambio, in tutto o anche solo in parte, nella composizione dell’organo amministrativo», come spiega una nota.
Nelle settimane precedenti si erano rincorse indiscrezioni relative a forti tensioni interne al board, forse legate alle strategie di fondo della banca.
Va detto che negli ultimi tempi, tuttavia, in banca non si respira un clima sereno. Da settembre scorso, da quanto raccolto dal Sole 24Ore, gli uffici di via Cerva sono il teatro di un approfondita ispezione da parte della Vigilanza rimasta finora sotto traccia. Gli “sceriffi” di Palazzo Koch al termine dei loro controlli evidenziano carenze interne alla banca sul fronte sui presidi di controllo nell’antiriciclaggio, e comminano sanzioni ad alcuni manager apicali e al collegio sindacale. Il problema riguarderebbe in particolare la divisione investment banking (con un voto “4”, a un passo dal commissariamento), mentre sostanzialmente indenni risulterebbero il “braccio” del private banking e la filiale digitale. Fatto sta che i consiglieri indipendenti decidono di dare un segnale forte di discontinuità per rimettere la banca in carreggiata anche in vista delle sfide future. Interpellata sul tema, la banca non ha rilasciato commenti.
Rinnovo in vista, Arpe in campo
Ora toccherà all’assemblea dei soci, il prossimo 20 maggio, decidere sul rinnovo. Per ora, ad aver deciso il da farsi è la capogruppo ArepoBp, che ha rinnovato il suo board. E con non poche novità di peso: a partire dall’uscita di scena di Giorgio Di Giorgio (presidente di Banca Profilo), l’inserimento di 3 indipendenti (il presidente Giuseppe Gallo, Tiziano Onesti e Riccardo Tedesco) e di Maria Rita Scolaro (Sator). Ma la novità più eclatante è la presenza nel board di Matteo Arpe. L’ex Capitalia grazie alla recente sentenza del tribunale di Milano ha riacquistato i requisiti di onorabilità persi dopo la condanna per il caso Ciappazzi-Parmalat. E torna così nel board di Arepo, pur senza deleghe. Un ingresso in punta di piedi, si dice forse dettato più dalla volontà di fare da arbitro affinchè la vendita della banca vada in porto – visto che questo è l’obiettivo del fondo e dei suoi quotisti – , che da vere ambizioni manageriali, almeno per ora. Tutto però rimane aperto: a breve si alzerà il velo sulla lista per la banca, che realisticamente vedrà la piena riconferma degli indipendenti. Di certo il ricambio in Arepo, e la discontinuità chiara a livello di presidenza per la banca, è il segnale di un cambio di passo importante per il futuro di Profilo. L’incognita rimane quella dell’a.d., casella ricoperta fino ad oggi da Fabio Candeli. E si capirà se la sua posizione sarà salvata, magari una volta trovata la quadra sulla strategia (e la volontà) di cedere la banca a un compratore, soluzione fino ad oggi sempre naufragata.
La vendita in corso
Già. Perché il rinnovo della governance e l’ispezione della Vigilanza si intrecciano a doppio filo con il passaggio a dir poco delicato della vendita della banca, che in queste settimane sarebbe giunta a un punto cruciale. Un piccolo passo indietro. Da diversi anni l’istituto è protagonista di una lunga e complessa serie di tentate cessioni, con numerosi interessati sbucati nel tempo e altrettante trattative che non hanno portato a risultati concreti. Almeno otto i dialoghi avviati negli anni, da Attestor Capital a Banor, dal banchiere di Finint Enrico Marchi a una cordata di imprenditori capeggiata dai fratelli Di Terlizzi assieme ad Angelo Moratti, dal fondo RiverRock e ai francesi di Twenty First Capital, fino al fondo Barents Re, riassicuratore con sede a Panama in tandem con Lmdv Capital, il family office di Leonardo Maria Del Vecchio, fino al finanziere Andrea Bonomi. Tutte trattative curate dal management che per ragioni diverse sono alla fine saltate. Oggi, diversamente dal passato, la trattativa è però con una banca: Banca Sella. Al lavoro sul dossier a quanto risulta ci sarebbe l’advisor Gualtieri & associati. La boutique avrebbe studiato come soluzione per massimizzare la valorizzazione della banca un “break up” tra le quattro “anime” di Profilo: il private banking; la banca digitale Tinaba; la divisione finanza e l’investment banking, braccio destinato a essere chiuso. A breve, già entro maggio, scadranno i termini per chiudere la vendita con Banca Sella, accordo che potrebbe includere anche la cessione della sede della banca e la fiduciaria. E così pure sul tavolo dell’advisor ci sarebbero già tre offerte per Tinaba. Il break up potrebbe essere gradito all’azionariato, grazie a una valorizzazione dell’intero asset di Banca Profilo stimato in oltre 200 milioni. Tutto però dipenderà dall’accordo tra il manager e il (rinnovato) board. Il futuro di Banca Profilo si giocherà insomma in queste settimane. Sorprese permettendo.
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