Un coperchio d’aria rovente sopra le nostre teste Negli ultimi anni il termine
heat dome ha smesso di essere una curiosità scientifica per diventare una
minaccia concreta e sempre più familiare. Anche in
Italia, eventi estremi legati a questa dinamica stanno incidendo in maniera evidente sul
meteo estivo e non solo. La
cupola di calore, come può essere definita in italiano, è una struttura atmosferica che intrappola il caldo nei bassi strati, bloccandolo con una sorta di “tetto” formato da un
campo di alta pressione molto esteso e persistente. Il paragone più efficace per spiegare il fenomeno è quello di una
pentola chiusa da un coperchio: l’aria calda, compressa verso il suolo dall’alta pressione, si riscalda ulteriormente e
non riesce a disperdersi, generando condizioni meteo estreme e durature. Questo assetto atmosferico si consolida in genere per effetto di un
blocco circolatorio, spesso con struttura a
Ω (Omega block), che ostacola il passaggio delle normali perturbazioni e
mantiene invariato il quadro termico per giorni, talvolta settimane.
Un caldo che non si spegne neanche di notte Tra le caratteristiche più insidiose dello
heat dome vi è l’
assenza di refrigerio notturno. Le temperature minime restano elevate, compromettendo il naturale raffreddamento del suolo e l’equilibrio fisiologico delle persone. In queste situazioni, la
percezione del calore può raggiungere
valori superiori ai 45 °C, aggravando il fenomeno del
caldo umido e causando
condizioni di stress termico estremo, soprattutto per bambini, anziani e persone con patologie croniche.
Impatto su città, campagne e infrastrutture L’
ambiente urbano soffre in modo particolare l’effetto
heat dome. Tra asfalto, cemento e scarsa ventilazione, le
isole di calore cittadine amplificano l’effetto della cupola, rendendo le giornate e le notti torride insostenibili. Allo stesso tempo, le
reti energetiche vengono messe sotto pressione per l’uso massiccio di
condizionatori, aumentando il rischio di
blackout e
interruzioni di servizio. Anche l’
agricoltura subisce gravi danni: fioriture anticipate, essiccamento dei raccolti, cali produttivi e irrigazione insufficiente mettono a dura prova le risorse idriche e alimentari del territorio.
Un fenomeno estivo che non è più solo estivo Fino a pochi anni fa, gli
heat domes erano considerati
fenomeni esclusivi dell’estate, limitati a
luglio e agosto. Ma il riscaldamento globale sta
spingendo i limiti stagionali, tanto che si osservano oggi strutture simili anche
in primavera inoltrata e in pieno inverno. In particolare, nel
Sud Italia, la
Sicilia e la
Calabria hanno sperimentato, anche in
gennaio e febbraio, temperature fuori scala, accompagnate da anomalie nel ciclo vegetativo, fioriture anticipate e impatti sugli ecosistemi locali.
Il cambiamento climatico spinge la frequenza e l’intensità Le analisi della
NOAA, del
Met Office britannico e del
Copernicus Climate Change Service indicano che lo
heat dome è tra i fenomeni più amplificati dalla
crisi climatica in atto. L’indebolimento delle
correnti a getto e la crescente
differenza di temperatura tra latitudini favoriscono la formazione di
blocchi atmosferici duraturi, che diventano vere e proprie
gabbie di calore statico sopra il continente europeo. In
Italia, eventi come quello che ha colpito
Catania nel luglio 2023, con una temperatura record di
47,6 °C, o le
ondate torride su Sardegna, Puglia e Lazio, sono tutti esempi concreti dell’effetto distruttivo di questi blocchi. E il trend è chiaro:
aumentano sia il numero degli episodi, sia la loro
durata, sia il
momento dell’anno in cui si presentano.
Heat Dome: il fenomeno meteo che allarma in vista dell’Estate