Formaggio senza formaggio e patatine senza patate: l’inchiesta del Daily Mail sui cibi ultra-processati. Berrino: “Mortalità più alta per chi mangia queste porcherie”

Fette di formaggio praticamente senza formaggio; yogurt alla frutta senza frutta vera e propria; patatine al sale e aceto senza vere patate (e perfino senza aceto). Questi alcuni dei tanti esempi oggetto di un’inchiesta del Daily Mail sugli alimenti ultra processati. Si tratta di prodotti confezionati che hanno subito molte lavorazioni industriali e contengono numerosi […] L'articolo Formaggio senza formaggio e patatine senza patate: l’inchiesta del Daily Mail sui cibi ultra-processati. Berrino: “Mortalità più alta per chi mangia queste porcherie” proviene da Il Fatto Quotidiano.

Apr 30, 2025 - 16:10
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Formaggio senza formaggio e patatine senza patate: l’inchiesta del Daily Mail sui cibi ultra-processati. Berrino: “Mortalità più alta per chi mangia queste porcherie”

Fette di formaggio praticamente senza formaggio; yogurt alla frutta senza frutta vera e propria; patatine al sale e aceto senza vere patate (e perfino senza aceto). Questi alcuni dei tanti esempi oggetto di un’inchiesta del Daily Mail sugli alimenti ultra processati. Si tratta di prodotti confezionati che hanno subito molte lavorazioni industriali e contengono numerosi ingredienti aggiunti, spesso additivi artificiali. Questi processi possono alterare significativamente la composizione e il profilo nutrizionale degli alimenti originali. La questione di fondo è che sono associati a molti problemi di salute, dal diabete al cancro. Anche se c’è qualcuno che non si dimostra d’accordo su questa relazione causa-effetto: “Non è mai stato spiegato scientificamente cosa sia un alimento ultra processato (ultra-processed food, UPF) e cosa significhi per la nostra salute”, ha affermato Weili Li, professoressa di scienze alimentari presso l’Università di Chester., contattata dal Daily Mail. “Tutti gli alimenti sono in qualche misura trasformati e ci sono molti modi diversi per farlo. E non tutte le trasformazioni o gli additivi sono dannosi”, aggiunge Li, che collabora con i produttori alimentari e ricerca metodi per migliorare il valore nutrizionale degli alimenti.

Certo, da segnalare che il rapporto professionale di questi esperti con l’industria alimentare esprime un grosso conflitto di interessi e non depone molto a favore della loro obiettività, tanto che epidemiologi che da anni studiano il fenomeno, come Franco Berrino, affermano che “decine di studi epidemiologici coerentemente indicano che più mangiamo cibi ultra processati, più ingrassiamo, più si alza la pressione, più aumenta il rischio di diabete, di morbo di Crohn, di demenza, più si alza la mortalità per infarto cardiaco, per ictus cerebrale, per cancro (della mammella, dell’intestino, dell’ovaio, del fegato…). Anche la mortalità per Covid-19 è stata significativamente più alta in chi mangiava frequentemente queste porcherie”.

I cibi sotto accusa- A questo punto, per farsene un’idea diretta, il Daily Mail ha passato in rassegna molti di questi prodotti ultra processati, tenendo conto del mercato anglosassone. Come il Pane bianco medio morbido Hovis, composto da farina di frumento (con aggiunta di calcio, ferro, niacina, tiamina), acqua, lievito, sale, farina di soia, conservante E282, emulsionanti E472e, E471, E481; olio di colza, agente di trattamento della farina: acido ascorbico (vitamina C). Da segnalare in particolare l’E282 presente in questo pane, un inibitore di muffa che contribuisce a prolungarne la durata di conservazione: sebbene il consumo sia sicuro, in alcune persone l’E282 può causare disturbi digestivi e uno studio recente ha suggerito che potrebbe alterare la flora intestinale.

Oppure il petto di pollo, commercializzato con il nome Birds eye crispy chicken dippers in cui troviamo petto di pollo (50%), acqua, olio di colza, farina (grano, mais), amido (pisello, tapioca, mais, grano), sale, agenti lievitanti, destrosio, aromi naturali, colorante, cipolla in polvere, pepe bianco, carbonato di calcio, ferro, niacina, tiamina. A parte, una carne ultra lavorata, “l’aggiunta di una copertura implica un’elevata lavorazione e gli amidi aggiungono carboidrati vuoti privi di valore nutrizionale”, ha affermato Nichola Ludlam-Raine, nutrizionista e autrice di saggi divultagivi sul tema.

Infine, tra gli esempi affrontati dal DM, emblematiche le fette di formaggio Dairylea in cui è presente latte scremato (acqua, latte scremato in polvere), formaggio, latte scremato in polvere, proteine del latte, grasso del latte, inulina, amido modificato, sali di fusione, siero di latte in polvere (da latte), fosfati di calcio, regolatore di acidità (acido lattico), sale: alcune ricerche sollevano preoccupazioni sugli emulsionanti e sui dolcificanti, come quelli utilizzati nelle fette di formaggio Dairylea.

Il parere dell’esperta- “L’inchiesta del Daily Mail ci ricorda una realtà scomoda: molti alimenti industriali contengono solo tracce dell’ingrediente che pubblicizzano – spiega la FattoQuotidiano.it la dottoressa Francesca Dominici, medico e specialista in Scienza dell’alimentazione -. Formaggio, frutta, persino patate vengono spesso sostituiti da aromi, additivi o miscele che ne imitano il sapore”.

Nel nostro Paese come siamo messi con la normativa per questo tipo di prodotti? “In Italia siamo tutelati da norme europee molto più rigorose sull’etichettatura. L’articolo si riferisce a prodotti venduti nel Regno Unito o negli Stati Uniti, dove le regole sono più permissive”. Qualche esempio? “Il riferimento normativo per noi è il Regolamento (UE) 1169/2011 – continua il medico – che stabilisce, tra le altre cose, che tutti gli ingredienti devono essere riportati in etichetta, e che un ingrediente messo in evidenza nel nome del prodotto, nelle immagini o nel marketing deve essere accompagnato dalla relativa percentuale (es. ‘contiene l’8% di formaggio’).”

Come orientarsi- La cosa migliore da fare è quindi sempre “leggere attentamente l’etichetta, soprattutto quando si tratta di alimenti ultra-processati – suggerisce Dominici – prestando attenzione ad alcuni ingredienti ricorrenti come amidi modificati, emulsionanti (E471, gomma di xantano), conservanti (nitriti, nitrati) e dolcificanti artificiali (aspartame, acesulfame K). Questi composti, se consumati occasionalmente, non sono un veleno. Il problema nasce quando diventano la base dell’alimentazione quotidiana: spesso si tratta di cibi poveri di fibre e proteine, facili da mangiare in eccesso, e associati nel tempo a obesità, diabete, disturbi intestinali e patologie cardiovascolari. Il mio consiglio? – conclude l’esperta – Non demonizzare, ma educare. Scegliere ingredienti semplici e riconoscibili è già una forma di tutela”.

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