Elena di Troia: dalla fedeltà al tradimento

Il fascino che ancora oggi esercita la figura di Elena risiede nella sua tensione vitale. Figlia di Zeus, dotata di una bellezza irresistibile, regina potente, responsabile della casa e madre devota, la moglie di Menelao era l'esempio perfetto di una vita ordinata fino a quando nel palazzo di Sparta non fece la sua comparsa il principe troiano Paride.Il destino la mise allora nella posizione di dover scegliere tra la lealtà e il tradimento, tra la sicurezza della sua cerchia ristretta e l'incertezza della passione amorosa, tra il conosciuto e l'ignoto. Da quel momento Elena, qualunque cosa facesse, era condannata a soffrire. La sua vita fu un continuo dibattito tra gli impulsi che definiscono la natura umana, e da qui la sua tenace permanenza nell'immaginario collettivo. Ogni società ha proiettato nella figura di questa donna i propri modelli umani, i propri giudizi sociali, le proprie filie e le proprie fobie.Per secoli nella cultura cristiana ha prevalso una visione negativa e misogina del personaggio. Nel Medioevo, i moralisti cristiani stesero un velo di malvagità su Elena, che divenne una sorta di femme fatale. Non sorprende quindi che la spartana compaia nel secondo cerchio dell'inferno della Commedia di Dante, dove i lussuriosi pagano le loro colpe. Ancora nel XIX secolo, nel suo dramma Fausto, Goethe immaginava che il protagonista dell'opera si innamorasse perdutamente di Elena, che il diavolo Mefistofele aveva portato davanti a lui.Nell'antichità, invece, l'immagine di Elena era più ambivalente: dea o eroina, regina o principessa, fedele o adultera, vittima o carnefice. La controversia arrivò a tal punto che, nelle scuole di retorica, i maestri incaricavano i loro discepoli di discutere sulla bontà o la malvagità di Elena, costruendo argomenti a sua difesa o a suo carico. Il massimo esponente di questi diversi punti di vista fu forse il poeta lirico Estesicoro di Imera, che dopo aver composto un poema in cui rimproverava alla regina di Sparta il suo comportamento adultero, scrisse la sua famosa Palinodia, in cui rinnegava completamente le sue precedenti affermazioni. Questo sorprendente atto di ritrattazione fu dovuto, secondo quanto si diceva, al fatto che il poeta era diventato cieco dopo la sua prima invettiva, il che indusse a pensare che, se avesse rettificato, avrebbe recuperato la vista.La vera ElenaLa figura di Elena di Troia ha dato origine a innumerevoli miti, a cominciare da quelli raccolti da Omero nell'Iliade e nell'Odissea. Uno di questi, sviluppato tra gli altri dal già citato Stesicoro, sosteneva addirittura che Elena non mise mai piede nella Troade e che Paride portò con sé un fantasma a immagine e somiglianza della sua amata, creato dalla dea Era, protettrice del matrimonio, per ingannarlo. La vera Elena avrebbe trascorso tutti gli anni della guerra di Troia in Egitto, fino a quando Menelao la raccolse al suo ritorno a Sparta. Altri miti raccontavano in modi diversi la sua nascita divina, il suo matrimonio con Menelao, il suo soggiorno a Troia, il suo ritorno a Sparta o la sua morte in circostanze misteriose sull'isola di Rodi; a meno che, come riferisce Pausania, Elena non abbia vissuto per l'eternità sposata con l'eroe greco Achille.

Mag 6, 2025 - 17:27
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Elena di Troia: dalla fedeltà al tradimento

Il fascino che ancora oggi esercita la figura di Elena risiede nella sua tensione vitale. Figlia di Zeus, dotata di una bellezza irresistibile, regina potente, responsabile della casa e madre devota, la moglie di Menelao era l'esempio perfetto di una vita ordinata fino a quando nel palazzo di Sparta non fece la sua comparsa il principe troiano Paride.

Il destino la mise allora nella posizione di dover scegliere tra la lealtà e il tradimento, tra la sicurezza della sua cerchia ristretta e l'incertezza della passione amorosa, tra il conosciuto e l'ignoto. Da quel momento Elena, qualunque cosa facesse, era condannata a soffrire. La sua vita fu un continuo dibattito tra gli impulsi che definiscono la natura umana, e da qui la sua tenace permanenza nell'immaginario collettivo. Ogni società ha proiettato nella figura di questa donna i propri modelli umani, i propri giudizi sociali, le proprie filie e le proprie fobie.Figurina raffigurante Elena che nasce da un uovo. V secolo a.C.

Per secoli nella cultura cristiana ha prevalso una visione negativa e misogina del personaggio. Nel Medioevo, i moralisti cristiani stesero un velo di malvagità su Elena, che divenne una sorta di femme fatale. Non sorprende quindi che la spartana compaia nel secondo cerchio dell'inferno della Commedia di Dante, dove i lussuriosi pagano le loro colpe. Ancora nel XIX secolo, nel suo dramma Fausto, Goethe immaginava che il protagonista dell'opera si innamorasse perdutamente di Elena, che il diavolo Mefistofele aveva portato davanti a lui.

Nell'antichità, invece, l'immagine di Elena era più ambivalente: dea o eroina, regina o principessa, fedele o adultera, vittima o carnefice. La controversia arrivò a tal punto che, nelle scuole di retorica, i maestri incaricavano i loro discepoli di discutere sulla bontà o la malvagità di Elena, costruendo argomenti a sua difesa o a suo carico. Il massimo esponente di questi diversi punti di vista fu forse il poeta lirico Estesicoro di Imera, che dopo aver composto un poema in cui rimproverava alla regina di Sparta il suo comportamento adultero, scrisse la sua famosa Palinodia, in cui rinnegava completamente le sue precedenti affermazioni. Questo sorprendente atto di ritrattazione fu dovuto, secondo quanto si diceva, al fatto che il poeta era diventato cieco dopo la sua prima invettiva, il che indusse a pensare che, se avesse rettificato, avrebbe recuperato la vista.Una relazione proibita. Nel 1788, il pittore neoclassico Jacques-Louis David evocò in questo grande dipinto il momento in cui il troiano Paride seduce Elena durante la sua visita alla corte di Sparta. Museo del Louvre, Parigi.

La vera Elena

La figura di Elena di Troia ha dato origine a innumerevoli miti, a cominciare da quelli raccolti da Omero nell'Iliade e nell'Odissea. Uno di questi, sviluppato tra gli altri dal già citato Stesicoro, sosteneva addirittura che Elena non mise mai piede nella Troade e che Paride portò con sé un fantasma a immagine e somiglianza della sua amata, creato dalla dea Era, protettrice del matrimonio, per ingannarlo. La vera Elena avrebbe trascorso tutti gli anni della guerra di Troia in Egitto, fino a quando Menelao la raccolse al suo ritorno a Sparta. Altri miti raccontavano in modi diversi la sua nascita divina, il suo matrimonio con Menelao, il suo soggiorno a Troia, il suo ritorno a Sparta o la sua morte in circostanze misteriose sull'isola di Rodi; a meno che, come riferisce Pausania, Elena non abbia vissuto per l'eternità sposata con l'eroe greco Achille.