“Dio é uno sceneggiatore mediocre”: la Prima nazionale di Serotonina, dal romanzo cult al Teatro Mercadante

Serotonina è il racconto tormentato in prima persona di un uomo disperato che, dinnanzi a una vita misera e vuota, fa il bilancio della sua vita. Il romanzo di Michel Houellebecq uscito nel 2019 si impose da subito come un caso editoriale con 500.000 copie vendute, solo in Francia. Un flusso di coscienza ininterrotto, un […] L'articolo “Dio é uno sceneggiatore mediocre”: la Prima nazionale di Serotonina, dal romanzo cult al Teatro Mercadante proviene da Il Fatto Quotidiano.

Mag 2, 2025 - 14:18
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“Dio é uno sceneggiatore mediocre”: la Prima nazionale di Serotonina, dal romanzo cult al Teatro Mercadante

Serotonina è il racconto tormentato in prima persona di un uomo disperato che, dinnanzi a una vita misera e vuota, fa il bilancio della sua vita. Il romanzo di Michel Houellebecq uscito nel 2019 si impose da subito come un caso editoriale con 500.000 copie vendute, solo in Francia. Un flusso di coscienza ininterrotto, un monologo di 2 ore e 10 minuti, un intenso Andrea Renzi (di formazione Teatri Uniti, un laboratorio di arte scenica, un po’ Actor Studio in chiave partenopea) a 46 anni si volta indietro e la vita gli é passata tra le mani. Costantemente sul filo del rasoio sospeso tra l’illusione della felicità, quella regalata dalla compressa Captorix, e pochi ricordi di vita reale. Si sta immergendo in una spirale di dolore: “Nel passato si affonda, poi sembra di inabissarsi e non c’è piú niente che possa dare un limite all’inabissamento”. E’ a un bivio: suicidio o pillola, bianca, ovale, inodore. Non ha la forma di felicità, ma salva le apparenze, impara gli uomini a vivere. O almeno a non morire.

Captorix serve a mantenere il livello di disperazione stabile. Gliela porge a un orario fisso con un bicchiere d’acqua la fidanzata Yuzu, con cui convive ma in stanze separate e di cui conosce le decine di amanti (questo lo ricordiamo dal libro dove scopre un suo video porno con altri uomini). E le chiede brutalmente se il suo ca..zo sia meglio di quello degli altri. Yuzu, una sorta di serva muta, in scena non dice una parola ma recita con un corpo conturbante. Rebecca Furfaro é bravissima nel suo ruolo di seduttrice, sgranocchiano insieme anche un’aragosta alla ricerca della libido perduta. Mentre lui medita il suicidio: buttarsi da un ponte richiede solo un piccolo gesto di coraggio, in fondo il volo nel vuoto prima di schiantarsi al suolo impiega solo 4 secondi e mezzo. Da cinico e sprezzante, il protagonista si fa sempre più fragile dimostrando quanto sotto quella patina di disprezzo e indifferenza ci sia un disagio enorme, a livello relazionale ed esistenziale. Se la prende con tutti, anche con Dio che è uno sceneggiatore mediocre. Di amici non se ne parla: gli unici autentici sono quelli che ha avuto da studente, ma non sono sopravvissuti alla vita adulta (si evita di rivedere i propri amici di gioventù per non trovarsi di fronte testimoni delle proprie speranze deluse e dell’evidenza del proprio annientamento).

Houellebecq, scrittore, saggista, poeta, regista e sceneggiatore considerato uno dei più rilevanti nomi della letteratura contemporanea, affascina il pubblico con la sua critica radicale del vivere nelle società post-moderne, offrendo una visione distopica del mondo di oggi. Assoluta la sua capacità di trasformare elementi autobiografici in finzione. “Alla fine del 2019 – dichiara il regista Patrick Guinand – chiesi a Houellebecq di potere fare un adattamento del suo romanzo e lui mi diede l’autorizzazione”. Dunque una lunga gestazione. Le scene sono di Claude Santerre, i costumi di Giuseppe Avallone, il disegno luci di Hervé Gary. Imperdibile, repliche fino al 11 maggio. Poi in tournée.

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