Digiuno intermittente 4:3 vs. restrizione calorica: quale metodo aiuta a perdere peso di più?
Uno studio clinico randomizzato ha dimostrato che il digiuno intermittente 4:3, abbinato a un supporto comportamentale completo, ha prodotto una perdita di peso lievemente superiore rispetto alla restrizione calorica giornaliera nei soggetti adulti in sovrappeso o con obesità. I risultati sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Annals of Internal Medicine. Il digiuno intermittente 4:3 è una...

Uno studio clinico randomizzato ha dimostrato che il digiuno intermittente 4:3, abbinato a un supporto comportamentale completo, ha prodotto una perdita di peso lievemente superiore rispetto alla restrizione calorica giornaliera nei soggetti adulti in sovrappeso o con obesità. I risultati sono stati pubblicati sull’autorevole rivista Annals of Internal Medicine.
Il digiuno intermittente 4:3 è una forma di digiuno ciclico in cui si alternano tre giorni a settimana di digiuno modificato a quattro giorni di alimentazione libera ma consapevole. È chiamato “4:3” perché, in una settimana di sette giorni, quattro sono i giorni in cui si può mangiare normalmente e tre sono i giorni di restrizione calorica.
Come funziona il digiuno 4:3
- Nei 3 giorni di digiuno (non consecutivi), si segue un regime ipocalorico severo: si consuma circa il 20% del fabbisogno energetico giornaliero, ovvero si limita l’apporto calorico a circa 500-600 calorie al giorno.
- Nei 4 giorni rimanenti, non ci sono restrizioni caloriche precise, ma si consiglia comunque di fare scelte alimentari sane ed equilibrate, evitando eccessi.
Un team di ricercatori della University of Colorado School of Medicine ha coinvolto 165 adulti in sovrappeso o obesi, assegnandoli in modo casuale a uno dei due gruppi: uno seguiva il digiuno intermittente 4:3, l’altro una dieta a restrizione calorica quotidiana. Lo studio è durato 12 mesi, durante i quali entrambi i gruppi hanno ricevuto supporto comportamentale di gruppo, un abbonamento gratuito in palestra e indicazioni per svolgere almeno 300 minuti di esercizio fisico a settimana.
Nel gruppo del digiuno intermittente, i partecipanti dovevano seguire un regime con restrizione dell’80% dell’apporto calorico per tre giorni non consecutivi a settimana, mentre nei restanti quattro giorni potevano mangiare liberamente, con l’invito a fare scelte alimentari salutari. Al contrario, il gruppo con restrizione calorica quotidiana aveva un obiettivo giornaliero pensato per creare un deficit energetico del 34,3%.
Tutti i partecipanti hanno ricevuto indicazioni nutrizionali dettagliate, mirate a raggiungere una ripartizione dei macronutrienti del 55% di carboidrati, 15% di proteine e 30% di grassi, oltre a istruzioni pratiche sul conteggio delle calorie.
Risultati più favorevoli per il digiuno
Al termine dei 12 mesi, i soggetti del gruppo con digiuno intermittente hanno registrato una riduzione del peso corporeo del 7,6%, rispetto al 5% del gruppo a restrizione calorica quotidiana. Inoltre, il 58% dei partecipanti al digiuno ha raggiunto almeno il 5% di perdita di peso, contro il 47% dell’altro gruppo.
Oltre alla perdita di peso, il digiuno intermittente ha portato miglioramenti nei parametri cardiometabolici, tra cui:
- Pressione arteriosa sistolica
- Livelli di colesterolo totale e LDL (colesterolo “cattivo”)
- Glicemia a digiuno
Secondo gli autori, questi risultati evidenziano che il digiuno intermittente potrebbe favorire una maggiore aderenza alla dieta, in quanto non richiede un conteggio calorico quotidiano né una restrizione continua. Per questo motivo, dovrebbe essere considerato tra le strategie dietetiche basate sull’evidenza per la gestione del peso.
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Fonte: Eurekalert
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