Crisi di identità per Apple: i dazi sulla filiera fatta in Cina manda i conti all’aria
Apple, colosso della tecnologia e fiore all’occhiello della Silicon Valley, si trova oggi in una fase di profondo ripensamento, colpa della Cina. O meglio dei dazi americani sull’importazione di elettronica made in China. Se da un lato resta Apple saldamente in vetta alla classifica delle aziende più capitalizzate in Borsa, con un valore vicino ai […] L'articolo Crisi di identità per Apple: i dazi sulla filiera fatta in Cina manda i conti all’aria proviene da Economy Magazine.

Apple, colosso della tecnologia e fiore all’occhiello della Silicon Valley, si trova oggi in una fase di profondo ripensamento, colpa della Cina. O meglio dei dazi americani sull’importazione di elettronica made in China. Se da un lato resta Apple saldamente in vetta alla classifica delle aziende più capitalizzate in Borsa, con un valore vicino ai 3 mila miliardi di dollari, dall’altro è messa alle strette. Tim Cook, amministratore delegato di Apple (noto per essere il “mago” della catena di fornitura globale), sta affrontando il contraccolpo della sua stessa strategia. L’affidamento massiccio alla produzione cinese – che impiega circa 3 milioni di lavoratori – si sta rivelando un punto debole in un contesto dominato da scontri commerciali tra Stati Uniti e Cina. L’ipotesi di riportare la produzione negli USA si scontra con costi proibitivi: secondo gli esperti, trasferire appena il 10% della filiera costerebbe 30 miliardi di dollari.
L’innovazione rallenta
Ben prima che le tariffe doganali inizino a colpire i conti dell’azienda, Apple ha cominciato a perdere terreno in Borsa, segno che gli investitori avvertono segnali di stanchezza. I prodotti che hanno segnato gli ultimi successi commerciali – Apple Watch e AirPods – sono ormai datati. Le novità più recenti, come Apple TV+ e Fitness+, non reggono il confronto con i servizi delle concorrenti. E mentre l’iPhone continua a rappresentare metà del fatturato, il suo appeal non cresce più come un tempo.
Intelligenza artificiale: il treno perso
Apple ha tentato di rientrare in gioco con Vision Pro e con una nuova versione di Siri alimentata da intelligenza artificiale. Ma i risultati non sono stati all’altezza: il visore ha deluso le aspettative di vendita e Siri AI, annunciata con clamore, è arrivata in ritardo e con gravi difetti, tanto da essere ritirata quasi subito. Il suo ritorno è ora previsto per l’autunno, ma l’attesa si fa lunga.
Problemi interni e carenza di leadership
Secondo un’inchiesta del New York Times, le difficoltà attuali sono aggravate da lotte intestine, eccessiva prudenza negli investimenti in ricerca e sviluppo e un vuoto di leadership creativa dopo l’uscita di figure storiche come Jony Ive e Dan Riccio. A differenza di Steve Jobs, Cook ha sempre preferito la gestione alla visione di prodotto, e questa scelta oggi mostra le sue crepe. Mentre rivali come Google, Meta e Microsoft corrono sull’AI, Apple sembra arrancare.
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