Cori impossibili e fantasmi col sale. Sali-scendi di emozioni poi la festa
I cinque maxi-schermi, la "vita in mezzo ai guai" e l’ansia per i risultati del campo. Ma stavolta c’è lieto fine . Così una sconfitta si trasforma nella più grande vittoria, facendosi beffe di ogni razionalità del pallone di cuoio.

Alle 16.54 di domenica 4 maggio 2025, stante il fuso orario centrale europeo, il Pisa torna in Serie A. Non un certificato medico e neppure la lettura di una sentenza pubblica; semplicemente la presa d’atto che Pisa è impazzita di gioia. "Strano il mio destino", cantava, tempo addietro, Giorgia a Sanremo. E lo si può ben dire ad alta voce: i nerazzurri ottengono la vittoria più bella pur perdendo la partita decisiva. Dimostrazione – e anche insegnamento, oltre ogni ragionevole dubbio signori della Corte – che il Destino si fa beffe delle nostre cose pallonare: ti può far apparire grandi i successi effimeri e trasformare delusioni in incredibili imprese.
Sempre in tema di canti, quale profetica colonna sonora l’ha fatta da tormentone? "Io che amo solo te, il mio Pisa Sporting Club. Una vita in mezzo ai guai, non ti lasceremo mai". Ebbene, i guai invocati si sono materializzati in campo al San Nicola. Il Bari passa in vantaggio e un velo perplesso scende sugli spalti dei diecimila cuori che seguono la diretta sui cinque maxischermi posizionati all’Arena. Quando lo Spezia passa in vantaggio a Reggio – riducendo a sei lunghezze il vantaggio del Pisa in classifica, quanto basta per rimandare ogni verdetto alla prossima – un grosso punto interrogativo fa sbarrare gli occhi. Non mi dire che anche stavolta...
Ma il calcio ha le sue ragioni misteriose che la razionalità non ottempera. Disegna traiettorie impensabili. Come quella di quel ragazzone danese di nome Henrik Wendel, meglio noto col suo cognome: Meister. Arrivato dalla Scandinavia a gennaio – un po’ di tempo per ambientarsi e altrettanti commenti scettici dopo prestazioni così e così – adesso entra di diritto nella memoria collettiva. Il suo gol realizzato il Primo Maggio col Frosinone vale la Serie A. Perché quando la Reggiana prima pareggia i conti e poi "stende" addirittura lo Spezia, al Pisa va benissimo pure perdere. Lo dice la matematica e chi vuol andare contro i numeri?
La fisica invece difficilmente, potrà spiegarci come possa un coro – ebbene il tema musicale qui ricorre – iniziare a Pisa e finire a Bari. Settecentosettantasei chilometri e non sentirli affatto. Anzi, sentirli tutti come un’unica voce. Mentre i microfoni delle telecamere del San Nicola catturano e diffondono i canti degli oltre 1.200 pisani presenti a Bari, l’Arena ascolta, applaude e si unisce. Due stadi diversi, un unico cuore e una sola voce. Perché qui a Pisa, alla fine, siamo tutti un po’ matti. Il calcio è’ una fissazione. Una malattia che si trasmette di padre in figlio nonostante la certezza che i problemi – di solito – siano quantitativamente più frequenti dei successi: "Mai una gioia" si diceva un tempo. Fra il 1991 e oggi, infatti, i nerazzurri hanno conosciuto due fallimenti e tantissima gavetta in serie.
Ma stavolta una storia nuova è iniziata e Pisa sogna. Sogna come ai tempi di Anconetani. Già, qualcuno giura di averlo visto domenica pomeriggio, spargere il sale in campo come faceva un tempo per scaramanzia. Quando si parla di sogni, dopotutto, ogni cosa è possibile "oh Pisa del mio cuor".