Chi stringerà la mano di Orcel? Il check sui conti Secondo round

Questa mattina, 28 aprile, se non ci saranno sorprese dell’ultimo minuto, inizierà l’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit sulla totalità delle azioni di Banco Bpm, operazione che si concluderà il 23 giugno. Un arco di tempo lungo, ma inferiore al massimo concesso di 40 giorni. Unicredit ne utilizzerà 35. Le cautele della vigilia sono […] L'articolo Chi stringerà la mano di Orcel? Il check sui conti Secondo round proviene da Iusletter.

Apr 28, 2025 - 11:28
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Questa mattina, 28 aprile, se non ci saranno sorprese dell’ultimo minuto, inizierà l’offerta pubblica di scambio lanciata da Unicredit sulla totalità delle azioni di Banco Bpm, operazione che si concluderà il 23 giugno. Un arco di tempo lungo, ma inferiore al massimo concesso di 40 giorni. Unicredit ne utilizzerà 35.

Le cautele della vigilia sono opportune, visto il panorama in cui va ad inserirsi l’operazione voluta da Andrea Orcel e considerata anche la rapidità d’azione e di reazione che caratterizza l’amministratore delegato di Unicredit, già impegnato dallo scorso settembre in un assalto simile che ha come obiettivo la tedesca Commerzbank e, più recentemente, protagonista nel rinnovo dei vertici delle Assicurazioni Generali. A Trieste, giovedì scorso, Orcel si è schierato con il fronte aperto dall’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone che vede schierata anche la Delfin degli eredi di Leonardo Del Vecchio.La partita più importante

In mezzo a queste due operazioni c’è la partita più calda, l’ops sul Banco Bpm, che consentirebbe a Unicredit di riequilibrare, in un colpo solo, la propria presenza sul territorio italiano rispetto all’esposizione in tredici paesi esteri. È una operazione delicata, che si inserisce in un panorama complesso e agitato. Non solo per le legittime ambizione di crescita dell’uno o dell’altro leader di gruppi finanziari tanto rilevanti, ma anche perché, negli ultimi mesi, l’economia di mercato a cui la Borsa si ispira, è stata affiancata da un intervento importante e non unitario, da parte del governo italiano, che ha utilizzato, proprio nel caso Unicredit-Banco Bpm, lo strumento del Golden Power in maniera decisa. Decisa e scomposta, perché se il Golden Power è un potere in mano all’esecutivo che tutela le aziende italiane considerate strategiche dalle possibili incursioni di operatori esteri, in questo caso le due parti sono evidentemente italiane.

La banca che ha generato Unicredit, il Credito Italiano, era addirittura una delle tre Bin, le banche di interesse nazionale che contribuirono in maniera determinante alla riforma del sistema finanziario dopo la legge bancaria del 1936. Mentre, l’altrettanto italianissima Banco Bpm, che ha le proprie radici tra Piazza Meda a Milano, Novara, Lodi e Verona, si trova in questo momento ad avere come primo azionista il gruppo francese Crédit Agricole, con poco meno del 20% del capitale. Questo per dire che interventi che nascono con un nobile e condivisibile intento possono, se mal applicati, generare effetti contrari alla loro natura. Anche quando l’obiettivo è colpire attività presenti sul territorio della Russia che ha invaso l’Ucraina, dove però oltre ad Unicredit ci sono anche altre istituzioni finanziarie italiane che operano, tutte impossibilitate a vendere per l’assenza di controparti specchiate e la necessaria firma del capo del governo moscovita per lasciare il Paese.

L’esercizio del Golden Power, così come enunciato, prevede poi alcune attività che sono distorsive del libero operare sul mercato. Su tutte l’obbligo di mantenere il rapporto tra impieghi e depositi ai livelli attuali per cinque anni. Oppure di obbligare una Sgr, società di gestione del risparmio, ad investire esclusivamente su titoli italiani, quando il periodo dell’autarchia è finito da almeno 80 anni. E c’è da chiedersi come si potrebbe giustificare un simile operato agli occhi dei risparmiatori italiani clienti di quella Sgr.

Una serie di difese politiche che appaiono perlomeno fuori luogo, quasi una intromissione, perché gli argomenti sollevati dal Banco Bpm, che secondo alcuni beneficerebbe dello sguardo benevolo della parte leghista della maggioranza di governo, hanno nei numeri la propria forza più rilevante e incontrastabile.

Giovedì scorso, per l’ennesima volta, il consiglio di amministrazione di Banco Bpm ha rigettato l’ipotesi dello scambio, evidenziando come il corrispettivo proposto in azioni da Unicredit appaia fin dal primo giorno del tutto insoddisfacente per gli azionisti di Banco Bpm, non riconoscendo il reale valore della banca guidata da Giuseppe Castagna e penalizzando gli azionisti del Banco Bpm rispetto ai soci di Unicredit. Un corrispettivo non adeguato e soprattutto la mancanza di un premio di controllo sono fattori che si sommano, per i vertici di Banco Bpm, ad osservazioni più tecniche: la mancanza di un piano industriale di Unicredit nell’ipotesi stand alone, la mancanza di un piano che preveda l’aggregazione tra Unicredit e Banco Bpm, l’assenza di una riflessione industriale sul futuro di Anima, la sgr da poco entrata nel perimetro di Banco Bpm. Il tutto rende l’offerta «inadeguata e incerta».Analisi  Offerte

Inoltre, entrando nell’analisi dei conti, dicono da Piazza Meda, appare evidente come «negli ultimi quattro anni gli impieghi complessivi di Unicredit siano diminuiti di 23 miliardi di euro, mentre la prospettata creazione di sinergie premierebbe per l’86 per cento del totale il gruppo Unicredit, con un trasferimento di valore a favore degli azionisti guidati da Orcel pari a 3,64 miliardi di euro».

È un’offerta che da più lati appare zoppa. Unicredit sostiene che sia già comprensiva di un 15 per cento di premio rispetto al valore della vigilia dell’operazione e che il titolo del Banco Bpm in questi mesi sia cresciuto per effetto dell’offerta, non per valore intrinseco.

Da Piazza Meda si evidenzia invece come, rebus sic stantibus, la quota di utile che spetterà ai propri azionisti in caso di successo dell’operazione sarà inferiore a quanto i medesimi azionisti percepiranno nell’ipotesi stand alone. Alla fine, ovviamente, conteranno i soldi. E Orcel potrebbe decidere di alzare la posta anche a offerta in corso, modificando la proposta iniziale, come altre volte è stato fatto. Ma serve una svolta, altrimenti più del Golden Power conterà il money power.

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