Congo-USA: Un Patto “Minerali per Sicurezza” che Sfida il Dominio Cinese?

Gli USA stanno finalizzando le trattative per il raggiungimento di un accordo con il Congo per la sicurezza e lo fruttamento congiunto delle risorse mineraria, ora soprattutto controllate dalla Cina L'articolo Congo-USA: Un Patto “Minerali per Sicurezza” che Sfida il Dominio Cinese? proviene da Scenari Economici.

Apr 28, 2025 - 19:53
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Congo-USA: Un Patto “Minerali per Sicurezza” che Sfida il Dominio Cinese?

Come vi abbiamo accennato qualche giorno fa ,sono in corso colloqui tra la Repubblica Democratica del Congo (RDC) e Ruanda negli Stati Uniti per il raggiungimento di una pace duratura fra i due paesi.

Parallelamente gli Stati Uniti stanno trattanto con il Congo per un potenziale accordo definito “minerali per sicurezza”. L’obiettivo di Kinshasa è porre fine alla violenza nel paese, peggiorata quest’anno dall’avanzata del gruppo ribelle M23 (supportato, secondo la RDC, dal Ruanda).

In cambio di garanzie di sicurezza, supporto militare e investimenti americani (per ridurre la dipendenza dalla Cina), il Congo offrirebbe agli USA l’accesso alle sue immense risorse minerarie. Questo patto, che Washington intende perseguire con strumenti diplomatici ed economici, aprirebbe un nuovo fronte nella competizione con Pechino, che attualmente domina l’industria mineraria congolese.

Massad Boulos, consigliere per l’Africa di Donald Trump, ha confermato le discussioni su un “accordo sui minerali” durante un suo recente viaggio a Kinshasa. Secondo gli esperti, questo accordo potrebbe ispirarsi al patto cinese “minerali per infrastrutture” del 2007, con cui Pechino si assicurò l’accesso a minerali cruciali come rame e cobalto in cambio della costruzione di opere infrastrutturali (un accordo poi rinegoziato nel 2023).

Il professore Joseph Cihunda dell’Università di Kinshasa definisce l’intesa USA-RDC un accordo “minerali per sicurezza” che implicherebbe il trasferimento di tecnologie militari, equipaggiamenti e formazione. Tuttavia, trovare un equilibrio nello scambio sarà complesso.

Washington punta anche sul progetto del Corridoio di Lobito, finanziando la ricostruzione di una ferrovia che collega RDC e Angola e la costruzione di una nuova linea verso la regione del rame dello Zambia. Queste infrastrutture servirebbero a trasportare minerali e a diversificare le catene di approvvigionamento, insidiando il predominio cinese.

Corridoio di Lobito

Nonostante le opportunità, l’accordo presenta sfide per gli Stati Uniti. Sarà necessario incentivare gli investitori americani e garantire un ambiente sicuro in un mercato percepito come rischioso. Secondo Wei Shen, ricercatore presso l’Institute of Development Studies, le aziende e le banche americane sono state finora restie a investire in RDC. Anche in caso di investimenti USA, i minerali estratti potrebbero comunque finire in Cina per la lavorazione, dato gli accordi esistenti.

La RDC è il principale produttore mondiale di cobalto (circa il 70% della produzione globale), essenziale per batterie di telefoni e veicoli elettrici, ed è una fonte cruciale anche di rame, stagno, oro, litio e tantalio. Le aziende cinesi, grazie a una serie di accordi e acquisizioni (come il mega-accordo “minerali per infrastrutture” del 2007), hanno una posizione dominante.

Lavoro in una miniera di Coltan. Da X

Questi accordi cinesi sono però sono sotto accusa perché sono stati scritti in modo tale da non essere convenienti per il paese d’origine delle materie prime. Ad esempio la quota che spetta al Congo è decrescente al crescere delle quantità estratte. Quindi all’incremento dell’attività mineraria, con conseguenti ricadute negative, il congo incassa cifre proporzionalmente inferiori. Una truffa in cui il governo è caduto per la sua fame di infrastrutture. Inoltre le condizioni di lavoro nelle miniere di cobalto o coltan sono spesso inumane:

 

Chris Berry, capo della società di consulenza House Mountain Partners, ritiene che l’amministrazione Trump abbia un approccio transazionale, focalizzato sull’accesso ai minerali critici in cambio di un contributo al mantenimento della pace. Tuttavia, il profilo di rischio della RDC rimane elevato, rendendo improbabile un massiccio investimento americano a meno di garanzie dirette del governo USA. Secondo Berry, ciò potrebbe non preoccupare eccessivamente la Cina, abituata a operare nella regione da tempo, almeno in questa fase.

Dopo la visita dell’inviato USA, Alphamin Resources, società con sede negli Stati Uniti, ha annunciato una ripresa “graduale” delle operazioni nella miniera di stagno di Bisie, nell’est del Congo, a seguito del ritiro delle forze ribelli M23 dalla struttura dopo “discussioni con le parti coinvolte nel conflitto”. Ovviamente la pace mediata da Washington permetterà un maggiore accesso alle risorse minerarie da parte delle aziende americane, e faciliterà l’accordo fra Congo e USA. 

Secondo Joseph Cihunda, il settore minerario congolese è sottosviluppato, offrendo ampie opportunità per gli investitori sia nell’esplorazione che nell’estrazione. La sfida principale resta il miglioramento del clima imprenditoriale, cio+ della sicurezza generale e di quella contrattuale. Questo passaggio non sarà per nulla semplice.


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